Sono decine, forse centinaia. Tutti chini, inginocchiati sui loro tappeti. Sembra quasi di udire la voce del muezzin, che rivolto alla Mecca, grida:
“La Allàh ila Allàh_ Mahàmmed rosu Allàh…”.
Piegati su sé stessi, il capo al suolo; parole mormorate quasi in silenzio. Il salmodiare dei versetti del Corano… Eppure, ad un orecchio un po’ più attento, quell’apparentemente incomprensibile arabo, suona molto più familiare di quanto non si crederebbe:
“Scus…scu…sa…scu…sa…mi…”.
Salat (preghiera), che ha qualcosa di familiare. Persino i loro volti hanno tratti così simili ai nostri, da indurci a cercare una zebiba (bernoccolo evidente sulla fronte, causato dal battere della fronte sul tappeto da preghiera), che ci confermi si tratti effettivamente di muslim.
Niente. Neppure l’occhio più attento trova un benchè minimo segno che faccia pensare ad un bernoccolo.
E allora? Proviamo a chiedere un po’ in giro. Un “Arrr…Arrr…”, ci porta a pensare ad una qualche strana malattia… a una particolare tosse…
Niente di tutto questo. Un coraggioso, più coraggioso degli altri, ci dà una risposta più esauriente:
“Arnone. Giuseppe Arnone”. Ma cosa c’entra Arnone con i tanti muslim in preghiera? Il nostro interlocutore, ci spiega che non si tratta di muslim, bensì delle tante persone (politici, amministratori, magistrati, appartenenti alle forze dell’ordine, cittadini…), alle quali il noto consigliere agrigentino ha chiesto per le ragioni più svariate di chiedere scusa alla città, agli agrigentini, e non si sa a chi altro ancora.
Ultimo, in ordine di tempo ma non certo d’importanza, un muslim con i baffi. Messo in un cantuccio, vicino il palazzo municipale, l’uomo si piega in ginocchio, si porta in avanti e inizia a recitare i versetti:
“Scus…scu…sa…scusa…te…mi…scu…sa…mi…”.
Alle sue spalle, un immenso posterbus (6 metri per 3) sul quale si legge, a caratteri giganteschi: “CARO MASSIMO D’ALEMA, CHIEDI SCUSA”…
Massimo D’Alema, venuto ad Agrigento per commemorare il partigiano e parlamentare comunista Salvatore Di Benedetto, a 100 anni dalla nascita, ha trovato ad accoglierlo all’entrata della piazza del Teatro Pirandello, ove ha commemorato il posterbus di Arnone con su scritte le ragioni per le quali D’Alema, se proprio voleva commemorare il capo partigiano, doveva farlo “chiedendo pubblicamente scusa”.
Dinanzi al posterbus, troneggia la mitica figura del consigliere del Pd. Nulla di nuovo sotto il sole. D’Alema, era ancora uno dei pochi politici (insieme ad Obama e alla Merkel) ai quali Arnone non avesse inviato un posterbus o una delle sue pregevoli epistole.
Se un giorno il Santo Padre venisse in visita ad Agrigento, nel vedere così tanta gente in ginocchio sui tappeti, non si dovrebbe preoccupare. Non tutti sono muslim (qualche cattolico ancora si trova), e la maggior parte di quelli che lo sembrano, in verità sono soltanto persone che Arnone ha voluto si inginocchiassero per chiedere scusa. Agrigento, nonostante le apparenze, non è ancora la Rūmiyya al-Kubrā d’Occidente
gjm
quante se ne inventa il dirigente politico più apprezzato dagli agrigentini! MA SMETTILA!