Agrigento – Arnone replica alla Passarello: altro che accanimento la tua e solo voglia indecente di censura, strumentalizzata dai soliti noti che vogliono tappare le bocche di coloro che denunziano i misfatti.
Inizia così il comunicato quotidiano del consigliere Arnone, che passa subito all’attacco, ricordando le origini politiche dell’assessore Rosalda Passarello: “E sono pronto a chiarire tutto quello che vuoi in ordine ai miei rapporti con gli imprenditori Burgio, Moncada, Campione, Girgenti acque che hanno avuto il coraggio di denunziare mafiosi e politici corrotti. Mentre non stimo chi è cresciuto alla scuola dell’on. le Peppe Reina e dei suoi subalterni.”
Peccato che come scrive Di Bella, del PSI ha fatto parte anche il padre di Giuseppe Arnone, che pare fosse molto vicino al ministro Lauricella. La disistima vale solo per alcuni cresciuti alla scuola dell’on. le Peppe Reina e dei suoi subalterni?
Non meno interessante, sarebbe conoscere gli aspetti interni all’allora Partito Socialista Italiano, magari trovando risposta ad alcune domande:
A seguito delle accuse di aver avuto rapporti con la mafia, mosse a Reina, vi fu un procedimento interno per sospendere o espellere il deputato dal partito?
Se sì, con quale risultato?
Chi difese nella circostanza il Reina?
Non meno interessante, la restante parte del comunicato stampa, riferita alle intimidazioni rivolte agli organi stampa.
Scrive infatti Arnone: “Rosalda Passarello sta seguendo perfettamente le orme di Calogero Sodano, a suo tempo uomo politico di riferimento della coppia Palillo-Passarello. Anche Sodano, oltre a querelare me tentava di colpire la libera stampa querelando i giornalisti, come fa la Passarello ad esempio adesso con Lelio Castaldo.”
Si tratta dello stesso Arnone, che in passato ha querelato e fatto condannare per diffamazione Lelio Castaldo, oggi improvvisamente divenuto un rappresentante di quella libera stampa che non può essere “colpita”?
E l’Arnone che non stima chi è cresciuto alla scuola di Reina, è sempre lo stesso del quale si legge nell’atto del Senato della Repubblica, sotto riportato?
Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-01033
Atto n. 4-01033
Pubblicato il 5 dicembre 2001
Seduta n. 85
BONGIORNO, GUZZANTI, TREMATERRA, COMPAGNA. – Ai Ministri della giustizia e dell’interno. –
Per sapere quali ragguagli siano in condizione di fornire, anche in merito ad eventuali iniziative di loro competenza, in ordine a quanto emerso a seguito ed in connessione dell’avvenuto sequestro e confisca, per ormai accertate ragioni di ordine ed utilizzazione mafiosa, del patrimonio di Giuseppe Montalbano, costituito da beni intestati a società varie a lui facenti capo ed in particolare del complesso turistico alberghiero in località Torre Macauda in provincia di Agrigento, luogo dove avrebbe trascorso periodi della sua latitanza Totò Riina, poi arrestato in Palermo in altro immobile di altra società pure facente capo allo stesso Montalbano.
In particolare, considerando anche il fatto che l’albergo di Torre Macauda, secondo molteplici emergenze di inchieste giuridiche, sarebbe stato frequentato da altri esponenti di spicco di Cosa Nostra, si chiede di conoscere se risultino essere state compiute indagini dirette ad accertare i legami tra lo stesso Montalbano ed il noto personaggio di vicende politiche e giudiziarie di Agrigento, Giuseppe Arnone, del quale sia il Montalbano, sia altro imprenditore, Filippo Salamone, pure al centro di clamorosi procedimenti anche per associazione di stampo mafioso, avrebbero per anni sponsorizzato l’attività e le campagne elettorali, mettendogli a disposizione spazi in emittenti televisive locali per lunghe serie di trasmissioni «autogestite», mentre l’albergo Torre Macauda era diventato luogo abituale per convegni, incontri politici oltre che luogo di vacanza dell’Arnone ed era addirittura utilizzato per «vacanze premio» offerte dall’organizzazione «Legambiente» di cui l’Arnone è esponente.
L’attenzione per tali strani rapporti appare tanto più doverosa e quindi vi è particolare interesse degli interroganti per le notizie al riguardo, in quanto l’Arnone, quando è stata disposta la confisca del complesso alberghiero in questione, ritenuto, tra l’altro, luogo di ricetto di Totò Riina durante la latitanza, alle domande di un giornalista in ordine alle sue frequentazioni ed utilizzazioni di esso, ha ritenuto di poter tagliar corto rispondendo che, con lui, a Torre Macauda c’erano molti magistrati, affermazioni i cui effetti non hanno bisogno di essere illustrati.
Inoltre gli interroganti chiedono di conoscere se i Ministri in indirizzo abbiano da formulare rilievi e da fornire eventuali ragguagli in ordine al fatto che, dopo l’arresto di Montalbano ed il sequestro del suo patrimonio e le vicende giudiziarie del Salamone, una denunzia presentata da un ex deputato relativa ai rapporti di Giuseppe Arnone con i due imprenditori ritenuti mafiosi è stata archiviata a richiesta della procura distrettuale antimafia di Palermo che, pur dando per scontato che incontestabile è il rilevante contributo finanziario e di mezzi di comunicazione e propaganda forniti dai due mafiosi all’Arnone, non ha compiuto alcuna indagine in ordine alle contropartite di tali favori e alle implicazioni di tale intreccio di rapporti, limitandosi a prendere atto di quanto universalmente noto e cioè, da una parte, il passaggio dell’esponente politico da una strenua opposizione ad un altrettanto strenuo sostegno alla costruzione, a spese della Regione, di costosissime opere di protezione della costa sottostante l’albergo del Montalbano dalla erosione marina e ciò sia nella qualifica di esponente di Legambiente, sia quale consigliere comunale di Agrigento, e dall’altra l’analogo servizio reso al Salamone, sempre quale consigliere comunale di Agrigento, per favorire speculazioni edilizie in comprensori della periferia della città, e cioè sul presupposto, assolutamente infondato in fatto, che i servizi resi dall’Arnone ed i finanziamenti e benefici ricevuto fossero precedenti al momento in cui, con gli arresti, era divenuto notorio il coinvolgimento dei due imprenditori con organizzazioni delle criminalità mafiose, cosicchè l’Arnone stesso «poteva non sapere» di chi andasse a rendersi complice, mentre non solo il coinvolgimento mafioso di essi risaliva a molti anni addietro e l’utilizzazione del complesso Torre Macauda come base mafiosa risaliva a prima del 1993, ma Montalbano e Salamone sono stati notoriamente indagati per mafia rispettivamente dal 1982 e 1992, mentre le sponsorizzazioni dell’Arnone sono continuate, oltre le date ritenute nel provvedimento della Procura di Palermo, fino al 1998.
Gli interroganti chiedono infine di sapere se, avendo la Procura di Palermo ritenuto che i legami del Montalbano e del Salamone con l’Arnone non possano considerarsi tali da far carico a quest’ultimo di concorso in associazione mafiosa, potendo rientrare in un «normale» quadro di corruzione di un consigliere comunale da parte di imprenditori, da lui ritenuti «normali», se risulti che si sia provveduto ad iniziare indagini in ordine al reato di corruzione così prospettato. “
Dacci oggi il nostro comunicato quotidiano… Amen…
Gian J. Morici
Aspettiamo ansiosi la risposta dell’AVVOCATO!
Questo è il PEPÈ’ senza la maschera.