“per salvare il centro storico, la cattedrale di Agrigento”
La città è l’insieme del vissuto e delle singole visioni degli individui che la popolano e contestualmente la capacità che questi hanno di condividere e sostenere programmi, esigenze, aspettative per progettarne la “vision”.
La città di Agrigento porta con sé i segni indelebili delle capacità di visione delle precedenti generazioni: siano questi luoghi, beni, edifici unici quali i Templi, la Valle, il Museo Archeologico, il Teatro Pirandello, il Museo Civico o la Cattedrale, o l’inqualificabile assetto urbanistico da addebitare al cosiddetto sacco di Agrigento che ha lasciato in eredità i terribili tolli che Argan ha definito “criminalità edilizia”.
Compreso tutti i fenomeni franosi che nel tempo hanno interessato vari luoghi della città che, come risaputo, smotta perché si ritrova edificata su un sottosuolo instabile.
I recenti crolli e lesioni, accaduti a monte del centro storico: Cattedrale, palazzo Lo Iacono Maraventano, etc e a valle in via Imera, dovrebbero indurre a riflettere sui comportamenti riservati dal ceto politico dai tecnici e, complessivamente, dalle classi dirigenti che hanno amministrato negli ultimi quarant’anni.
Che non sono stati in grado o non hanno voluto dotare la comunità di un moderno ed efficace Piano Regolatore Generale: elemento essenziale per una armonica crescita del tessuto socio economico ma che, in surroga, hanno utilizzato strumenti “strani” che hanno consentito di edificare – utilizzando tutte le escamotages possibili – in zone ad altissimo rischio idrogeologico che la legge Grappelli aveva reso inedificabili.
I responsabili della pubblica amministrazione e, non solo, per oltre quattro decenni hanno “guardato” all’approvazione del piano particolareggiato, quale panacea di tutti i mali e unica soluzione degli annosi problemi del centro storico, senza tenere nella dovuta considerazione che, tali strumenti se non sono accompagnati da virtuose politiche complementari, non producono buoni risultati e, causano i guai ai quali oggi si assiste.
Esprimere una visione collettiva ed adoperarsi per realizzarla è il portato che distingue una collettività avvertita da una indolente e, in quanto tale, accidiosa.
E’ un compito che le società svolgono a loro favore ma, soprattutto per i loro figli e, se illuminate, per le generazioni future.
Agrigento è una città antica, con una storia stratificata e sedimentata in possesso di un giacimento culturale straordinario e con un grande passato anche civico e, appunto perciò, molto complessa. Una città con un territorio di elevatissimo pregio sia per gli aspetti storico archeologici e culturali sia paesaggistici che, pur ponendolo in potenziale posizione di eccellenza, registra invece forti ritardi e carenze sul versante infrastrutturale e, come evidente, rispetto alla capacità di valorizzare – come denunciano drammaticamente i recenti accadimenti – l’enorme patrimonio di beni storici e naturalistici.
Recuperare la vera natura, ciò che è stata l’identità civica, ricostruire la capacità di visione è una sfida ambiziosa ma, tuttavia, possibile attraverso tempestivi, competenti, adeguati interventi di natura straordinaria da parte del Governo centrale: caratterizzati da un altissimo valore simbolico per la condivisione di un problema che riguarda il mondo intero e da significative risorse di natura economica e tecnico scientifica.
Agrigento è una città stellare distribuita su un territorio vastissimo – per via di errori derivanti da scelte politiche irresponsabili e dalla mancanza di strumenti urbanistici – possiede, tuttavia, tanti spazi verdi, anche in forma sequenziale con al centro il Parco della Valle dei Templi che potrebbero farne la città dei giardini: che la collocherebbe in una posizione ambita dai cultori e dai numerosi viaggiatori alla ricerca di luoghi “carbon free”.
Questi spazi in un possibile scenario di recupero e riqualificazione del centro storico – in continuità con il Parco dell’Addolorata – potrebbero svolgere una visibile funzione di utilità sociale, di animazione e di sviluppo socio economico.
Il recupero del centro storico diventa per le classi dirigenti un obbligo morale oltreché civile e potrà essere assunto a simbolo di una rinata volontà di cambiare il corso della recente storia, farne un luogo di nuova aggregazione, un luogo della creatività, della memoria e del futuro.
A tale proposito oggi diventa improcrastinabile promuovere una politica economica per la città che ponga al centro del dibattito la cultura come modello di sviluppo puntato sul binomio “cultura e ambiente” (recupero e valorizzazione dei beni culturali ed ambientali a partire dal paesaggio) che proprio nel territorio di Agrigento può diventare il “fertilizzante” di altri settori produttivi e, segnatamente, del turismo.
Consapevoli del fatto che la riqualificazione del centro storico non significa soltanto messa in sicurezza, riduzione della pericolosità derivante dai ricorrenti crolli e recupero dei beni architettonici di pregio ma, soprattutto, contrasto al diffuso degrado delle costruzioni e dell’ambiente urbano in genere.
La rivitalizzazione consentirà il reinserimento della popolazione, la valorizzazione delle notevoli risorse culturali per la promozione del turismo e quindi per fini occupazionali: attraverso la creazione di servizi, la rinascita delle attività produttive di vicinato e delle attività dirette al turismo.
D’altronte i nuovi aiuti dell’ Ue (vedi Jessica) alle città sono destinati ad interpretare i nuovi bisogni e il cambiamento economico e sociale che avviene nei i contesti urbani. Pertanto, bisogna costruire una politica urbana partendo da elementi come il declino demografico, la coesione sociale, i problemi dell’abitare, che rappresentano sfide per vivere e produrre e condizioni essenziali perché le città sia attrattiva.
Tuttavia è opportuno segnalare che senza un grande slancio, impegno e dovizia di mezzi non solo di natura economica ma di assistenza attraverso la costituzione di una task force da parte del Governo Centrale, appare improbabile che la città di Agrigento possa utilizzare i predetti fondi perché da un lato non si è ancora dotata di un progetto di recupero e risanamento complessivo (ed ha evidenti difficoltà di “progettare” soprattutto nel breve come prevedono i bandi) e dall’altro non è nelle condizioni di accedere ai mutui per via del rigore derivante dal “patto di stabilità” che, data l’emergenza, dovrebbe essere oggetto di deroga.
Tutte le superiori considerazioni sono la premessa per individuare la migliore ricetta per una prospettiva diversa in grado di rimuovere le incertezze, creare un clima costruttivo che crei fiducia e speranza indispensabili per rilanciare l’economia e per rendere la città più vivace sul piano culturale e più vivibile, e soltanto allora potrà consentire ai giovani di restare nella città in cui sono nati.
La pubblicazione dell’appello “per salvare il centro storico, la cattedrale di Agrigento” sul quotidiano www.perlacitta.it, ha spinto associazioni e liberi cittadini ad attivare un percorso per condividere questa visione e impegnarsi perchè un luogo abbandonato da anni di incuria possa diventare il fulcro della città.
La significativa manifestazione di interesse evidenzia l’intenzione di avviare una battaglia di civiltà nella quale non possono essere presenti controparti.
Cittadini, associazioni, istituzioni, sono impegnati e potranno impegnarsi sempre di più per il conseguimento di un obiettivo in favore del bene comune, e per contribuire a rendere la Città di Agrigento migliore di come è stata loro consegnata.
Questa iniziativa che registra un numero elevato di sottoscrizioni, è un’occasione di rinnovata riflessione sulla realtà e sul futuro che gli strumenti di concertazione prima e, in ultimo, il Piano Strategico hanno disegnato per la Città di Agrigento.
Pertanto, risulta necessario che l’On. Silvio Berlusconi Presidente del Consiglio e l’On Raffaele Lombardo Presidente della Regione Siciliana accolgano le presenti richieste e assumano l’impegno per:
- individuare e destinare da parte del Governo Centrale un contributo straordinario per l’attuazione di un concreto piano d’emergenza composta da risorse economiche e scientifiche;
- verificare tempestivamente le criticità presenti nella Città di Agrigento e le azioni promosse dalla Protezione Civile, data l’urgenza che deriva dalle emergenze in corso;
- attivare le procedure straordinarie nei poteri della Presidenza del Consiglio in deroga delle norme derivanti dalla normativa della Protezione Civile, per evitare che la città finisca di crollare;
- dare seguito ad azioni concrete che manifestino con evidenza che la Regione Siciliana abbia piena consapevolezza che non sia più possibile differire le decisioni politiche e procrastinare gli interventi e che e’ il momento di affrontare in modo definitivo il tema del dissesto di Agrigento, puntando sulle risorse che potranno derivare dalla rimodulazione dei fondi comunitari messe a disposizione dalla Regione per la realizzazione di interventi per il recupero dell’edilizia presente nei centri storici e per il recupero ambientale, nonché dalle risorse che potranno derivare dalla riprogrammazione dei fondi Par Fas (fondi per le aree sottoutilizzate);
- la dichiarazione dello stato di emergenza e di calamità naturale;
- la costituzione di una “unità di crisi” per la messa in sicurezza;
- la nomina di un Commissario straordinario;
- la nomina di una Commissione Speciale della quale dovranno fa parte esperti in possesso di adeguate professionalità, qualifiche e autorevolezza e, possibilmente, rappresentanti dell’UNESCO, essendo la città e la sua valle: patrimonio dell’umanità, vincolata ai protocolli sottoscritti per essere ammessi a far parte della Word Heritage List;
- il conferimento a un gruppo di esperti qualificati l’incarico per lo studio del sottosuolo, l’analisi idrogeologica e la ricognizione di tutte le criticità rilevate da svariati studi di commissioni a tale proposito attivate, tenendo in conto, soprattutto, gli studi svolti a seguito della frana, che hanno reso possibile la legge Grappelli.
Nella speranza che le superiori considerazioni possano trovare accoglimento e, nell’attesa di risposta, è gradita l’occasione per inviare i più cordiali saluti.
Alessio Lattuca