Chi, per gioco o sul serio, non ha mai detto all’amica… “il mio uomo ideale è….., il mio principe azzurro dev’essere…”.
A volte si incontra veramente, altre ci si illude di averlo incontrato.
Non c’è età per ambire ad incontrare l’uomo della propria vita, si sogna durante l’infanzia, l’adolescenza e anche in età adulta.
Ma cosa succede quando il principe azzurro si trasforma in drago? Si toglie la maschera del bravo ragazzo e diventa il nostro carnefice? Quando da Regine diventiamo carne da maltrattare in qualsiasi maniera?
Il fenomeno della violenza domestica è caratterizzato da una serie di azioni fisiche, sessuali, di coercizione economica e psicologica che hanno luogo all’interno di una relazione intima. Si tratta di una serie di condotte che, a breve o a lungo termine, provocano dei danni di natura sia fisica che psicologica/esistenziale.
È doveroso indicare come inizia e come fluisce la violenza domestica, in quanto, spesso si presenta nella maniera più subdola, celata, più difficile da comprendere palesemente, e mi riferisco a quella psicologica, che si traduce nella messa in atto di comportamenti verbali e non, che sottintendono una sottomissione della vittima. Il carnefice inizia a privare la vittima di alcune libertà, per esempio, di spostamento ( viene tolta l’auto e si fa rinunciare al lavoro), di incontro (alcune amicizie e/o parenti non si possono più incontrare), di economia (la vittima non può avere un’autonomia sulla gestione economica della casa, deve rinunciare al lavoro). Successivamente si innescano le minacce (se parli ti ammazzo, se provi a dirlo a qualcuno tuo figlio non lo vedi più, se provi a lasciarmi ti scordi dei tuoi figli), gli atti vessatori e di denigrazione, compaiono gli insulti verbali, ridicolizzazioni e svalutazioni sia pubbliche che private. Di fronte a tale modalità relazionale, spesso, “le regine” iniziano a perdere la fiducia in se stesse, non hanno più autostima, ed entrano nel vortice di pensiero auto-colpevolizzante (l’ho fatto arrabbiare e quindi è giusto che mi faccia capire dove sbaglio) e giustificante (fa così perché è nervoso, ha problemi a lavoro). Cenerentola si sente relegata di nuovo dentro la soffitta, sa che ha bisogno di aiuto, ma essendo isolata non sa come e a chi chiederlo, e soprattutto Se chiederlo, il principe è il solo “salvatore” che conosce e a cui può rivolgersi. Paradossalmente essa si sente protetta quando c’è il suo principe.
Spesso la violenza psicologica viene rafforzata da quella fisica, ovvero, il principe azzurro decide di far comprendere le proprie ragioni utilizzando la forza fisica: si inizia con qualche stretta di braccio, con qualche spintone, con schiaffetti, e perché no, qualche pedata o pugno ogni tanto, ovviamente, per poi, col tempo, fare una sinfonia di percosse che comprendono tutte le azioni che ho appena elencato.
Ma chi è il principe azzurro?
È l’eterno innamorato, colui il quale di fronte agli altri si presenta pieno di attenzioni verso cenerentola, la quale, sarà sempre la sua regina, non mancherà di regali, parole dolci, di atteggiamenti e comportamenti affettuosi, soprattutto di fronte agli altri, e sempre davanti una platea non mancherà di sottolineare le mancanze o inadempienze della Cenerentola cosicché può giustificare alcune sue privazioni, e il suo modo di narrare l’inefficienza della compagna indurrà l’ascoltatore a pensare che tali comportamenti sono necessari perché funzionali al mantenimento e alla crescita della coppia o del menage familiare. Ma in realtà il suo “amore” è avvelenato dalla sua gelosia, dalla sua insicurezza, dalla smania di possesso e di predominio sull’altro. Il suo essere orco si rivelerà quando avrà raggiunto la sicurezza del possesso di Cenerentola per esempio quando vi è il matrimonio, una convivenza, o la nascita di figli, condizioni che rendono difficile un’eventuale fuga.
Le cronache locali e nazionali dei giorno nostri rivelano l’aspetto più inquietante del maltrattamento familiare, ovvero, l’omicidio di Cenerentola.
Molti omicidi potrebbero essere prevenuti dal momento che esistono diversi fattori di rischio dell’uxoricidio che spesso vengono sottovalutati o non identificati tempestivamente.
Spesso gli stessi parenti, amici erano a conoscenza dei gravi problemi della coppia ma non sono riusciti ad intervenire in maniera adeguata per prevenire l’omicidio.
La violenza del principe azzurro provoca danni non solo a Cenerentola ma anche e soprattutto ai figli che vengono esposti a tali comportamenti ma anche allo stesso carnefice.
I maltrattamenti in famiglia sono un reato complesso difficile da dimostrare, arginare e prevenire, vista la scarsa disponibilità di alcune Cenerentole di procedere contro il principe.
Mentre scrivo ho la sensazione di essere legata, imbavagliata, impotente di fronte ad un fenomeno così complesso e difficile da gestire, credo che le mie sensazioni sono le stesse che vengono provate dalle tante cenerentole che ancora oggi sono in vita ma anche da quelle che purtroppo non ci sono più.
Cosa fare?
Un passo è quello di riconoscere che il comportamento verbale e non, che mette in atto il principe rientra nella categoria “Violenza” e che è un problema che dev’essere risolto. Cercare nell’ambiente (amici, parenti, istituzioni) il sostegno adeguato per iniziare ad uscire fuori da questo vortice, non esitare, quindi, a chiedere aiuto ai professionisti (forze dell’ordine, avvocati, psicologi) in grado di sostenere, orientare, dirigere e “difendere” in maniera adeguata la vittima durante un cambiamento così importante, per poter dare le giuste risposte alle paure, al disorientamento, al senso di angoscia, che si possono provare.
Non farsi imbrigliare dalla paura, occorre sentire il proprio valore, occorre volersi più bene e rispettarsi di più, questo diventa ancor più doveroso se ci sono bambini.
Il danno che può provocare un genitore violento non è misurabile in maniera quantitativa ma qualitativa, saranno bambini con disturbi nell’apprendimento, nel linguaggio, nell’attenzione e nella concentrazione, nel comportamento e nell’alimentazione. Avranno difficoltà ad instaurare relazione sane, svilupperanno una personalità disturbata con gravi difficoltà relazionali. Metteranno in atto comportamenti aggressivi perché avranno difficoltà a gestire gli impulsi e le emozioni, soprattutto, quando si sentiranno frustrati. Nel caso più grave saranno bambini senza genitori, perché uno muore l’altro dovrà scontare la sua pena. È meglio, quindi, crescere con un solo genitore in grado di assicurare il benessere psicofisico del minore.
A.Einstein diceva: “ogni problema ha una soluzione, se non c’è soluzione è perché il problema non esiste”.
La cenerentola che subisce violenza ha un problema e la soluzione esiste, occorre avere il coraggio di dire BASTA!
Dott. Irene Grado
Psicologa-Psicoterapeuta della Gestalt
Esperta in Psicodiagnosi Forense
Trainer di psicoprofilassi al parto: metodo Spagnuolo Lobb
Contatti: 338-9908067 e-mail: ire.gr@libero.it