Scrivo in merito “Lettera aperta all’arcivescovo affinché pubblichi i bilanci della Chiesa” per alcune considerazioni:
– Nel bilancio della nostra Arcidiocesi il 90% dell’entrate è rappresentato dal contributo che la CEI destina alla nostra Arcidiocesi dall’8×1000. Per questo contributo la diocesi è tenuta a comunicare alla CEI, sia l’assegnazione per le varie necessità sia l’erogazione alle varie parrocchie. É da un bel po’ di anni, certamente prima della venuta di mons. Montenegro che, la diocesi, pubblica sul settimanale L’Amico del Popolo l’elenco delle parrocchie, associazioni, gruppi, movimenti, strutture ecclesiali che beneficiano delle somme derivanti dall’8×1000 in base alle varie destinazioni e secondo capitoli di spesa ben precisi: esigenze di culto e pastorale, formazione, scopi missionari, iniziative, interventi caritativi, ecc… Non solo, lo stesso elenco, ogni anno, viene stampato in migliaia di copie e distribuito nella parrocchie. Quando vuoi puoi prenderne visione presso la sede del settimanale o presso l’ufficio economato della Curia. Così come, nei tempi e nelle modalità stabilite, puoi prendere visione di qualsiasi attività degli uffici di curia (sia essa la costruzione di una nuova chiesa, o interventi caritativi o attività varie). Non solo, le destinazione delle somme derivanti dall’8×1000, a livello nazionale, vengono rese pubbliche sui quotidiani nazionali e si possono consultare al sito www.sovvenire.it.
– Di sicuro è una novità, che già sperimentiamo da quasi due anni, la presentazione dei bilanci preventivo e consuntivo non solo a chi ha il compito di approvarlo (consiglio diocesano affari economici e collegio dei consultori) ma anche a quanti, tra i sacerdoti e collaboratori vogliano essere presenti. Addirittura, su suggerimento dell’Arcivescovo, viene fatta pure una presentazione semestrale. Tuttavia, questo non è segno di “democrazia”, ma espressione di comunione nella chiesa di Agrigento.
– Ogni parrocchia, poi, presenta ogni anno alla Curia, il proprio bilancio, approvato dal pubblico sulla bacheca parrocchiale. Ci sono anche parrocchie che, mensilmente, danno (affiggendolo alla bacheca parrocchiale) il resoconto economico delle entrate e delle uscite.
– Faccio presente inoltre che, la gestione diocesana e quella delle parrocchie, avviene secondo quanto stabilito dal Concilio Vaticano II, a cui tu ti appelli, e dalle successive indicazioni della CEI. Al numero 17 del Decreto Presbiterorum Ordinis, così il concilio raccomandava: «Quanto ai beni ecclesiastici propriamente detti, i sacerdoti devono amministrarli, come esige la natura stessa di tali cose, a norma delle leggi ecclesiastiche e, possibilmente, con l’aiuto di esperti laici; devono sempre impiegarli per quegli scopi per il cui raggiungimento la Chiesa può possedere beni temporali, vale a dire la sistemazione del culto divino; il dignitoso mantenimento del clero, il sostenimento delle opere di apostolato e di carità, specialmente per i poveri».
– Sono queste tre fondamentali prospettive che orientano le parrocchie e le diocesi nell’amministrazione dei bene ecclesiastici: l’osservanza delle disposizioni normative, la partecipazione dei laici e l’esclusiva destinazione dei beni al culto, al mantenimento del clero e alle opere di apostolato e carità.
– Queste indicazioni sono state recepite dal Codice di Diritto Canonico del 1983 e successivamente hanno trovato puntuale declinazione nelle disposizioni adottate dalla CEI e dai singoli Vescovi; inoltre sono state anche i principi ispiratori di alcune norme modificative dei Patti Lateranensi e della legge n.222/185 sugli “Enti e beni ecclesiastici”. Se vuoi ulteriormente approfondire ti invito a leggere anche “l’Istruzione in materia amministrativa” della CEI del 2005 che riprende quella del 1992 al fine di agevolare l’applicazione uniforme del quadro normativo in materia. La Curia e le parrocchie si avvalgono di organismi di partecipazione per la gestione dei Beni (l’Economo diocesano, il responsabile per il Patrimonio, l’Ufficio amministrativo, il Consiglio dei consultori, il consiglio per gli affari economici…) che, il codice e le norme della Chiesa e concordatarie, indicano. E poi bisogna tenere distinte le cose.
– Quanto all’affitto che la Curia percepisce per i locali della scuola dove tu insegni, non penso sia un mistero: basterebbe leggere le delibere o il bilancio della provincia che è anch’esso pubblico e lo puoi visionare presso l’Ente provincia di Agrigento.
Indubbiamente, caro Elio, l’amministrazione dei beni della Diocesi e delle nostre parrocchie è uno degli ambiti che maggiormente chiedono un profondo coinvolgimento dei laici. La necessità di questa presenza non trova il suo fondamento innanzitutto nella accresciuta complessità degli adempimenti richiesti per una retta e prudente gestione degli beni ecclesiastici oppure nella diminuzione del clero, ma nella comune responsabilità per la Chiesa data dal sacramento del Battesimo. Indubbiamente, questo loro impegno e presenza devono essere ancor più promossi e valorizzati attraverso la corresponsabilità di laici sapienti e prudenti (che già ci sono e che apportano alla diocesi e alle parrocchie il loro qualificato contributo come tu stesso hai potuto appurare per il corso che si è svolto nel mese di ottobre su “parrocchia ed amministrazione” dove erano presenti oltre ai parroci anche parecchi cassieri delle 193 parrocchie dell’Arcidiocesi e numerosi componenti dei consigli per gli affari economici) che condividano la prospettiva di una reale pastorale di insieme.
Carmelo Petrone