Iscritto dalla Dda di Palermo nel registro degli indagati, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, per aver favorito l’assegnazione di appalti ad imprese agrigentine vicine a Cosa nostra.
A carico di Cimino, le dichiarazioni di collaboratori di giustizia, tra i quali Maurizio Di Gati, le cui dichiarazioni hanno già portato all’arresto del sindaco di Castrofilippo, Antonino Bartolotta, i due omonimi Angelo Alaimo e Giuseppe Arnone.
Di Gati ha fatto il nome di Cimino, su una presunta tangente pagata al sindaco di Castrofilippo, il quale avrebbe dovuto consegnare una parte dei soldi all’onorevole.
Stando a quanto dichiarato in conferenza stampa dal procuratore aggiunto della Dda di Palermo Vittorio Teresi “Salvatore Ippolito è stato eletto sindaco perchè mafioso e nella sua attività amministrativa ha garantito l’organizzazione mafiosa attraverso la spartizione di appalti alle imprese vicine a Cosa nostra”.
Accuse dunque pesanti quelle di Di Gati, che dopo essere stato a capo di Cosa Nostra agrigentina, da collaboratore sta squarciando il velo sui rapporti tra mafia, politica e imprenditoria.
Tra le dichiarazioni di Di Gati, anche quella secondo la quale Salvatore Ippolito, sindaco di Castrofilippo, si sarebbe incontrato con il boss Giuseppe Falsone durante la latitanza di quest’ultimo, mentre dalle indagini, sarebbero emersi anche diversi incontri con esponenti mafiosi del paese, presieduti dal vecchio boss Antonino Bartolotta, arrestato nel corso dell’operazione denominata Family.