Una nota di Federico Brusadelli sul blog dei finiani, d’invito ai berlusconiani moderati a riflettere su quella che doveva essere la rivoluzione liberale:
Cari berlusconiani “moderati” (e per “moderati” qui si intende, molto semplicemente, non custodi del culto berlusconiano, non pasdaran, non addetti al “massacro del dissidente”), ve la ricordate la Rivoluzione liberale? Bei tempi. C’era il sogno di cambiare l’Italia. C’era il sogno di svecchiare un paese, di iniettare energie fresche in un tessuto morente. C’era il progetto – ambizioso se non folle – di trasformare tutto e tutti in qualcosa di nuovo, di diverso, di “moderno”. C’era una “casta” da sostituire, c’era una politica da rigenerare. E le armi erano efficaci: meno tasse, più libertà, la promessa di un’etica pubblica migliore e di un pragmatismo dai toni anglosassoni. Liberalismo e laicità. Si guardava alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti, ci si rifaceva a De Gasperi e magari pure a Cavour.
E adesso? Siete così convinti, cari pidiellini “moderati”, che la Rivoluzione liberale (quella che guardava alla signora Thatcher e al presidente Parola del GLOSSARIO:
Dopo una mediocre carriera da attore, aderisce al Partito Repubblicano e viene eletto per due volte governatore della California. Dal 1981 sarà per otto anni il quarantesimo presidente degli Usa.Reagan con ammirazione e con invidia) possa avere il volto di Vladimir Putin, e possa davvero consumarsi sotto il tendone di Gheddafi? Davvero credete che la Rivoluzione liberale possa essere cantata da Vittorio Feltri e dal suo Giornale? Davvero pensate che la Rivoluzione liberale possa affidarsi alle mani di Cosentino e di Verdini? E possa rispecchiarsi nel senatore Quagliariello che grida “assassino” a Beppino Englaro e a chi ha mostrato solidarietà a un padre travolto da diciassette anni di dolore? Siete sicuri che la Rivoluzione liberale abbia poi tutto questo bisogno di chiamate alle armi, di incitamenti alla “fedeltà al capo”, di squadre della libertà e di autodafé contro i “traditori”? La Rivoluzione liberale è quella racchiusa nel documento del 29 luglio, con cui il Pdl espelle uno dei fondatori?
E poi, davvero pensate che la Rivoluzione liberale possa essere appaltata alla Lega Nord? A Umberto Bossi, Roberto Cota, Roberto Calderoli? Siete sicuri che la rivoluzione liberale sia fatta di medici e presidi spia, di respingimenti in mare, di conflitti con le Nazioni Unite, di schedature? E poi di “culattoni!” e di maiali al guinzaglio? Davvero volete che le vostre idee e i vostri progetti (ma anche, soprattutto, i vostri seggi, parliamoci chiaro….) si tingano di verde padano?
No. Ci avete (ci abbiamo) provato, ci avete (ci abbiamo) creduto. La strada che doveva trasformare l’Italia è cambiata, passo dopo passo, sotto i nostri occhi. Si è snaturata. E da liberale è diventata populista (e leghista). Non c’è niente di male ad ammetterlo. E non c’è niente di male a provare a cambiare strada, per provare a ricominciare, per non tradire se stessi, quello in cui si è creduto. Ci sono nuovi percorsi possibili. Niente è sicuro nella vita. Ma vale la pena di provare, almeno.
Un saluto e (speriamo) a presto.
24 agosto 2010