Il nome da ricordare oggi è quello del dottor Denis Mukwege. E non solo oggi, perché il suo esempio deve essere seguito, le sue azioni devono essere sostenute e moltiplicate. Nel 2013 dottor Mukwege, ginecologo, ha fondato a Bukavu nella Repubblica democratica del Congo, suo paese natale che di democratico porta solo il nome, una clinica per le vittime di stupro. Oggi perché ha ricevuto a Parigi il “Prix 2013” della Fondation Chirac per la prevenzione dei conflitti, premio ricevuto per la sua azione a favore delle donne vittime di violenze sessuali perpetrate da gruppi armati.
Lo stupro come “arma di guerra”, un’arma della quale non si parla abbastanza e che condanna le donne nei paesi in conflitto ad una doppia pena. Un’arma ancestrale che sembra ancestrale. Un’arma ignobile utilizzata da meri vigliacchi che altro non sanno fare che prendersela con vittime indifese torturandole, massacrandole nel corpo e nell’anima come fossero oggetti. Chi è meno fortunata? Colei che sopravvive o colei che soccombe a tanta vergognosa ferocia? Non ho risposta. Oggi si parla delle esazioni in Africa ma non si tratta di una barbarie propria a quel continente. Tanti, troppi gli esempi. La seconda guerra mondiale ha visto stupri collettivi e di massa organizzati dalla Wehrmacht; donne ebree o slave, poco importava. Finita la guerra è toccato alle donne tedesche essere vittime di rappresaglie in nome della vendetta. E via dicendo, la storia è colma di esempi ad ogni conflitto, senza entrare nel contesto della cronaca nera. Tenevo a fare questa parentesi per evitare la stigmatizzazione dei paesi africani come i più “propensi” all’uso di quest’arma primitiva. Eppure il Consiglio di sicurezza ha definito le violenze sessuali “crimini di guerra o di crimini contro l’umanità con la raccomandazione che non siano amnistiati.
Il Dottor Mukwege – Contro la barbarie.
Il Dott. Denis Mukwege ha avuto il coraggio di fondare il Panzi Hospital a ormai conosciuto nel mondo intero – e forse non ancora abbastanza – per trattare chi ha subito violenze sessuali e le donne dai gravi problemi ginecologici, spesso ereditati dai traumi subiti. L’ispirazione a diventare dottore gli è venuta da ragazzino, quando accompagnava suo padre, pastore pentecostale, durante le sue visite ai membri malati della comunità. Scelse la ginecologia e l’ostetricia quando si accorse che le pazienti donne dell’ospedale di Lemera ottenevano cure insufficienti.
Il coraggio che ha avuto nel fondare questo ospedale lo dimostra anche l’agguato del quale è stato vittima nell’ottobre 2012. Difficile essere attivisti.
Il premio di oggi non è il primo dei riconoscimenti internazionali assegnati al Dott. Mukwege che nel 2008, ad esempio, ha ricevuto il Premio dei Diritti umani dell’ONU. E poi il Premio Olof Palme, la Légion d’Honneur de France, il Premio Roi Baudouin, il Clinton Global Citizen ed altri ancora. Più volte è stato nominato al Nobel della Pace.
Il suo impegno l’ha portato anche ad intervenire all’assemblea generale delle Nazioni Unite.
Avrei potuto elencare ancora liste e numeri di esazioni sulle donne vittime della barbarie umana ma, per ora, preferisco finire con la notizia di questo riconoscimento perché non rimanga una targa in un ufficio ma faccia eco ai problemi delle donne, degli adolescenti, dei deboli nelle zone di conflitto. Un eco da non interrompere.
Luisa Pace
Per chi volesse più informazioni o sostenere il lavoro del Panzi Hospital dove le donne ricoverate sono assistite gratuitamente: http://www.panzihospital.org/