Sciacca (Agrigento) – La notte del 4 gennaio 1947, per essersi messo contro le istituzioni dell’epoca e non solo contro la mafia, veniva ucciso a Sciacca il sindacalista Accursio Miraglia. Un nome che ancora oggi per molti rappresenta un simbolo di impegno sociale e legalità. Un uomo che fece suo il motto “meglio morire in piedi che vivere in ginocchio”, il cui assassinio, come del resto quasi tutti gli omicidi di chi all’epoca si schierò contro la mafia in difesa del movimento contadino, rimase impunito.
Per il fondatore della cooperativa “La Madre Terra”, che ancora oggi conta circa mille soci con una superficie di duemila ettari coltivata a ulivi e più di 200 mila piante ricadenti nel territorio di Sciacca, dopo la sua uccisione la Sicilia sembrò fermarsi in segno di protesta e di solidarietà.
In tutte le aziende siciliane, il lavoro venne sospeso per un’ora, 30 minuti i servizi pubblici e per 10 minuti si fermarono anche tutti i treni, mentre nel resto d’Italia furono osservati 5 minuti di silenzio per ricordare quell’uomo che con la sua vita pagava il coraggio di fare antimafia nell’anno in cui la criminalità organizzata, ma forse non solo quella, inaugurava una stagione di sangue che avrebbe portato alla strage di Portella delle Ginestre e a quella di Partinico, alle quali fece seguito un’interminabile serie di delitti mafiosi, tra cui quello di Placido Rizzotto e quello del sindaco Guarino di Favara.
Ieri pomeriggio la commemorazione del sindacalista è avvenuta al cimitero di Sciacca, poi in Municipio, da dove il corteo si è portato fino al monumento dedicato al sindacalista dinanzi il quale è stata deposta una corona di fiori, per proseguire con una solenne celebrazione religiosa nella chiesa del Sacro Cuore.
Presenti alla cerimonia commemorativa i familiari del sindacalista, autorità civili (vice sindaco Porrello e presidente del consiglio comunale Bono) autorità militari, familiari di altre vittime di mafia e rappresentanze sindacali.
Purtroppo, ancora una volta, i big regionali della politica antimafia hanno perso l’occasione di potere sanare con la loro presenza il divario che esiste tra vittime di serie A e vittime di serie B.
Gli stessi politici così pronti a garantire presenze e patrocini degli enti che rappresentano e che hanno preferito disertare la giornata commemorativa della morte di un uomo divenuto simbolo di una lotta antimafia senza tempo né confini, hanno evidentemente stilato una loro classifica di eventi ai quali partecipare secondo criteri che solo in politica possono essere adottati.
Quell’antimafia sterile e parolaia che da tempo ben conosciamo e che ha solo prodotto falsi miti e carriere politiche.
Gian J. Morici
Pavia, 5 Novembre 1973 – Emanuele Zilli, 25 anni, operaio: 3 novembre,all’ospedale muore Emanuele Zilli, militante del Msi e sindacalista della Cisnal. E’ stato trovato esamine accanto al suo motorino. Un “ incidente stradale” alquanto singolare per le ferite riportate e la posizione sia del corpo che del motorino. Zilli più volte era stato minacciato e picchiato da estremisti di sinistra.