Da quando i media statunitensi hanno diffuso la notizia che gli USA starebbero addestrando i gruppi ribelli impegnati ad abbattere il governo di Bashar al-Assad in Siria, le testimonianze di presunti terroristi o ribelli (secondo chi esprime un giudizio) sembrano crescere in maniera esponenziale.
Ma non solo di testimonianze di ribelli si tratta. Dopo il caso di Abu Ghassan, che in un’intervista rilasciata al TIME ha spiegato come ha imparato tramite internet a combattere con un AK-47 e di come gli americani lo abbiano trasformato in un cyberwarrior, arrivano le testimonianze di funzionari Usa che rivelano come l’Amministrazione di Obama stia fornendo tecnologia e sostegno ai dissidenti siriani, tramite organizzazioni non profit di piccole dimensioni, come l’Institute for War & Peace reporting e Freedom House.
Un’operazione finanziata dal Dipartimento di Stato americano, dove un team di sei persone, due donne e quattro uomini, che lavora alacremente per valutare le centinaia di richieste di sovvenzioni e aiuti di diverso genere, sceglierebbe i gruppi più adatti e che garantiscono un maggior affidamento, per addestrarli e mettere a loro disposizione software ed altro materiale informatico non reperibile in commercio.
Secondo queste fonti, sarebbero almeno 10.000 – tra blogger, giornalisti e attivisti – coloro i quali sarebbero stati addestrati per compiere atti di terrorismo informatico. Ai cyberwarriors addestrati direttamente dagli americani nell’utilizzo dei più sofisticati sistemi di crittografia, nell’elusione di firewall governativi e nell’uso sicuro dei telefoni cellulari, vanno aggiunte le centinaia di migliaia di persone che tramite costoro hanno accesso a materiali e guide.
Un’operazione quella del Dipartimento di Stato americano, iniziata molto prima della rivolta siriana, quando nel 2008 si progettò di aiutare i dissidenti cinesi, distribuendo il software che avrebbe permesso loro di far saltare i blocchi a internet adottati dal governo.
Milioni di dollari investiti per sbloccare le comunicazioni via internet in paesi come la Cina e l’Iran, puntando sulla formazione, sulla trasformazione in forma anonima e sull’insegnamento delle tecniche di elusione dei blocchi, per consentire agli utenti di superare la censura del governo. Poi il timore di possibili conseguenze, limitò molto l’intervento americano in Cina.
Se oggi è vero che il governo siriano controlla le reti cellulari del paese e può triangolare le posizioni dei dissidenti, è anche vero che gli attivisti hanno imparato le tecniche per sfuggire ai controlli. Da quelle più semplici, come il rimuovere le batterie quando non si utilizza il telefono cellulare, a quelle più complesse, come cifrare la chat su Internet, impostare una connessione sicura e nascondere i propri file su un computer.
Per ironia della sorte, molte conoscenze informatiche necessarie alla cyberwar insegnata dagli americani, sono finite nelle mani del gruppo di hacker Anonymous, che senza distinzione di colore politico, nazionalità o altro, le ha utilizzate per colpire chiunque provi a limitare la libertà della rete. Compresoil governo e quelle istituzioni americane, che, come nel caso del’FBI, sono normalmente impegnate nella caccia ai cyberwarrios
Gian J. Morici
:O