Questa settimana vorrei affrontare non un argomento giuridico ma un argomento di carattere politico.
In queste settimane si parla con insistenza di come ridurre il deficit pubblico.
E allora intendo ragionare insieme ai lettori su quali potrebbero essere le possibili scelte che consentirebbero al Paese di ridurre il proprio deficit o in maniera più elementare di far cassa.
Partiamo dalle privatizzazioni e tra queste dalla privatizzazione della RAI.
La domanda che ci si pone è perché lo Stato non provvede a vendere l’emittente nazionale?
Perché in un sistema di libero mercato vi deve essere una emittente pubblica che impone agli italiani un canone annuo oltre alla possibilità di racimolare pubblicità sul mercato?
La vendita della RAI permetterebbe allo Stato di introitare grandi somme e toglierebbe l’obbligo del pagamento del canone per un servizio, peraltro, che talvolta lascia molto a desiderare.
Ogni cittadino, come nei più grandi paesi occidentali sarebbe libero di scegliere a quale emittente (RAI, SKY, MEDIASET ecc.) abbonarsi senza che il costo degli ospiti, dei vari programmi televisivi, in alcuni casi eccessivo, gravi sui cittadini italiani.
Ancora, lo Stato Italiano e i suoi vari enti pubblici, quali Inps, Inpdap ecc. sono proprietari di un corposo patrimonio immobiliare che spesso viene dato in locazione a privati per somme veramente irrisorie (si ricordi lo scandalo di affittopoli di qualche anno fa).
La vendita di tutti quegli immobili che non vengono utilizzati dagli enti proprietari come sedi dei propri uffici consentirebbe un consistente introito nelle casse dello Stato.
Stesso discorso vale per tutte le partecipazioni azionarie dello Stato nel mondo bancario ed imprenditoriale così come la vendita di tutte le imprese di Stato che spesso hanno il solo obiettivo di creare quel sottobosco governativo che in alcuni casi crea corruzione e malaffare.
Ma una delle spese più grandi riguarda il mantenimento degli organi istituzionali territoriali quali i consigli comunali e provinciali.
Infatti a questi ultimi o la legge riconosce poteri e competenze ben più ampi di quelli attuali oppure vengano ridotti o addirittura aboliti.
A cosa serve infatti mantenere assemblee di 40 – 50 membri senza che questi abbiano poteri e competenze più approfondite rispetto a quelle attuali.
Oggi le competenze di questi organi, a seguito della elezione diretta del Sindaco e del Presidente della Provincia, si molto limitati per cui, in alcuni casi, rappresentano soltanto delle spese.
Sarebbe più opportuno ridurre considerevolmente il numero dei componenti tali organi o meglio ancora abolirli e pensare ad un organo sovracomunale di controllo di legittimità degli atti posti in essere dai Sindaci, dai Presidenti di Provincia e dalle loro giunte.
In un momento di grave crisi economica sarebbe un enorme risparmio per il paese.
In ogni caso vanno aboliti i gettoni di presenza dei consiglieri o quantomeno limitarli alla presenza nelle adunanze assembleari ed abolirli invece per le commissioni consiliari.
Le commissioni consiliari, vale la pena ricordare, non hanno alcuna competenza specifica se non quella di esprimere un parere alle assemblee consiliari ma un parere che non è in nessun caso vincolante per i consigli stessi per cui la loro presenza e la loro opera è del tutto superflua e non ha altro scopo se non quello di consentire ai loro componenti di ricevere un reddito per ogni seduta.
Un tempo, nella cosiddetta prima repubblica, i consiglieri non percepivano alcun reddito. Se lo si faceva allora a maggior ragione si può fare adesso.
Si deve tornare a pensare alla politica, specie a quella territoriale, come ad un servizio verso la collettività e non come ad un lavoro pubblico da cui percepire un reddito.
Volgendo lo sguardo verso la nostra Sicilia che poi è l’aspetto che ci riguarda più da vicino personalmente ritengo che la Regione Siciliana debba procedere innanzitutto alla abolizione degli ATO trasferendo tutte le competenze alle Province e ciò consentirebbe un enorme risparmio di fonti pubblici ed un probabile miglior servizio ai cittadini.
Al di la di queste poche idee ci sono enormi settori su cui il Governo Italiano e la Regione Siciliana potrebbero intervenire per ridurre considerevolmente la spesa pubblica e conseguentemente la pressione fiscale sugli italiani che giù a seguito dell’ingresso dell’euro hanno grandi difficoltà ad arrivare alla quarta settimana di ogni mese.
Cordialmente
Avv. Giuseppe Aiello
cell. 3389622713
Ottime considerazioni. Sperando che vengano recepite fattivamente.