Agrigento – Conferenza stampa ieri mattina, del consigliere provinciale Orazio Guarraci, ex sindaco di Porto Empedocle, indetta a seguito della sentenza di assoluzione dello stesso, da parte della Corte d’Appello di Palermo, con formula piena per “non aver commesso il fatto”..
Una conferenza stampa, nel corso della quale Guarraci ha narrato il suo calvario, durato circa sette anni e mezzo, iniziato quando al governo della città marinara c’era Paolo Ferrara, sostenuto da un ampio schieramento politico compreso l’attuale Sindaco Firetto. Allora, Ferrara era stato oggetto di numerosi atti intimidatori, con richieste di dimissioni, ma l’apice della tensione si raggiunse quando per le vie cittadine circolava un volantino dal titolo “eppuru pariva babbu”.
Il contenuto del volantino evidenziava presunti comportamenti non rispettosi della buona amministrazione, denunciava autorizzazioni facili ad attività commerciali all’interno di chioschi ed altre situazioni torbide e fastidiose.
Come normalmente avviene in qualsiasi paese dove ci sia un civile confronto politico, seppur incandescente, Guarraci, uno dei pochi avversari politici di Ferrara, durante quel periodo produceva diversi volantini esclusivamente di carattere politico amministrativo e aveva cura di distribuirli personalmente, affinché i cittadini si potessero rendere conto di quella che lo stesso riteneva l’incapacità dell’azione amministrativa e delle proposte alternative portate avanti dal Guarraci. Il ruolo e la normale attività di un politico che vuol informare i cittadini, affinchè abbiano chiara l’identità di chi contesta, del perché e quali siano le proposte amministrative alternative.
A Guarraci, che fin da subito gridò la sua innocenza ed estraneità a pratiche di lettere anonime, venne attribuita la pubblicazione di volantino diffamatorio nei confronti del Ferrara, dal titolo “eppuru pariva babbu”.
Guarraci è un fiume in piena, una sequela di fatti evidenziati con precisione, esposti in modo analitico e cronologico. Guarraci, che ha sempre lamentato che il suo computer è stato sequestrato con un escamotage, una scusa, un pretesto, ricorda ai giornalisti presenti come in primo grado fosse stato condannato perché nel computer era stato trovato un frammento di quella lettera anonima. Non valutando il fatto grave che ignoti nottetempo all’interno del commissariato avevano manipolato il computer.
È stato l’avv. Gibilaro, difensore del Guarraci, che in appello è riuscito a dimostrare che c’è un fatto di nullità perché nell’atto del conferimento dell’incarico, si ammoniva il perito di avvisare prima di iniziare l’operazione peritale l’indagato e il difensore dell’indagato per rispettare il concetto del giusto processo – e questo non era stato fatto -, e l’inutilizzabilità della prova per quanto riguarda la forma, e nullità della prova perché erano stati modificati stato e luoghi del computer.
Eppure, il PM nel conferire l’incarico, citando il riferimento normativo, era stato chiarissimo: “Il consulente inizierà le operazioni peritali in data odierna con la consultazione degli atti contenuti nel fascicolo, mentre provvederà a comunicare la data in cui verrà effettuato il prelievo dei dati informatici, con l’avvertimento che hanno facoltà di assistere alle operazioni peritali e di nominare un proprio consulente tecnico di parte gli indagati.” Nulla di tutto questo è stato fatto, le garanzie previste per legge per l’indagato sono state disattese, Guarraci non è stato avvisato e il perito, in tutta tranquillità e in tutta solitudine, ha effettuato l’estrapolazione dei dati informatici.
A tal proposito, va evidenziato come l’avvocato difensore di Ferrara, Giuseppe Arnone, nel corso del dibattimento abbia affermato che la prescrizione da parte del PM, fosse stata dovuta ad un errore, avendo fatto un copia/incolla da altri atti, senza poi cancellare il passaggio citato. Un’affermazione inverosimile, rispetto la quale non vogliamo entrare nel merito, rifiutandoci di credere che un Pubblico Ministero, dal quale spesso dipende la libertà di un individuo, produca atti ricorrendo al copia/incolla e commettendo errori tanto grossolani.
Ma, evidentemente, “il fine giustifica i mezzi”, e c’è chi pur di fare valere le ragioni di una strategia difensiva, non esita a fare affermazioni assai pesanti, pur di conseguire un risultato.
I FATTI
Per realizzare il volantino anonimo – spiega Guarraci nel corso della conferenza stampa – il metodo fu quello di utilizzare un altro volantino di carattere politico e amministrativo, a firma dell’allora Consigliere Comunale Giuseppe Filippazzo datato 06/03/2004, che narrava inadempienze e ritardi amministrativi, che il Filippazzo aveva avuto cura di distribuire ai politici e ai cittadini e tutti sapevano che detto Consigliere era vicino politicamente al Guarraci. Lo stesso Consigliere aveva detto con naturalezza e spontaneità che il volantino era stato fatto in collaborazione del Guarraci a casa di quest’ultimo. Quindi era notorio che il file che aveva generato il volantino dal titolo “Il vergognoso fallimento di Ferrara” datato 6/3/2004, si trovasse nel computer di Guarraci.
La svolta avvenne il 01/06/2004, quando l’allora Sindaco Ferrara presentò querela contro ignoti per un volantino dal titolo “Il vergognoso fallimento di Ferrara”, lo stesso volantino che da mesi il Consigliere Filippazzo aveva distribuito, ma era privo della data e della firma ma il contenuto era identico, solo per questo viene definito anonimo, ma la cosa inquietante – spiega Guarraci -, è il fatto che Ferrara dichiara testualmente “Non ho sospetti su alcuno”, nonostante fosse ben nota al Ferrara che da mesi il volantino divenuto anonimo fosse stato distribuito dal Filippazzo. Dopo la querela il Filippazzo venne convocato in commissariato come persona indagata, e gli venne mostrato il volantino dal titolo “Il vergognoso fallimento di Ferrara”.
Il Consigliere riconosce il volantino e A.D.R.: “In ordine ai fatti contestatimi, produco in copia gli unici due documenti, di cui mi assumo la paternità e che, personalmente, ho avuto cura di far circolare per le vie della città. L’ufficio da atto di acquisire in copia i predetti documenti sottoscritti dal dichiarante e dal difensore di fiducia. Trattasi di un ciclostile datato 6/3/2004 avente a oggetto “Il vergognoso fallimento di Ferrara”. In particolare riconosco come da me scritto il volantino “Il vergognoso fallimento di Ferrara” datato 6/3/2004 e recante in calce il mio nome e la mia funzione politica rivestita a Porto Empedocle. Ribadisco pertanto che le idee politiche di opposizione all’operato del Sindaco Ferrara erano il frutto delle mie convinzioni. Queste idee politiche sono state poi rese in buon italiano e consacrate nel documento in questione materialmente dal Guarraci, dato che io non so utilizzare il computer.”
Il Consigliere Filippazzo, in maniera corretta, si assunse totalmente la responsabilità del volantino, ma nonostante tutto il Commissariato, finito alle ore 18.00 con l’interrogatorio con Filippazzo, richiede alla procura un mandato di perquisizione e sequestro nei confronti di Guarraci. In tempo record, circa alle ore 20.00 almeno sei agenti si portarono nell’abitazione del Guarraci per eseguire il sequestro del computer.
Giunti a casa del Guarraci, gli agenti cercavano il volantino che aveva determinato il mandato di sequestro, “Il vergognoso fallimento di Ferrara”, quello di cui si era assunto la responsabilità Filippazzo, quello che, lo stesso Guarraci, comprendendo cosa stessero cercando, consegnò – insieme al Floppy Disk dove era contenuto il file del volantino – agli agenti ed inoltre spontaneamente ha consegnato Nonostante la trasparenza e la collaborazione, oltre l’ammissione della collaborazione con FIlippazzo nello scrivere il volantino, gli agenti procedevano al sequestro del computer non per cercare cosa avevano già trovato e dichiarato dai protagonisti, ma sicuramente qualche altra cosa. Tutto ciò accadeva il 22/06/2004.
LE NOTIZIE APPARSE IMMEDIATAMENTE SULLA STAMPA
Da quel momento per il Guarraci iniziò l’odissea. Il giorno dopo il sequestro, esattamente il 24/06/2004 il Giornale “La Sicilia” titolava “Scoperti gli autori dei volantini anonimi” indirizzando senza equivoci il sospetto su Guarraci. Quest’ultimo lo stesso giorno trasmette alla Procura una denuncia querela, che non sortì alcun effetto, per fuga di notizie coperta da segreto istruttorio.
In data 02/07/2004 il Ferrara produceva un’ulteriore denuncia-querela, in quanto, dopo quattro mesi, ripensando al volantino in dialetto siciliano dal titolo “Eppuru pariva babbu”, si accorgeva che poteva esserci qualche riferimento per quanto asserito dal volantino in siciliano e il conto corrente del padre.
Il Dirigente del Commissariato di Porto Empedocle in data 22/07/2004, dopo accertamenti anagrafici, e dopo un complesso ragionamento di rapporti politici e di parentela, comunicava alla Procura che non si poteva escludere il coinvolgimento di un parente del Guarraci nella lettera “Eppuru pariva babbu”. Inoltre venivano avviati accertamenti patrimoniali nei confronti di Guarraci e di un amico Ingegnere. Accertamenti che non trovavano nulla di compromettente.
Ma se il sequestro era stato effettuato per il volantino “Il vergognoso fallimento di Ferrara”, perché il commissariato di Porto Empedocle stava indagando su Guarraci e i suoi parenti sul volantino “Eppuru pariva babbu”? Visto che il computer il perito della Procura lo ha avuto il 30/08/2004, com’è possibile che il 24/06/2004 – il giorno successivo al sequestro del computer – la stampa avesse titolato “Scoperti gli autori dei volantini anonimi”? Chi poteva essere a conoscenza del rinvenimento di un frammento della lettera nel computer di Guarraci, prima della perizia, il cui incarico veniva conferito dal P.M. solo in data 30/07/2004?
L’INTERVENTO DI ARNONE, NEL CORSO DELLA CAMPAGNA ELETTORALE
È in questo periodo, e in questo contesto, che s’inserisce l’Avv. Giuseppe Arnone, legale del Ferrara, che non esita in più occasioni con apparizioni televisive a diffamare e calunniare il Guarraci. A tal proposito, va ricordato come le esternazioni offensive e lesive in danno del Guarraci, avvenissero durante la campagna elettorale del 2006, quando grazie ad interventi effettuati tramite una emittente televisiva, l’avvocato Arnone poteva continuare a denigrare, diffamare e calunniare il Guarraci (candidato a sindaco nel comune marinaro) oltre le ore 24.00 del venerdì 23 giugno a campagna elettorale chiusa, nonché in coda al V.G. del 24 il giorno prima delle elezioni, con spregio della legge elettorale e ogni forma di diritto garantito dallo stato.
Lo stesso Arnone, visto l’esito elettorale che portò all’elezione del candidato Firetto per pochi voti nei confronti di Guarraci, si vantava di essere stato determinante con le sue affermazioni e che l’elezione di Firetto era stata possibile grazie ai suoi interventi contro Guarraci.
È questo il rispetto della forma deontologica, del riserbo e della misura che un legale che si rispetti dovrebbe avere? “L’Avv. Arnone – precisa Guarraci -, è stato querelato più volte, ma senza nessun esito, come se quest’ultimo avesse licenza di diffamare e calunniare chiunque e godesse di una impunità divina.”
IN COMMISSARIATO – IL MISTERO DELLE MANOMISSIONI IN ORARI NOTTURNI
Il perito della polizia scientifica di Palermo, nominato dal P.M. di Agrigento terminava il proprio lavoro il 28/10/2004 e consegnava la propria documentazione alla Procura di Agrigento. Il P.M. il 07/02/2005 comunicava avviso all’indagato della conclusione delle indagini preliminari, assegnando i 20 giorni di rito per eventuali presentazioni di memorie, produzione di documenti, ecc. ecc.
Il 17/02/2005 appena 10 giorni dall’avviso della chiusura delle indagini e 10 giorni prima del tempo utile che la legge attribuisce agli indagati per presentare ulteriore prove a sua difesa, viene pubblicata una intervista del Commissario di porto Empedocle sul Giornale di Sicilia.
La cronista comunicava che “ In prima battuta venne sequestrato, così come riassunto dal Commissario Empoli, il computer di Guarraci. …… i poliziotti del commissariato coadiuvati dagli agenti della sezione scientifica sono riusciti a stabilire che quel volantino ingiurioso e diffamatore era stato scritto da quel P.C. “Qualcuno poi – ha spiegato Empoli – aveva maldestramente cercato di cancellare Il file incriminato, ma gli agenti sono riusciti a recuperarlo e a leggerlo. Quel file di scrittura sarebbe infatti identico agli scritti recapitati circa nove mesi fa alla collettività della città marinara”.
Fatti che, alla luce della recente assoluzione, si sono dimostrati non veritieri.
Nel volantino in siciliano “Eppuru pariva babbu”, tra le parti offese, oltre a Ferrara, c’era anche lo stesso Commissario di Porto Empedocle. Un grande risultato se si fosse giunti a individuare il colpevole. Ma le cose, andarono diversamente. Infatti, il file che aveva generato la lettera “Eppuru pariva babbu”, a differenza di quanto dichiarato dal commissario, non venne mai trovato nel computer di Guarraci.
Il computer di Guarraci, all’atto del sequestro, non era stato sigillato nè posto sotto custodia. Ed inoltre, era stato manipolato dagli agenti in buona fede cercando il file incriminato, modificando irrimediabilmente lo stato dei luoghi e inquinando la prova.
Il computer al Guarraci era stato sequestrato il 22/06/2004 alle ore 21.00 circa, ed era stato portato negli uffici del commissariato, dove era rimasto su un tavolo. Dai report della polizia scientifica di Palermo, si evidenziano accessi eseguiti in commissariato la stessa notte del sequestro da parte di ignoti.
Infatti il file n. 49 presenta un’ultima scrittura alle ore 03:32:02; il file n. 52 ultima scrittura alle ore 03:30:16; il file n. 111 un’ultima scrittura alle ore 02:06:26; il file n. 121 presenta un’ultima scrittura alle ore 01:58:22; e così via. Gli agenti hanno dichiarato con onestà intellettuale che, loro, avevano avuto accesso in orari diurni e solo per trovare eventuali file incriminati. Hanno con determinazione e con serietà negato di aver acceso il computer ed avuto accessi in orari notturni.
Chi ha avuto accesso di notte nel computer di Guarraci negli uffici del commissariato?
Una domanda alla quale forse non avremo mai una risposta. L’unica risposta, è quella data dalla seconda sezione della Corte di Appello di Palermo, che ha messo una pietra tombale su questa triste e inquietante vicenda, assolvendo Orazio Guarraci per non aver commesso il fatto.
7 anni e 5 mesi per ripristinare la verità e restituire l’onorabilità ad un uomo. “Chi risarcirà una persona offesa, diffamata e calunniata per più di sette anni?” si chiede Guarraci.
Di diverso avviso l’avvocato Arnone, il quale nell’anticipare il ricorso in Cassazione, dà la sua preferenza alla prima sentenza (quella di condanna del Guarraci), come se la seconda conclusasi con diverso esito, per lui rappresentasse il classico “pari e patta e palla a centro”. A differenza delle partite a briscola, nelle aule dei tribunali, non esiste lo spareggio…
E su questo, conclude l’intervento Guarraci: L’Avvocato Arnone, da avvocato dovrebbe saperlo, una sentenza d’appello annulla quella precedente. Non si tratta di un 1 a 1, ma di un 100 a 0…
Un’ultima domanda, ce la poniamo noi: Senza l’intervento mediatico di Arnone, il quale proprio ai suoi comportamenti attribuì l’esito del risultato elettorale, come sarebbe finita la competizione che vide eletto Firetto?
gjm
Vengono i brividi
Un’altra dura botta per l’avvocato.