Ad onor del vero, quando si cita Vincenzo Calcara dovremmo scrivere di “misteri” e non di “mistero”, ma oggi è di un “mistero” che parleremo in particolare. Non quello di Calcara onnipresente ma assente dalle aule giudiziarie quando parte in causa, tanto da dichiararne l’irreperibilità, e neppure di omicidi confessati (riportati in sentenza per i quali non sappiamo se abbia mai subito procedimenti penali) e nemmeno del trasporto del tritolo destinato al Giudice Paolo Borsellino (dichiarato nei suoi memoriali e per il quale non sappiamo se sia stato neppure indagato).
Accertato il fatto che Calcara non è scomparso, gode di ottima salute ed è presente sui social (tanto da dedicarmi un post) il “mistero” di oggi riguarda la sua storia di collaboratore di giustizia soggetto a “programma di protezione”.
Stamattina, presso il Tribunale di Palermo, si è tenuta un’udienza scaturita da una querela per calunnia promossa dall’ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino – presente in aula – a carico di Calcara.
Nonostante le rassicurazioni dell’ex pentito – via Facebook – in merito alla sua non irreperibiltà, anche oggi era assente. Così come in due precedenti udienze di altri processi.
Neppure l’avvocato Antonio Terminelli del foro di Palermo, nominato difensore d’ufficio, è riuscito a rintracciarlo. Ma il “mistero”, è quello che è venuto fuori quando il giudice, la Dottoressa Rosini, ha chiesto al pubblico ministero se Calcara fosse ancora soggetto a programma di protezione.
Come non meravigliarsi nel momento in cui il pubblico ministero non sapeva cosa rispondere? Eppure, da anni è risaputo che Vincenzo Calcara è uscito spontaneamente (come da sua dichiarazione) dal programma di protezione. Da anni, persino la stampa (es “L’Espresso”) ha riportato notizie stante le quali l’ex pentito oltre venti anni fa era uscito dal programma di protezione. Ancor più preciso quanto scritto nella sentenza del processo per l’omicidio del giornalista Mauro Rostagno, che in merito a Calcara riporta testualmente: “Va detto subito che l’esame dibattimentale non ha offerto elementi che consentano di superare il giudizio assai poco lusinghiero che sulla credibilità conto di questo collaboratore di giustizia, ormai da tempo uscito dal programma di protezione – per sua scelta, ha detto – al quale era stato sottoposto dal ’92 al ’98, fu espresso dai giudici della Corte d’Assise di Caltanissetta dinanzi a cui si celebrò in primo grado il (secondo) processo per l’omicidio di Giangiacomo Ciaccio Montalto”.
A giudicare dalla risposta del pm, alla quale la Dottoressa Rosini ha chiesto di voler verificare la posizione dell’ex pentito, pare che la Procura di Palermo sia tra le poche che sconoscano il fatto che Calcara non è più sottoposto a programma di protezione da oltre due decenni. Strano, visto che proprio i magistrati di quella procura hanno seguito fin dall’inizio della sua collaborazione le vicende dell’ex pentito.
Tranne che ad alimentare dubbi o trarre in inganno i magistrati, non sia il fatto che Calcara in atti prodotti all’Autorità Giudiziaria continui a indicare come luogo di domicilio: “Località nota al Ministero dell’Interno – Servizio Centrale di Protezione Roma – e comunque presso il Ministero dell’Interno”.
Atti controfirmati anche dal suo legale di fiducia – prima che nelle ultime udienze gli venisse nominato un avvocato d’ufficio – il quale sembra consapevole del fatto che il suo assistito sarebbe uscito da tempo dal programma di protezione, tanto da darne indicazione nell’atto stesso.
Legittimo dunque chiedersi se l’ex pentito è ancora soggetto o meno a programma di protezione e se l’indicazione di domicilio presso il “Servizio Centrale di Protezione Roma” sia lecita e legittima?
Un piccolo mistero tra i tanti misteri di Calcara. Sarà compito della Procura accertare lo stato attuale dell’ex pentito, ma se la stessa dovesse riscontrare difficoltà in merito al luogo dove trovarlo, ci sentiremmo di poterne suggerirne uno – seppur virtuale – dove pare si trovi con facilità e a suo perfetto agio: Facebook!
Gian J. Morici
P.S. Per la cronaca, in assenza del Calcara l’udienza è stata rinviata
Come diceva Voltaire, il tempo è un galantuomo, rimette a posto tutte le cose.”Il presunto pentito Vincenzo Calcara sarebbe stato eterodiretto. Se quest’ultimo dovesse ammettere di aver dichiarato il falso, si sarebbe reso responsabile, consapevolmente o meno, di un depistaggio antecedente alle stragi, quello che favorì Matteo Messina Denaro nel compimento delle stesse…” https://www.ildubbio.news/2020/05/06/259515/