Egregio Sig. Sindaco,
chi Le scrive è una sua concittadina che abita in via Piersanti Mattarella.
Sono madre di una bambina di pochi anni e mi vergogno un po’ quando mia figlia mi chiede quando potrà fare il bagnetto.
Provi Lei a spiegare a una bambina che va all’asilo che anche lavarsi in questa città è un problema di non poco conto.
A Lei non sarà difficile verificare il numero dei turni di erogazione dell’acqua più volte rinviati nella zona in cui abito.
Finalmente ieri – dopo oltre venti giorni che non arrivava l’acqua – l’Aica ha fatto il miracolo.
Purtroppo il miracolo è stato piuttosto approssimativo, tanto è vero che a causa della poca pressione il prezioso liquido non è arrivato al quinto piano, dove si trovano i recipienti.
Già parlare di recipienti sarebbe vergognoso nel 2024, tanto che chi non vive ad Agrigento avrebbe difficoltà a comprendere di cosa si tratta.
Più vergognoso ancora che io sia costretta a lavare i panni presso la lavanderia automatica; ridurre al minimo l’acqua da adoperare per lavarci (la mia è una famiglia composta da tre persone, compreso una bambina piccola); farmi ospitare a pranzo da mia nonna o da una mia zia, facendo la doccia a casa loro.
Tutte cose molto difficili da spiegare alla mia bambina.
Se molti problemi sono riuscita a risolverli facendo una vita nomade girando di casa in casa, ce n’è uno al quale non trovo soluzione.
Come tutti gli esseri umani – ma anche animali – durante il giorno ho delle necessità fisiologiche… per dirla in parole povere, sono certa vorrà perdonarmi, esattamente come Lei e i suoi famigliari anche io e i miei abbiamo bisogno di potere usufruire del bagno.
Adesso non vorrei dovermi trovare a spiegare a Lei, che è anche medico, a quale genere di necessità io faccia riferimento.
Essendo da poco tornata a vivere ad Agrigento, avevo notato tanti cambiamenti avvenuti nella mia città natale.
Cambiamenti non proprio in positivo.
Per ogni cosa che notavo, non appena ne parlavo con altre persone che non avevano mai lasciato la città, la risposta era sempre la stessa.
Facevo notare il fetore della spazzatura nelle vie cittadine?
Risposta: Turati il naso!
E se mi azzardavo a dire che comunque non è un bel vedere, la risposta era quella di turarmi gli occhi.
Questo vale per l’immondizia così come per tanto altro.
C’era sempre qualcosa da turarsi.
Adesso, Sig. Sindaco, non vorrei che il problema sia dovuto a una Sua mancata interpretazione corretta di un evento.
“Agrigento capitale della cultura”, è un’occasione che viene data ad alcune città italiane per poter mettere in mostra il suo sviluppo culturale.
Ecco, non vorrei essere scurrile, quindi La invito soltanto a leggere la parola “cultura” – che è scritta tutta unita – certa del fatto che capirà cosa intendo dire.
Gentilissimo Sindaco, impossibilitati ad adoperare il bagno di casa, io e i miei famigliari con la presente siamo qui a chiederLe di poter adoperare, almeno una volta al giorno e preferibilmente al mattino, il bagno di casa Sua.
Qualora non dovesse credere a quanto sottopongo alla Sua cortese attenzione, non esiti a contattarmi tramite la testata che pubblica questa mia, i cui contenuti potrà confermarLe anche la mia bambina che nonostante la tenera età ha già compreso quanto sembra sfuggire a chi amministra i vari enti e società coinvolte.
Contando sulla sua gentilezza e comprensione, Le chiedo: E’ libero il bagno?
Lettera firmata
P.S. La carta igienica ovviamente la portiamo noi da casa nostra e Le assicuriamo di lasciare pulito il wc così come lo abbiamo trovato.