È ripreso, presso il Tribunale di Agrigento, il processo che vede imputati alcuni ex autisti dell’azienda Trasporti Urbani Agrigento (TUA), accusati di vari reati in danno dell’azienda.
La vicenda risale al 2017, quando l’azienda incaricò un’agenzia investigativa per far luce su presunte attività illecite commesse da alcuni autisti.
Da quell’attività scaturirono le accuse di interruzione di pubblico servizio, reati di truffa continuata in concorso e il licenziamento degli autisti coinvolti.
Successivamente il Tribunale di Agrigento ne aveva disposto il reintegro, ma la Corte d’Appello di Palermo finì con il ribaltare la sentenza di primo grado, dichiarando la legittimità dei licenziamenti irrogati dalla TUA.
Tra i fatti contestati ai lavoratori, la vendita a bordo di titoli di viaggio di tariffa A, (euro 1,20) ceduti ai passeggeri al prezzo maggiorato della tariffa B (EURO 1,70), ovvero quelli in dotazione agli autisti, appropriandosi della differenza del prezzo di vendita.
Diverse le posizioni dei vari conducenti, tra le quali anche quella dell’interruzione di pubblico servizio con soste prolungate in luogo diverso dal capolinea, ritardi nel percorso ecc.
Tra i testi della difesa escussi, il titolare di un bar sito nelle immediate vicinanze del capolinea di partenza, all’interno del cui esercizio vendeva anche i biglietti della TUA, al quale – così come a un altro teste titolare di un edicola -è stata posta la domanda se avesse verificato una flessione nella vendita dei biglietti durante il periodo in esame.
Entrambi i testimoni hanno confermato la notevole riduzione della vendita di biglietti, poiché i medesimi erano venduti direttamente a bordo dai conducenti.
È emerso anche che la distribuzione dei biglietti a terra era piuttosto carente, facendo sì che i passeggeri spesso fossero sprovvisti di biglietti e fossero costretti doverli acquistare a bordo dell’autobus con una maggiorazione di 50 centesimi.
I due testi hanno anche dichiarato di non aver mai sentito lamentele da parte dei clienti in merito al comportamento degli autisti, e che questi ultimi, salvo spostarsi per necessità fisiologiche, non si allontanavano dai mezzi lasciandoli incustoditi, così come invece stando alle accuse mosse dall’azienda ai conducenti.
Sentiti come testi anche passeggeri che durante quel periodo utilizzavano i mezzi di trasporto urbani, i quali hanno dichiarato di non aver mai assistito a lamentele di altri utenti in merito alla maggiorazione dei biglietti, né che risultava loro che i conducenti avessero venduto a bordo biglietti di tariffa A al prezzo di quelli di tariffa B.
Testimonianze che sembrerebbero smentire le risultanze della relazione presentata dall’azienda a seguito dell’incarico conferito all’investigatore privato Castiglia Salvatore, sentito nel corso dell’udienza del 20/04/2022.
L’aspetto della gestione dei biglietti a bordo, era stato più volte oggetto di critiche, a partire dell’assenza dell’obliteratrice – forse considerata da fantascienza – alla quale doveva sopperire il conducente annullando il titolo di viaggio strappandolo.
Non erano già mancate critiche alla qualità dei mezzi adoperati dall’azienda di servizio pubblico, dal parabrezza dell’autobus lesionato al le tante lucine colorate che si accendono sul cruscotto, somiglianti alle luci di Natale, che indicavano avarie di vario genere.
Anche di questo ha parlato un altro teste, per anni responsabile come capo movimento della TUA.
In particolare all’ex capomovimento sono state poste domande inerenti una linea, i cui conducenti – stando alle indagini dell’investigatore incaricato dalla ditta – avrebbero sostato con i loro mezzi.
Un’area di sosta indicata dall’azienda come fuori dall’area prevista come capolinea.
L’ex capomovimento, ha dunque ricostruito come da decenni fosse quella l’area dove correttamente sostavano i conducenti, anche perché in luoghi diversi avrebbero dovuto invadere la carreggiata, o sostare in un incrocio al centro di una curva, rappresentando un notevole fattore di rischio per gli automobilisti, in un tratto di strada che ha, purtroppo, già causato vittime.
L’attività investigativa – relativamente a questo aspetto – disposta dalla ditta, ha riguardato i conducenti Donisi, Nasser e Trupia, che avrebbero sostato in luogo diverso dal capolinea.
Per quanto in precedenza dichiarato dall’investigatore, infatti, nel punto di sosta non è presente neppure segnale identificativo di fermata, e ciò porterebbe a dedurre a una scelta di comodo degli autisti, in considerazione anche del fatto che le osservazioni sono avvenute durante i mesi estivi e quella è un’area ombreggiata.
A confutare quanto affermato dall’azienda e rilevato dall’investigatore, è l’ex capomovimento che non soltanto ha ribadito che da decenni fosse quello il capolinea, ma ha anche evidenziato che in loco da tempo immemore ci fosse il palo utilizzato dalla TUA per indicare le fermate con gli orari e il numero delle linee in transito su quella via.
Cartello mancante, anche quello da tempo immemore, senza che nessuno si sia mai preoccupato di rimetterlo al suo posto.
Peraltro, come riportato nella relazione redatta dall’investigatore, i mezzi della TUA si sarebbero attardati in quella zona per parecchi minuti, un tempo ritenuto non compatibile con il tempo di percorrenza e gli orari di partenza e arrivo previsti per quella linea.
A ribaltare le accuse mosse in merito ai tempi di percorrenza e i periodi di sosta, l’investigatore Dario Peretti, il quale si occupa di attività d’indagine penale e civile da oltre venti anni, titolare della DPS Investigazioni.
Alla domanda se fosse autorizzato a condurre indagini penali, Peretti ha risposto di esserlo. Ulteriore domanda dell’avvocato Leonardo Marino in merito al fatto se fosse necessario essere iscritto in un apposito elenco per quanto riguarda le indagini difensive.
L’investigatore ha ricordato come per condurre questa tipologia di indagini sia necessario essere autorizzati dalla prefettura, possedendo comunque i requisiti per ottenerla.
“Nel caso in cui l’investigatore si avvale di collaboratori – ha chiesto il legale della difesa – è tenuto a comunicare i dati anagrafici degli stessi”?”
Il dott. Peretti, nell’evidenziare come la comunicazione sia un obbligo di legge, ha fatto presente che l’investigatore ha anche l’obbligo di assunzione del collaboratore.
Ha inoltre l’obbligo annotare in apposito registro gli incarichi ricevuti e di identificare i clienti, mettendo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria il suddetto registro, come dal medesimo Peretti fatto in occasione dell’incarico ricevuto dal Donisi, indicando la motivazione dell’attività svolta.
Su richiesta dell’avvocato Marino, il teste ha riferito cosa avrebbe riscontrato in merito alla relazione investigativa, osservando che in quanto investigatori privati vi è l’obbligo di fotografare e cristallizzare il contenuto, senza mai entrare nella parte del cliente o dell’avvocato.
Un contenuto diverso – stando alle motivazioni illustrate in aula – da quello della relazione investigativa prodotta dal Castiglia.
Ulteriore domanda del legale, in merito agli aspetti tecnici-normativi e ai dati da riportare nel registro a cui aveva fatto riferimento il dott. Peretti..
Peretti ha risposto che normalmente tali dati nelle relazioni prodotte dalla sua agenzia vengono riportati.
La domanda era dovuta al fatto che in precedente udienza l’investigatore Castiglia non avrebbe risposto alle domande poste dalla difesa.
L’avvocato Marino, pertanto, ha chiesto l’acquisizione dei registri.
Il teste ha poi illustrato l’attività svolta, dall’identificazione dei mezzi adibiti alla linea urbana oggetto dell’interesse investigativo, al percorso e i tempi di percorrenza fino all’arrivo del capolinea.
Un’attività di pedinamenti e appostamenti, documentati anche con materiale fotografico, dalla quale emergono in maniera puntuale e precisa aspetti che rimetterebbero in discussione le precedenti risultanze investigative.
Proprio su questi aspetti in precedenza aveva deposto il dott. Castiglia, il quale, oltre a non ricordare dove si trovasse il capolinea, aveva redatto una relazione investigativa quantomeno lacunosa sotto il profilo delle immagini, tanto da indurre l’avvocato della difesa a dover dichiarare che dalla foto mostrata non si vedeva nulla, come confermato dallo stesso giudice.
L’escussione è proseguita con le domande di altri difensori prevalentemente in merito al capolinea della linea 5, ovvero quella oggetto delle investigazioni sia per conto della ditta ad opera dell’investigatore Castiglia, che quelle operate dal dott. Peretti.
Anche in questo caso, i tempi di percorrenza sarebbero stati smentiti dalla relazione dell’investigatore agrigentino, fatto che avrebbe giustificato i periodi di sosta in quello che da decenni risulta essere il capolinea di arrivo della linea 5, a differenza di quanto sostenuto da parte dei responsabili dell’azienda di Trasporti Urbani Agrigento.
L’udienza è poi stata rinviata al 26 febbraio 2024.
Un processo, con accuse molto gravi, che a seguito delle testimonianze ascoltate in aula e la relazione investigativa presentata dal titolare della DPS Investigazioni, sembra doversi quantomeno ridimenzionare.
Gian J. Morici