Dal libro “Ecologia Interiore” di Daniel Lumera e Immaculata De Vivo (Mondadori, 2022) |
Mi inchino alla vita di quegli uomini che accolgono le proprie fragilità e debolezze, che sono capaci di ascoltarle senza rifiuto né giudizio. In quell’accoglienza, in quella presenza, troveranno il potere del femminile in se stessi. Mi inchino alla vita di quegli uomini che non hanno paura di mostrare la propria intimità più profonda, di ascoltare senza rifiuto la propria vulnerabilità e di mettersi in discussione, perché in quel coraggio incontreranno l’amore del femminile nel proprio cuore. Mi inchino alla vita di quegli uomini che scoprono e rivelano la delicatezza della propria interiorità, perché è così che potranno diventare davvero complici del femminile. Mi inchino alla vita di quegli uomini capaci di scoprire, onorare e celebrare la natura divina presente in ogni donna, perché è così che potranno far fiorire il divino in se stessi. Nel corpo femminile vedranno un altare su cui farsi dono. Mi inchino alla vita di quegli uomini che riconoscono nella ciclicità femminile il ritmo della vita. Mi inchino alla vita di quegli uomini che sanno difendere e proteggere, ma soprattutto onore a quegli uomini che hanno l’umiltà di farsi proteggere e difendere dal femminile. Mi inchino alla vita di quegli uomini che sanno perdonare un femminile arrabbiato perché a lungo abusato, che utilizza il proprio potere per contrattaccare, far male e ferire. Mi inchino alla vita di quegli uomini che sostengono con forza e dolcezza il femminile, senza più necessità di riempirlo e dominarlo con il sesso. Mi inchino alla vita di quegli uomini che amano accogliendo maschile e femminile dentro se stessi, perché la vita è una e una soltanto. Mi inchino alla vita di quegli uomini che riconoscono nel corpo femminile la sacralità della natura e il suo miracolo e lo onorano nel rispetto di queste consapevolezze. Mi inchino alla vita di quegli uomini che nel corpo femminile sanno leggere le mappe scritte dall’universo, che tracciano i sentieri della realizzazione e dell’amore. Mi inchino alla vita di quelle donne che sanno comprendere e accogliere la fragilità di un uomo spaventato dal femminile risvegliato, che manifesta il suo potere liberamente. Mi inchino alla vita di quelle donne che sanno rimanere nel cuore, senza fare del proprio potere uno strumento di prevaricazione sul maschile. Mi inchino alla vita di quelle donne che percorrono e riconoscono le vie del cuore e le usano per curare se stesse, gli altri e intere generazioni di esseri viventi con l’amore. Mi inchino alla vita di quelle donne che non usano la sessualità e il proprio corpo come arma di ricatto, ma che credono realmente in una responsabilità condivisa. Mi inchino alla vita di quelle donne che esplorano il piacere attraverso la sacralità più profonda e che attraverso essa sanno condurre il maschile oltre le apparenze manifeste, nei mondi invisibili e sublimi del sentire. Mi inchino alla vita di quelle donne che credono nel dono di se stesse, che non vivono il sesso come un fine, ma come un cammino verso l’amore puro; capaci di insegnare all’uomo come percorrere i sentieri che l’universo ha tracciato sui loro corpi, per poter vivere i segreti della vita. Mi inchino alla vita di quelle donne che sanno davvero accogliere, che conoscono la dolcezza e la dedizione, che si lasciano amare senza paura di mostrarsi streghe, madri, vergini, incantatrici, guerriere, sognatrici, cacciatrici, esploratrici; che guidano l’uomo alla scoperta della ciclicità della vita, che non hanno paura del proprio sangue, ma che in esso trovano i fiumi dell’esistenza che scorrono liberi verso l’oceano dell’essere. Mi inchino alla vita di quelle donne che sanno ancora unirsi nello spirito di sorellanza, in danze sacre che guariscono il dolore del mondo e dei suoi figli. Mi inchino al femminile che si fa cura. Mi inchino al femminile che si fa compassione. Mi inchino al femminile che si fa amore. |