“Per fortuna la morte è un’esperienza unica ed irripetibile…”
(Giulio Andreotti)
Da quando esiste il racconto (e l’arte che se ne fa materia, ovvero la Letteratura), quello dell’incontro con la morte è uno dei temi più trattati.
Forse perchè nessuno ha mai saputo cosa fosse questa morte e nessuno saprà mai cosa sia e ciò per tutto il tempo che lega l’umanità all’eterno avvicendarsi della vita.
Perchè – è questo il punto di vera e difficile comprensione – la morte è parte della vita e senza dissoluzione non può esistere creazione.
Se – nell’ottica della legge di Lavoisier – “nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”, allora è chiaro che la morte è solo l’inizio di nuova vita.
Di più, la morte dimostra quanto importante sia la vita facendone sublime ed irripetibile esperienza.
Soltanto che è assai difficile per l’uomo accettare la semplice Verità.
La paura della morte – che è in ogni essere – dimostra quanto poco l’uomo abbia compreso della vita.
Se così non fosse, non si spiegherebbe l’omicidio che annulla la vita dell’altro al prezzo della dissoluzione della coscienza di se stessi.
Chiarito questo semplice (ma complicato) concetto torniamo, per un attimo, alla Letteratura in cui pagine sublimi hanno narrato dell’ultimo momento.
Alludo “all’appuntamento”.
L’attimo in cui la “Grande Signora” arriva ad annunciarti che è venuta a prenderti.
Ebbene, scuserete se su questo scenario farò valere il più sfegatato tra i campanilismi perchè la pagina più bella sull’incontro con la morte è stata scritta dal nostro conterraneo Tomasi di Lampedusa ne “Il Gattopardo”.
La troverete trascritta in fondo a questo articolo e noterete che il Principe riceve l’elegante “Signora” tra luci di stelle ed echi di onde marine.
Non so se uguale accoglienza avrà accompagnato la dipartita di colui che si auto-definì “l’unto del Signore e Gesù Cristo della politica”.
Non riesco ad immaginare quell’appuntamento in cui uno degli uomini più burloni della storia italiana incontra l’Entità Suprema non meno sarcastica.
Perchè – ne converrete con me – vi è qualcosa di assurdamente umoristico in questo Dio che ti dona la vita, immense fortune, felicità al limite dell’inumano e poi – d’un tratto – ti sussurra che è venuto il tempo di lasciarle, di abbandonarle per sempre perchè mai potrai portarle con te.
Da grande umorista quale era, spero che il Presidente abbia avuto il tempo di sorridere a questo esito amaro del gioco imposto, anche all’Unto del Signore, dal Dio creatore di tutte le cose…
Lorenzo Matassa
“Fra il gruppetto ad un tratto si fece largo una giovane signora: snella, con un vestito marrone da viaggio ad ampia tournure, con un cappellino di paglia ornato da un velo che non riusciva a nascondere la maliziosa avvenenza del volto.
Era lei la creatura bramata da sempre che veniva a prenderlo; strano che così giovane com’era si fosse arresa a lui; l’ora della partenza doveva essere vicina. Giunta faccia a faccia con lui sollevò il velo e così, pudica ma pronta ad essere posseduta, gli apparve più bella di come mai l’avesse intravista negli spazi stellari.
Il fragore del mare si placò del tutto.”
(“Il Gattopardo” – la morte del Principe di Salina – G. Tomasi di Lampedusa)