Si parla poco dei così detti foreign fighters (soldati a pagamento che combattono in eserciti stranieri). In Italia è un sistema illegale, si chiude un occhio solo all’arruolamento nella Legione Straniera sotto il controllo dell’autorità francese.
Nonostante il divieto però, dietro ogni conflitto, si apre anche un “mercato di miliziani” che tanto ricorda le legioni romane e forse proprio perchè nati dai romani, in Italia questa calamita di morte e mercato dei propri ideali è particolarmente sviluppata e si muove nel sottobosco più cupo del sistema militare con la connivenza, ed a volte la condivisione, del sistema difesa nazionale.
La morte di un italiano in crisi esistenziale, spinto a scappare dall’Italia per un reato commesso in Patria e costretto a “confondere” i propri ideali per giustificare una “professione” non autorizzata, squarcia un velo su una situazione che non si vuole affrontare e che potrebbe compromettere anche il ruolo dell’intelligence che spesso utilizza questo sistema.
In effetti tutti lo sanno, anche gli Eserciti che li utilizzano, ed è per questo motivo che, al contrario di quanto si dice, questa carne da macello viene ben remunerata e consapevole che non sarà mai trattata come un vero soldato e mai considerato come un “fratello in armi” (anche di questo si sente spesso parlare). Personalmente non sono affatto convinto della morte “eroica”, anche in questi casi la comunicazione è di guerra, è falsa. Proprio per la situazione precaria e pericolosa in cui si andranno a trovare questi soggetti, essi stessi, inconsapevolmente, diventano pedine importanti per un sistema di informazione e contro informazione che, nella maggioranza dei casi, comporta e rendere queste morti, morti da nascondere. Nel caso del mercenario veneto, la “pubblicità” della Sua morte è stata utilizzata per “promuovere” umanitariamente (se fosse mai possibile) l’invasione Russa, costruendo un goffo tentativo promozionale di un’aggressione senza alcuna giustificazione, all’autonomia di un popolo.
D’altronde i partigiani, quelli veri, difendevano la Patria e non gli invasori. Considerato che questi soggetti portati a giocare alla guerra con altri Stati, hanno normalmente delle radici comuni, sarebbe necessario costituire un sistema di controllo e gestione che riesca a ridurre il fenomeno o comunque controllarlo.
Sono centinaia gli italiani che, per voglia di protagonismo (vedi ex allievi piloti militari italiani) o solo perché attratti da facili guadagni intraprendono questa “carriera” che ha molte e varie ramificazioni perché alla pari dei foreign fighters ci sono i “soldati” su commissioni a difendere interessi di ogni genere in tutto il mondo.
Insomma argomento vasto e difficile da affrontare che spero entri presto nell’agenda del Governo, del ministero degli Esteri, del Ministero della Difesa.
Domenico Leggiero