Prosegue dalla prima parte dell’intervista al Consigliere Giulio Terzi di Sant’Agata già Ministro degli Affari Esteri italiano e Ambasciatore dell’Italia all’ONU
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- Ambasciatore Terzi, Lei ha conosciuto da vicino la realtà russa.
Quale è – a suo avviso – la situazione russa in questo momento storico?
Io sono andato a Mosca appena caduto il Patto di Varsavia e ho visto le condizioni nelle quali viveva il popolo Russo, i gradi elevati delle dirigenze, i funzionari di alto livello.
Era un mondo che voleva inserirsi il più possibile in un meccanismo di mercato, che voleva operare nella finanza. Un paese che voleva anche far sì che le risorse, le materie prime, alimentassero la crescita economica.
All’inizio di questo millennio la Russia lanciò un programma molto importante di modernizzazione economica, per trasformare un’economia di petrodollari (rectius di petrol-rubli), in un’economia evoluta, tecnologicamente avanzata.
La formazione sovietica era carente dappertutto, ma c’era un punto di forza, la scienza e la tecnologia – che sono stati sempre una caratteristica di impegno del sistema sovietico – con un motivo ben chiaro che è lo stesso motivo cinese: rivaleggiare con l’Occidente sul piano delle tecnologie strategiche.
Per tutti basta guardare alla corsa allo spazio con lo “Sputnik moment” e il programma Apollo.
Poi gli americani sono andati molto più avanti dei sovietici, perché la scienza e la tecnologia prosperano nella libertà non nella repressione.
Il motivo fondamentale che dobbiamo tener presente, quando parliamo di relazioni economiche internazionali negli ultimi settanta anni, è dato da questo. L’economia russa è cresciuta fino agli anni 2005-2006 e si è arrestata – brutalmente – quando Putin ha cominciato a nutrire sogni neo imperiali divenuti, poi, anche genocidari: l’invasione dell’Ossezia, la distruzione del Consiglio NATO- Russia, l’uscita dai trattati sulla riduzione delle forze convenzionali e nucleari.
La colpa di questi accadimenti è in gran parte attribuibile agli occidentali, all’Unione Europea, agli Stati Uniti, al Canada, alla Norvegia e ai paesi che fanno parte della NATO.
- Perché individua questo concorso di colpa degli occidentali?
Perché di fronte a questa inversione neo-imperialista di Putin l’Occidente nulla o poco ha fatto ritenendo che il contesto fosse “Cosa Loro”.
Putin manifestava chiaramente una personalità aggressiva e interessata a sviluppare soltanto l’influenza del suo paese attraverso le avventure militari con l’utilizzo criminale delle sue forze armate.
A questo proposito si pensi all’intervento in Cecenia.
La Cecenia era un paese di 1.300.000 abitanti che ha perso 300 mila abitanti.
Grozny è diventato un enorme cratere.
Una città patrimonio dell’umanità è stata distrutta… la peggiore distruzione al mondo certificata dalle Nazioni Unite è stata posta in essere nella città di Grozny. La stessa cosa sta accadendo a Mariupol.
Noi abbiamo davanti agli occhi un criminale – Putin – che è responsabile di numerosi eccidi di fronte l’opinione pubblica internazionale.
Lo sarà, adesso, anche dinanzi alla Corte Internazionale di Giustizia che ha condannato – proprio in questi giorni – l’aggressione russa.
Davanti alla Corte Penale internazionale saranno processati quei crimini.
Il Procuratore, Karim Khan, sta raccogliendo le prove infinite di crimini contro l’umanità, di crimini di guerra, di crimini di aggressione, di genocidio…
Che sia chiaro: abbiamo un criminale a capo di uno Stato e di un sistema che ci considera nemici da distruggere.
Questo criminale ha reiterato la sua orrenda e sanguinaria strategia contro il popolo ucraino, gente europea, evoluta, che stava crescendo economicamente, di grande qualità culturale, educativa, scolastica e scientifica.
Gli errori politici stanno in una certa misura da parte occidentale perché gli occidentali hanno permesso tutto questo fino ad oggi.
In terra russa c’è un sistema criminale; criminali al potere, criminali che fanno la guerra con modalità non convenzionali.
Crimini immensi perpetrati in Ossezia, in Transinistria, per non parlare dell’aiuto dato ai serbi, dell’aiuto dato ad Assad a usare le armi chimiche e a distruggere la metà della città di Aleppo,
Questi non fanno politica, solo commettono crimini.
Né può dirsi siano legittimamente eletti, dato che le elezioni sono tutte truccate.
- Ma, in questo così difficile scenario, cosa avrebbero dovuto (o potuto) fare gli occidentali?
Hanno sbagliato nel ritenere (penso un po’ ad alcune frasi concilianti di Clinton, di Obama nei confronti della Cina e anche della Russia; per non parlare della Merkel che è stata la paladina di questa teoria…) di dover commerciare a tutti i costi anche con regimi che commettono violazioni massicce e terribili dei diritti umani.
È sbagliata l’idea che occorra parlare il meno possibile di diritti umani allorché accordi economici importanti debbano essere conclusi.
È errato il pensiero secondo cui il commercio faccia crescere le classi borghesi e la società, crescendo, giunge naturalmente alla democrazia.
È stata una follia!
- In quale modo si muoverebbe l’accusa a Putin per i crimini di guerra?
Il problema tecnico – che sempre nasce quando si parla di giustizia penale internazionale – è quello della definizione della giurisdizione o meglio chiamarla della competenza giurisdizionale.
La giurisdizione internazionale per i crimini di guerra è una storia consolidata ed estremamente importante.
Il Tribunale di Norimberga è stato creato dagli Alleati malgrado si pensi che sia stata una corte creata dagli americani.
In realtà l’apporto intellettuale giuridico e anche politico alla creazione di quella corte internazionale è stato di un grande giurista russo-sovietico dell’epoca, che ha contribuito moltissimo alla definizione della sua base giuridica.
L’obiezione dei difensori dei gerarchi nazisti e di Hitler era quello che essi avevano seguito le leggi del loro paese e che in quel paese erano stati democraticamente eletti secondo la Costituzione tedesca.
È quello che ci dicono oggi i cinesi e i russi.
Tuttavia, per la sovranità dello Stato ucraino sono accadute cose terribili e l’oligarchia politica e militare della Russia è condannata dalla Storia prima ancora che da un Tribunale internazionale.
L’istituzione di una Corte internazionale, davanti alla quale portare Putin ed i suoi sodali, è già nel codice genetico della Società delle Nazioni.
Nel motivo che ha generato quel consesso internazionale vi è la ragione stessa per cui nascerà un processo per i crimini di guerra commessi in Ucraina.
Se si guarda alla Storia delle relazioni internazionali ci si accorge che la genesi di tutto è nella norma base di Kelsen e nelle teorie sulla pace perpetua kantiana.
È dimostrato che esiste una base molto solida sulla quale innestare un processo internazionale vincolante tutta l’umanità.
D’altronde da lì si è partiti e da lì si sono fatti passi enormi.
Si son creati i tribunali per la ex Jugoslavia – presieduto da eminenti giuristi italiani – per i crimini commessi in Ruanda e altri ancora.
L’Italia è sempre stato un paese protagonista in questo progresso nella comunità internazionale del diritto criminale internazionale.
Ovviamente la Russia si è ben guardata dall’aderire alla Corte Penale Internazionale…
Intervista all’Ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata
Parte Seconda
(A cura di Lorenzo Matassa e Gian J. Morici)