A Waterloo non è stato sconfitto Napoleone!
L’operazione Waterloo, per la Procura aveva “disvelato una potente azione di lobbying e la creazione di un vasto sistema di corruttele volto ad eludere i controlli degli enti preposti. Falsi in bilancio ed un sistema di accentramento degli appalti in capo alle imprese del presidente del consiglio di amministrazione di Girgenti Acque, Marco Campione”, aveva portato a otto fermi per associazione a delinquere (dei quali era rimasto in carcere solo Marco Campione, ex presidente del Cda di Girgenti Acque), 84 indagati tra politici, figure istituzionali di primo piano (come nel caso dell’ex prefetto di Agrigento Nicola Diomede) appartenenti alle forze dell’ordine, tecnici e legali.
Intercettazioni, storie di favori, coinvolgimento di 007 nelle conversazioni, presunti falsi in bilancio, presunte truffe, danno ambientale e tanto altro ancora, che l’annullamento dell’ordinanza cautelare da parte dei giudici del tribunale del riesame che hanno scarcerato Marco Campione e tutti gli altri indagati che erano stati arrestati il 23 giugno, ha trasformato in una Waterloo per i tanti agrigentini che da anni lamentano le conseguenze di un sistema che li ha portati a pagare una delle tariffe idriche più alte d’Italia – per una distribuzione idrica che spesso ha portato Agrigento alla ribalta delle cronache – a pagare una depurazione se non inesistente, quasi; a subire l’inquinamento del suo mare.
Il sistema Campione, per i difensori dell’ ex presidente del Cda di Girgenti Acque, non era un’associazione a delinquere.
Tesi accolta dai i giudici del riesame.
Venuta meno l’ipotizzata associazione a delinquere guidata da Campione Marco, cosa rimarrà delle accuse di aver creato una rete che comprendeva politici, tecnici, appartenenti alle forze dell’ordine e a tutti coloro che in cambio di un posto di lavoro per un congiunto, contribuivano “concretamente, pur senza farne parte, al rafforzamento ed alla realizzazione degli scopi” di quella che ormai non può più essere definita un’organizzazione a delinquere?
Probabilmente neppure la possibilità di sapere chi fosse il testa di minchi@ messo a Roma, che scassava i cog..oni, si prendeva l’uno percento e più di lì non poteva arrivare, del quale Campione parlava nel corso di una conversazione intercettata il 27/05/2014.
Il riferimento a quello che sembrava essere l’unico caso di corruzione con dazione di denaro tra il Campione e l’ignoto corrotto.
Gli avvocati della difesa dell’ex presidente del Cda di Girgenti Acque, hanno insistito sull’insussistenza dei gravi indizi a carico di Marco Campione, e sulla mancanza di esigenze cautelari, trattandosi di vicende ormai datate da tempo e in considerazione che la società già dal 2018 è commissariata.
Precisazioni, quelle della difesa, che fanno ripensare alle parole del generale Nicola Altiero, vice direttore della Dia, secondo il quale già nel 2015 questa vicenda si sarebbe potuta chiudere mettendo un punto. Parole durissime, allorquando dichiarava che se si fosse dato ascolto e se si fossero letti con assoluta buona fede, gli atti presentati, si sarebbe evitato che il gruppo – non si può più scrivere associazione a delinquere – continuasse ad alimentarsi e rafforzarsi per anni.
Cosa rimane agli agrigentini?
Oltre al dubbio su chi fosse il testa di minchi@ messo a Roma che prendeva l’uno percento, agli agrigentini restano una città assetata, le bollette per il consumo idrico tra le più alte d’Italia e probabilmente il dover continuare a pagare una depurazione inesistente…
Gian J. Morici
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