Report prende le difese del generale impegnato nella lotta alla malavita organizzata, mentre ritiene discutibile, sotto alcuni aspetti, il modo di raccontare la trattativa Stato-Mafia. Senatore Gasparri, ritiene approfondimento degno di servizio pubblico?
«Ho sempre conosciuto la vicenda come un atto di grande eroismo da parte del generale Mori, protagonista in prima linea della lotta alla mafia. Sono certo che l’iter giudiziario in corso, quando sarà definitivamente concluso, attesterà questa verità. Alcune cose sono state ripetute in maniera meccanica e ossessiva. Sembra quasi che il generale Mori abbia la colpa di aver arrestato Totò Riina. Quello che è stato un merito, sembra essere una colpa. La ricostruzione di Report, sotto alcuni aspetti, è discutibile. Sono anni che si parla del caso. C’è una vicenda giudiziaria ancora in piedi. Vediamo adesso il giudizio di appello se confermerà, come spero, una serie di assoluzioni, che già il generale Mori, ha avuto anche nelle vicende di cui si è parlato ieri».
Servirebbe, quindi, un’informazione diversa?
«Bisognerebbe parlare semplicemente della verità. Si è accennato ai 41-bis cancellati, ma non si è detto che c’era il governo Ciampi, c’era Scalfaro al Quirinale, in maniera adeguata. Lì c’è stato un cedimento strutturale dello Stato. Bisognerebbe, quindi, andare a vedere chi, in quegli anni, si è arreso alla Mafia e chi invece l’ha combattuta».
A proposito di servizio pubblico, la Rai, qualche giorno fa, ha querelato Fedez. E’ la scelta giusta?
«Non mi appassiona la contesa. Ci siamo occupati, sin troppo, della vicenda ascoltando in vigilanza Di Mare. Mi pare che l’Italia abbia problemi ben più angoscianti nella sua agenda che non la querelle giudiziaria tra la Rai e Fedez».
A breve ci saranno importanti nomine in Rai. Come scegliere chi guiderà nei fatti l’azienda?
«Mi auguro che prevalgano scelte interne, di persone con professionalità che conoscano la Rai. Se approda lì, invece, un marziano spreca tutto il mandato per capire dove è arrivato e quando ha imparato se ne deve già andare».
Draghi sceglierà profili di sua fiducia, come la vice dg di Bankitalia?
«Il presidente deve essere ratificato in Parlamento dalla commissione vigilanza, con un quorum dei due terzi. Secondo il mio parere, quindi, bisogna tener conto della Rai, delle sue qualità interne ed evitare invenzioni. Occorrono profili che conoscono la televisione. Non basta chi sa aggiustare i conti».
Secondo lei perché l’esecutivo sta prendendo tempo?
«Ci sono delle scadenze. Sono passati tre anni. Il bilancio è stato approvato qualche giorno fa. Non vedo assolutamente una perdita di giorni. Siamo nella tempistica dettata dalla legge».