“Impressioni a freddo sulla squadra di Governo? Confusione mista a perplessità. Forse, mi ero illuso che questi giorni di silenzio e di lavoro discreto fossero di profonda riflessione nella costruzione di ciò che il Presidente della Repubblica aveva auspicato: una compagine di “alto profilo” evitando “formule politiche”. Così dichiara l’On. FIORAMONTI (MISTO), già Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
“In questo team – prosegue Fioramonti -di ministri e ministre ci sono delle figure esemplari come Patrizio Bianchi, con cui ho portato avanti numerosi progetti, soprattutto nell’ambito dei supercalcolatori e dei big data, mentre con Maria Cristina Messa si è lavorato in varie commissioni per la realizzazione di un testo unico per l’università e la ricerca. Conosco Enrico Giovannini da oltre un decennio, a cui mi lega un comune interesse di ricerca e varie pubblicazioni scritte insieme, e da Ministro ho avuto modo di vedere Roberto Cingolani operare sul campo, come innovatore e sperimentatore nelle tecnologie applicate”.
“Sono certo – prosegue il deputato del misto – che queste persone daranno il massimo per rilanciare il nostro Paese. Mi lascia un po’ perplesso il modo in cui sono state attribuite alcune deleghe: tutti sanno che Cingolani è un grande esperto di robotica, nanotecnologie e nuovi materiali. Il suo profilo è molto più adeguato per il ruolo di Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Al contrario, Enrico Giovannini è uno dei maggiori esperti di sostenibilità ambientale, economica e sociale ed ha dedicato gli ultimi anni alla promozione dell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile: il profilo ideale per il ruolo di Ministro della Transizione Ecologica” e commenta: “Si fa fatica a spiegare il perché questi ruoli siano stati invertiti: incomprensibili le alchimie della politica italiana”.
“Ci sono altri due aspetti che mi hanno sorpreso: il primo è il numero molto limitato di donne. Da che si era paventata la possibilità che, per la prima volta, si arrivasse a metà donne e metà uomini, in realtà siamo rimasti solo ad un terzo: continuiamo a sottovalutare quanto la diversità aumenti la capacità e l’autorevolezza dell’agire pubblico. Il secondo aspetto è il numero inaspettatamente elevato di figure politiche. Avevamo sperato che i partiti facessero un passo indietro, concentrandosi sull’importantissimo ruolo parlamentare e – magari – popolando di persone a loro più vicine il sottogoverno, cioè i viceministri ed i sottosegretari. Una compagine di ministri e ministre non riconducibili ai partiti sarebbe stata più logica e accettabile in un contesto di presunta ‘terzietà’ rispetto all’agone politico quotidiano”.
“Abbiamo bisogno di una leadership di visione, capace di imprimere una spinta coraggiosa verso un futuro incerto. Non certo di una carovana di compromessi al ribasso, dove si litiga ad ogni passaggio. Fa un certo effetto vedere tutte quelle facce nella stessa foto di gruppo. Come parlamentare indipendente, aspetterò il discorso che Mario Draghi farà in Parlamento per valutare se questo Governo – un po’ alto e un po’ basso – sia davvero capace di quella visione, di quel respiro e di quella determinazione di cui abbiamo un disperato bisogno”- conclude infine l’ex Ministro.
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