Il Gup del Tribunale di Palermo nel procedimento penale per l’omicidio del compianto Diego Passafiume ha ammesso le parti costituite figli, moglie e fratelli della vittima, nonché il Comune di Cianciana e l’Associazione “Cittadini contro le mafie e la corruzione”, ed ha rinviato a giudizio l’imputato FIlippo Sciara.
Diego Passafiume era uomo che amava il suo lavoro che svolgeva con passione e determinazione, si occupava di movimento terra e negli ultimi anni della sua vita stava cercando di espandersi, anche per dare un futuro ai figli.
Purtroppo però nel periodo tra la fine degli anni ‘80 e gli inizi del ‘90, il territorio della bassa Quisquina, grazie all’incremento dei lavori edili – gli appalti per le case popolari, il rifacimento di strade provinciali, la diga Castello – è stato oggetto di rivendicazioni da parte degli esponenti di “cosa nostra”, i quali pretendevano e ottenevano la supremazia sulla gestione dei lavori e sulla decisione di chi e come dovesse eseguirli.
Il giorno dell’anniversario del loro matrimonio, il 22.08.1993, Diego Passafiume e la moglie, decidono di festeggiarlo insieme trascorrendo la giornata presso la casa di compagna del cognato a Cianciana, dove nei pressi il piccolo imprenditore aveva da poco acquistato un terreno da adibire al deposito dei mezzi (camion e pala escavatrice).
Mentre era a bordo della sua vettura insieme alla moglie, alla suocera, alla nipote e ai suoi due piccoli bambini, Passafiume decide contento di fermarsi un attimo per far vedere il terreno alla suocera, quando viene affiancato da una macchina con a bordo quattro uomini, uno di questi imbraccia un fucile da caccia e rivolgendolo verso il Passafiume esplode i primi due colpi di fucile colpendolo al petto.
L’imprenditore si accascia, ma non soddisfatto il killer scende dal veicolo, si avvicina ed esplode sul corpo già esamine della vittima, l’ultimo colpo di fucile dritto al volto.
Nell’agguato restano ferite, anche se lievemente, la suocera e la nipote.
Passafiume non si era voluto piegare alle imposizioni di Giovanni Pollari, un uomo di “cosa nostra” definito da diversi collaboratori di giustizia come un mafioso emergente molto pericoloso, che nell’esecuzione degli omicidi si avvaleva della famiglia di Ribera e di Siculiana.
Per quell’omicidio, vengono individuati Sciara Filippo, già condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso e ad altri omicidi di mafia, Pollari Giovanni (successivamente deceduto) ed altri due soggetti non identificati.
“Diego Passafiume – dichiara Giuseppe Ciminnisi, Coordinatore Nazionale dei Familiari Vittime di mafia dell’Ass. I Cittadini contro le mafie e la corruzione – non era un “amico” dei mafiosi locali. Era un uomo che amava la sua famiglia, il suo lavoro, e che con coraggio non ha accettato le imposizioni di uomini arroganti e spregiudicati. Il suo sacrificio non deve essere dimenticato e, insieme a quello di tanti altri imprenditori, deve diventare un simbolo di una Sicilia che si ribella all’arroganza e alla vigliaccheria del potere mafioso”.
A rappresentare come difensore legale dell’Ass. I Cittadini contro le mafie e la corruzione, alla prima udienza, fissata per il 25 marzo 2021 avanti alla Corte di Assise di Agrigento, sarà l’Avvocato Danilo Giracello del Foro di Agrigento.