“Segui il denaro e troverai Cosa nostra” sosteneva Giovanni Falcone. Fu in quest’ottica che Falcone puntò sull’indagine mafia-appalti, le cui conclusioni, sottoscritte dal generale Mori, gli vennero consegnate nel febbraio del ’91 dall’allora capitano Giuseppe De Donno.
Il dossier conteneva i nomi di politici, imprenditori e imprese, nonché di soggetti legati a magistrati siciliani. Falcone si fidava dei Ros ed era convinto che quel dossier confermasse il suo intuito sul condizionamento mafioso nella scelta delle imprese che avrebbero dovuto beneficiare dell’assegnazione degli appalti.
Sbagliava a seguire la pista del denaro, tanto da affermare durante un convegno pubblico che la mafia era entrata in borsa? Può darsi.
Si sbagliava a fidarsi dei Ros, e in particolare di Giuseppe De Donno, uno dei pochissimi investigatori con il quale si dava reciprocamente del ‘tu’? Può darsi.
Paolo Borsellino era convinto che Falcone fosse stato ucciso per l’inchiesta mafia-appalti. Si sbagliava? Può darsi.
Il 25 giugno, incontra segretamente Mori e De Donno ai quali chiede di organizzare un gruppo speciale di carabinieri per riaprire sotto la sua direzione l’inchiesta mafia-appalti. Borsellino non si fida dei suoi colleghi ma si fida dei Ros, tanto da averli incontrati segretamente presso la caserma Carini.
Si sbagliava? Può darsi.
14 luglio 1992. È la data dell’ultima riunione in Procura a Palermo, alla quale partecipa Borsellino. Borsellino conosceva bene l’inchiesta mafia-appalti tanto da muovere delle osservazioni alla conduzione delle indagini e ottenere una nuova riunione in Procura per approfondire il tema.
Si sbagliava? Può darsi.
Nessuno comunque lo informa che la richiesta perché venisse archiviata era già pronta. Borsellino muore cinque giorni dopo.
Quale “trattativa” c’era quando fu ucciso Falcone?
E se Giovanni Falcone e Paolo Borsellino avevano sbagliato tutto, perché li ammazzarono?
Gjm