
Ebbene sì, non conosco il Dottore Palamara. Non gli ho mai mandato un messaggio ne fatto una telefonata. Non lo conosco, ne avrei avuto motivo per conoscerlo. Non sono un magistrato, né un giornalista famoso, uno di quelli che fa le prime pagine dei giornaloni. Provate a immaginare cosa sarebbe successo se lo fossi stato e avessi inviato un messaggio di auguri in occasione di una festività. Messaggi trascritti, depositati nel fascicolo del Pm, dati in pasto alla stampa, seppur privi di qualsiasi rilevanza penale e processuale.
- “Ciao tesoro buongiorno! Ti volevo comunicare che ho già fatto il biglietto per il 24”
- “Grandissima…”
- “Solo per vederti”
- “Occhi per te…”
- “Tu lo sai che a te non so dire di no”
- “Ti adoro”
- “Vabbè. L’amore è un’altra cosa”
È uno stralcio del 11 novembre 2018 della chat tra Luca Palamara e Anna Maria Picozzi, pubblicata il 25 giugno da ‘La Verità’, in un articolo dal titolo “Online le chat delle ‘signore’ dell’Antimafia”.
“ Ecco le chat – scrive il giornale – scambiate tra Luca Palamara, il pm sotto inchiesta a Perugia per corruzione, e le ‘signore’ dell’antimafia: Anna Maria Picozzi e Alessia Sinatra. La prima procuratore aggiunto a Palermo, contatta il boss di Unicost per segnalare ‘una ragazza già dei nostri’ per un posto. In un altro WhatsApp minaccia il suo capo corrente di chiamare Marco Travaglio se non sarà accontentata per una sua specifica richiesta. la seconda pm della Dda, colloquia con Palamara in vista della nomina del nuovo procuratore di Roma”
Frasi che possono solo destare curiosità, solleticare pruderie e alimentare maldicenze, ma che restano però prive di qualsiasi rilevanza penale e processuale. Eppure, sono frasi depositate nel fascicolo d’indagine e poi date alla stampa.
Certamente più interessanti, dal punto di vista giornalistico, i messaggi tra i due, che riguardano le faide interne per le nomine di magistrati e che possono avere attinenza con l’attività svolta dalla Procura di Perugia.
Per meglio comprendere l’atmosfera che si respira all’interno dei “Palazzi dei veleni” (non può più essere riferito al solo Palazzo di Giustizia di Palermo) è d’aiuto la chat tra Palamara e la Sinatra.
- “Vania – scrive la Sinatra – mi ha chiesto perché non ti parli più con Marco… Dice che a Roma o sanno tutti. Io ho detto che non lo so e che non ti chiedo perché sapendo quanto eravate legati non voglio metterti in imbarazzo. E che spero si risolva tutto”
Non si comprende chi sia Vania – che sembra più un nomignolo appioppato a qualche altro magistrato che non un nome di persona – ma dal tono dei messaggi delle due chat pubblicate dal giornale, è evidente come all’interno della categoria dei magistrati ci siano fazioni in lotta tra loro, ruggini e interessi di cordata, rispetto i quali ognuno di loro gioca in ruoli di apparenti alleanze, false amicizie e guerre aperte, nel corso delle quali non mancano neppure insulti e allusioni.
- “A sto punto si deve vincere. Capisci bene che il mio capo è fuori e il porco non deve per nessun motivo al mondo… Sono disposta a tutto e sai che lo faccio […] Riunione a Catania in atto. Zoomma – scrive la Sinatra postando una foto – Che Kazzo ci fa il porco????
- “Sei fantastica Ti voglio bene”
- “Sono una iena che ci fa????”
- “Ma chi?”
- “Cerca consensi. Zoomma la foto. A sinistra c’è Creazzo. Alla riunione Sicilia Calabria”
- “Visto ora gravissima questa cosa”
L’ansia per gli esiti di nomine interne alle segreterie e quelle che andranno a occupare le sedi vacanti di tribunali e procure, traspare in ogni messaggio.
- “Pensi che andrà tutto bene? Bianca dice che secondo lei sabato non si vota. Quanto a Roma corre voce che si prendono tempo e fanno audizioni. Il mio capo a braccetto con Morosini” – scrive la Sinatra allegando una foto.
- “Sì tesoro andrà tutto bene. Bianca solo una serpe”.
Il 19/05/2019, è Palamara che scrive alla Sinatra, inviando copia di un comunicato che intende dare alla stampa:
- “Apprendo dagli organi di stampa di essere indagato per un reato grave ed infamante per la mia persona e per i ruoli da me ricoperti. Sto facendo chiedere alla Procura di Perugia di essere immediatamente interrogato perché voglio mettermi a disposizione per chiarire, nella sede competente ad istruire i procedimenti, ogni questione che direttamente o indirettamente posso riguardare la mia persona. Mai, e sottolineo mai, baratterei il mio lavoro e la mia professione per alcunché e sono troppo rispettoso delle prerogative del Csm per permettermi di interferire sulle sue scelte e in particolare sulla scelta del procuratore di Roma e dei suoi aggiunti”
Il mondo di Luca Palamara è crollato. Tra intercettazioni utili a indagini, intercettazioni illegittime – se non illegali – come quelle di colloqui con soggetti politici, intercettazioni mai avvenute perché il trojan non funziona – come nello strano caso degli incontri con Pignatone e Davigo – e intercettazioni perfettamente inutili, si mettono in croce presunti peccatori e innocenti.
Fu proprio grazie alle famose intercettazioni che venne bloccata la nomina del nuovo procuratore che doveva succedere all’uscente Pignatone. Il 23 maggio, la nomina certa era quella di Marcello Viola, Procuratore Generale di Firenze, che aveva ricevuto 4 voti, contro il singolo voto che era andato agli altri due candidati, Francesco Lo Voi e Giuseppe Creazzo. Il 29, con una tempestività che Giulio Andreotti – che stupido non era – avrebbe diversamente definito, la stampa diffonde la notizia dell’indagine condotta dalla Procura di Perugia sul magistrato Luca Palamara, ex componente del Consiglio Superiore della Magistratura, e di un riferimento a Viola (non intercettato e non presente alla conversazione) che lo vedeva favorito nella corsa alla procura capitolina.
La nomina si blocca fino a nuova votazione e undici mesi dopo vedrà vincitore un altro magistrato. Una nomina rispetto la quale lo stesso Viola ha proposto ricorso al Tar.

Ma cosa c’era di così rilevante nelle intercettazioni da bloccare la nomina di Viola? Di rilevante ci sarebbero state soltanto le parole pronunciate dal pm Luigi Spina, all’epoca consigliere del Csm, che in qualsiasi altra parte del mondo avrebbero portato immediatamente a ratificarne la nomina: “L’unico che non è ricattabile è Viola Marcello […] Voi mettete uno che rischia di essere ricattato come è stato ricattato Pignatone”.
Ma l’Italia è il paese dei mandolini, degli spaghetti e della pizza, e il resto è storia…
Eppure, un’intercettazione che riguarda realmente Viola c’è. Ne dà notizia, ancora una volta “La Verità”. Si tratta della chat tra Viola e Palamara.
- “Caro Luca buon 2018 a presto cari saluti Marcello”
Ecco, la notizia da dare pubblicando la messaggistica, potremmo dire che sta tutta qui. Pochi messaggi di cortesia scambiati e null’altro. Eppure, come scrive il giornale in questione, si tratta dei messaggi tra “Palamara e i rivali Capitolini”. Infatti nella stessa pagina ci sono anche quelli di Creazzo. Viola e Creazzo precisa al giornale, non sono indagati – e ci mancherebbe altro, per un messaggio di auguri di buon anno. C’è da stupirsi, tutt’al più, perché i Whatsapp siano agli atti dell’inchiesta di Perugia su Palamara.
Frasi che dovevano trovare accesso in un’indagine penale? Perché sono state acquisite frasi penalmente irrilevanti? Perché sono state riportate, date alla stampa e non coperte dal classico “omissis”?
Se altra messaggistica – seppur non abbia alcuna rilevanza penale – come nel caso dei messaggi tra Palamara e Cafiero De Raho, può, quantomeno, aiutare a capire i rapporti tra magistrati o le eventuali intese, un messaggio di auguri di buon anno, quale valenza ha? Intercettazioni a uso stampa? Vogliamo buttare tutto in caciara? Tutti colpevoli, nessun colpevole? O solo Palamara, sempre che lo sia, unico colpevole? A quando le intercettazioni serie, sempre che ci siano, e il trojan inserito nel telefonino di Palamara abbia funzionato…?
Lo stesso vale per parte dei contenuti di altre chat, come nel caso della Anna Maria Picozzi e della Alessia Sinatra, in considerazione del fatto che la normativa in materia prevede che nei brogliacci non siano riportate espressioni lesive della reputazione delle persone o dati personali sensibili salvo che si tratti di intercettazioni rilevanti ai fini delle indagini.
Lo zoo, tra suini, serpi e altro, è rilevante ai fini delle indagini?
Dottore Palamara, pur non avendo nulla di personale contro di lei, mi reputo fortunato a non averla mai conosciuta. Chi sa, nonostante io sia notoriamente distratto, se le avessi fatto gli auguri in occasione di un suo compleanno, di un Natale o di una Pasqua, cosa sarebbe successo. Ci avrebbero messi in croce come Gesù, lasciando liberi mille Barabba?
Gian J. Morici
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