“Non si può vietare la natura con una legge. Il fiore di cannabis, al contrario di alcol e tabacco, non ha mai fatto del male a nessuno.
Ho previsto la coltivazione domestica di quattro piante nel disegno di legge che ho depositato al senato”.
Questo quanto si legge nel profilo Fb del Senatore Lello Ciampolillo (M5s) da sempre strenuo difensore della Cannabis terapeutica.
Uno contro tutti
Peccato che i nemici da combattere siano all’interno del Governo, primo su tutti Salvini (Premier de facto) che tra i suoi cavalli di battaglia annovera da sempre la “lotta alla droga”. È arrivato il tempo di tornare alla persecuzione dei “drogati”.
A lui fa eco il Ministro Fontana (ribattezzato “ministro alle politiche medievali”) che ha dichiarato di voler seguire la linea del duo Giovanardi-Serpelloni con un programma di “tolleranza zero” nei riguardi del consumo e “percorsi riabilitativi” e lavori socialmente utili “obbligatori“ per gli utilizzatori di ogni tipo di sostanza proibita.
Fontana sostiene che in Italia “non c’è abbastanza proibizionismo“ ed ha confermato la sua contrarietà ad ogni ipotesi di legalizzazione della cannabis.
Stando a ciò, si potrebbe ipotizzare che staremo per essere travolti da un’ondata di repressione sempre più feroce nei confronti dei consumatori di sostanze proibite.
La War on drug è da sempre una delle battaglie della destra internazionale.
Nelle Filippine, il Presidente Rodrigo Duterte, dal 2016 ad oggi oltre ha fatto assassinare 20mila persone (stando alle stime di Amnesty International e Human Rights Watch), accusate di spaccio o consumo di sostanze stupefacenti.
Tale politica coercitiva è stata approvata da Donald Trump, che più di una volta si è dichiarato dispiaciuto per non poter utilizzare gli stessi metodi negli USA.
Anche gli islamisti eletti in Bangladesh hanno adottato le stesse misure caustiche. Basti pensare che tra maggio e giugno sono state uccise 130 persone e altre 15mila sono state arrestate durante le operazioni antidroga.
In Sri Lanka il presidente Maithripala Sirisena ha promesso di adottare una linea dura e in Argentina il Presidente Macrì ha deciso di dispiegate l’esercito per contrastare il traffico e consumo di stupefacenti.
Differenza fra droghe leggere e pesanti
Ebbene, se appare evidente che non approviamo alcun tipo di droga pesante, o che crei dipendenza (dunque anche il fumo della sigaretta, l’ alcool, il gioco d’azzardo) il problema che si pone in Italia è che attualmente a livello normativo non si fa distinzione fra droghe pesanti e droghe leggere.
Le cose sono un po’ diverse per i 5 Stelle
Beppe Grillo si era espresso più volte a favore della legalizzazione della cannabis.
Il Senatore Ciampolillo ha sempre seguito tale linea, ma purtroppo, nonostante le sue lotte, ad oggi si è riusciti a strappare una semplice “regolamentazione”, una parola che vuol dire tutto e che quindi non vuol dire niente.
La regolamentazione andrebbe pure bene, purché sia pensata con “criterio” e che non si mischi nel calderone tutto ciò che riguarda l’uso ed il consumo della cannabis.
Per questi motivi il Senatore Ciampolillo ha depositato due disegni di legge contemporaneamente, per permettere la coltivazione domestica di 4 piante di cannabis.
“Uno riguarda i pazienti e quindi la coltivazione di 4 piante per chi utilizza la cannabis per trattare le proprie patologie”, sottolineando che: “Coloro che hanno già la prescrizione medica o il piano terapeutico che dà l’accesso alla dispensazione di cannabis nelle farmacie, con questo disegno di legge potrebbero coltivare fino a 4 piante nelle proprie case”.
Si tratta di un disegno di legge mirato a facilitare la reperibilità di cannabis medica in Italia.
Il secondo disegno di legge invece “prevede la coltivazione domestica di 4 piante di cannabis per tutti i maggiorenni”.
Ciò per contrastare l’acquisto di cannabis dal mercato nero, gestito da mafie e criminalità organizzata. “Da un lato per evitare che le persone, compresi i pazienti nei momenti in cui la cannabis nelle farmacie scarseggia, si debbano rifornire presso il mercato nero, dall’altro lato si vuole sancire un diritto alla coltivazione perché a mio avviso è impossibile vietare la natura e quindi una pianta. Nel caso di specie parliamo di una pianta che in quanto droga leggera non ha mai fatto male a nessuno e quindi in uno stato come l’Italia dove sono legali droghe pesanti come il tabacco, venduto con la scritta ‘uccide’, come è possibile pensare di vietare una droga leggere come la cannabis”.
Le due leggi non sono ancora state calendarizzate, ma il Senatore, noto per la sua coerenza e tenacia nel portare avanti le sue idee, ha prontamente ribadito che chiederà la discussione urgente delle due leggi o di iniziare almeno da una delle due.
“Siccome non è un tema inserito nel contratto di governo è una questione che io pongo all’attenzione di tutta l’aula e dove anche i parlamentari che in passato si sono dimostrati favorevoli come quelli del PD, avranno la possibilità di dimostrare la reale disponibilità di chi aveva promesso di essere a favore di una legalizzazione ampia, con una condivisione trasversale del tema. Ora, siccome è un argomento che può essere d’interesse per diverse forze politiche magari con diverse anime all’interno, spero che dalle altre forze politiche venga data libera scelta di voto; penso che sulle droghe leggere sia arrivato il momento di dare una svolta”.
Conclusioni
Vogliamo concludere dando una lezione agli antiproibizionisti italiani che nel 2014 avevano ottenuto l’abolizione della Legge Fini-Giovanardi (che equiparava droghe leggere e droghe pesanti) con una sentenza promulgata pochi giorni dopo la manifestazione nazionale del 7 febbraio di quell’anno.
In Georgia, terra di proibizionismo, migliaia di persone stanche delle continue repressioni, si sono autorganizzate nel “Movimento del Rumore Bianco” e per oltre una settimana di fila hanno fatto manifestazioni notturne a Tbilisi.
La presa di posizione ha costretto il Ministero degli Interni il 22 maggio ad emanare una circolare in cui veniva ordinato alle forze dell’ordine di sospendere “le operazioni contro i consumatori di cannabis”, cui poi è seguita ad agosto la sentenza della Corte Costituzionale.
Ad agosto la Corte Costituzionale ha stabilito che l’uso personale di cannabis è lecito, abolendo completamente tutte le ammende previste finora perché considera l’uso della cannabis come diritto allo “sviluppo personale”.
Fonte intervista a Lello Ciampolillo (https://www.dolcevitaonline.it/)