Giovedì 6 Dicembre 2018 alle ore 17,30 c/o la Chiesa di Santa Caterina in via Garibaldi ad Agrigento, il giornalista e scrittore Gabriele Romagnoli presenterà il suo ultimo libro “SENZA FINE – LA MERAVIGLIA DELL’ULTIMO AMORE”
Gabriele Romagnoli esordisce nel 1987 con il racconto Undici Calciatori, nell’antologia Giovani Blues(Transeuropa), facente parte del progetto “Under 25” ideato da Pier Vittorio Tondelli.
Pubblica il suo primo libro,Navi in bottiglia, 101 microracconti, nel 1993. Seguono il libro per ragazziVideo cronache(1994) eOggetti da smarrirel’anno successivo (1995), quindiIn tempo per il cielo(1995), ePasseggeri – Catalogo di ragioni per vivere e volare(1998).
Dopo una breve pausa pubblica nel 2001 Louisiana blues, a metà fra il diario di viaggio e la galleria di ritratti, nel 2004L’artista, che ha vinto tra l’altro il premio Garda, e nel 2006 Non ci sono santi (Viaggio in Italia di un alieno).
Dal 1997 al 1999 è inviato a New York per il quotidiano italiano La Stampa, occupandosi soprattutto della questione della pena di morte; contemporaneamente partecipa in qualità di inviato ad alcune trasmissioni di Gad Lerner. Collabora con diversi periodici e quotidiani, tra cui la Repubblica,Vanity Fair,Diario e Avvenire
Nel gennaio 2011 viene nominato direttore del mensile GQ, , mantenendo tale carica fino al giugno 2013; ha una rubrica settimanale su Vanity Faire collabora con la Repubblica.
Il 25 agosto 2014 si è sposato a New York con la giornalista Paola Saluzzi.
Il 17 febbraio 2016 viene nominato direttore di Rai Sport dal consiglio di amministrazione dell’azienda, insediandosi il 7 marzo[6]; si dimette da tale incarico il 1º agosto 2018.
Coordinerà l’incontro il dott. Alessandro Accurso Tagano titolare della libreria IL MERCANTE DI LIBRI di Agrigento e Coordinatore SIL SICILIA
Converserà con l’autore la Dott.ssa Monica Brancato co-organizzatrice di BUK il gruppo di lettura da poco nato in città
Gentile dottor Romagnoli,
ho letto su’ Repubblica’ del 15 agosto il suo articolo sulla mummia del Similaun.
Sperando di fare cosa gradita le invio copia di una’ lettera aperta’ da me diretta recentemente all’EURAC di Bolzano.
Cordiali saluti
Gian Luigi Carancini
P. S. L’articolo citato nel test, in formato PDF, può essere scaricato andando al sito “Gian Luigi Carancini, Academia edu.”
GIAN LUIGI CARANCINI
Lettera aperta all’EURAC di Bolzano circa la mummificazione di Ötzi – 1 luglio 2019
Ho riletto in questi giorni la versione in italiano del libro di K. Spindler su Ötzi, e mi ha colpito
un brano, che sembrerebbe poter dare ragione alla mia ricostruzione riguardo alla natura funeraria
del rinvenimento (v. Gian Luigi Carancini, Aspetti dell’iconografia delle statue-stele e dei massi
incisi in Europa tra Eneolitico ed antica età del bronzo – Confronti e convergenze con altre fonti
archeologiche nell’ambito del bacino del Mediterraneo, Preistoria Alpina, 46 II, 2012: 255-265) e,
soprattutto, a quanto avevo presupposto circa la possibile mummificazione artificiale del cadavere,
che ho sempre ritenuto avvenuta a valle immediatamente dopo il decesso di Ötzi, prima del suo
trasporto e della sua tumulazione in alta quota, cioè prima che il tutto venisse sommerso dal
ghiaccio (non ci è dato, tuttavia, di sapere quanto tempo dopo, se immediatamente all’indomani
della deposizione del cadavere – per altro assai improbabile -, o piuttosto molto tempo dopo, cioè
nel lasso di tempo che – secondo la Commissione di Bolzano – avrebbe permesso il processo
naturale di mummificazione: ad ogni buon conto, prima, cioè, dell’avanzamento del ghiacciaio, che
avrebbe coperto il tutto.
Tuttavia sottopongo all’attenzione della Commissione un brano della versione italiana del libro di
K. Spindler, nel quale viene riportato il verbale del giudice istruttore Böhler, redatto subito dopo il
rinvenimento del cadavere (p. 51):
« La formazione dell’adipocera non si è potuta verificare [probabilmente si tratta di una
maldestra traduzione dal tedesco del concetto di ‘assenza di adipocera’, Nota GLC.] perché il
cadavere doveva già essere mummificato prima di rimanere congelato tra i ghiacci».
C’è da chiedersi a questo punto se sia possibile l’ipotesi (sostenuta dalla Commissione di
Bolzano), che la mummificazione sia avvenuta in alta quota per effetto del vento caldo del Föhn, in
coincidenza del periodo primaverile avanzato o degli inizi dell’estate, che resta comunque l’ambito
temporale certo del decesso di Ötzi, qualunque sia l’interpretazione da dare a tutta la vicenda.
A questa ipotesi ufficiale lo scrivente ha inteso contrapporre – in considerazione, soprattutto, 1)
del fatto che non vi è traccia di azione di parassiti sul cadavere, e, 2) data per certa, su cui tutti
concordano, l’assenza, o comunque la scarsissima presenza di tracce di adipocera sul corpo
mummificato – l’ipotesi secondo la quale, si riassumono qui brevemente i termini della questione,
rimandando all’articolo citato i particolari, ci troveremmo di fronte ad un decesso verificatosi a
bassa quota e, subito dopo, ad una mummificazione artificiale del cadavere eseguita
ugualmente a bassa quota mediante ‘affumicatura’ con impiego di fuoco di legna (del resto,
dando per scontato il fatto che si tratti di una tumulazione e non di ”assassinio in alta quota”,
non vi sono tracce di alcuna pira nel luogo del rinvenimento!).
Inoltre, la presenza di oggetti, tra cui l’ascia, tipologicamente di epoca recenziore rispetto alla
deposizione del cadavere mummificato (stando almeno alle datazioni radiometriche), può essere
spiegata in coincidenza di uno dei momentanei arretramenti del ghiacciaio avvenuto già in epoca
protostorica, fenomeno, del resto, scontato, e ribadito anche negli ultimi tempi dai glaciologi.
La tesi qui ribadita è stata recentissimamente avallata dal prof. Mauro Bacci, titolare della
Cattedra di Medicina Legale dell’università di Perugia:`«La mia opinione è che l’affermazione di
Spindler [attraverso la citazione del rapporto di Böhler, Nota G.L.C.] in ordine alla formazione
dell’adipocera (processo innescato dall’idrolisi autolitica del tessuto adiposo) non sia
avvenuta perché il cadavere era già mummificato ma non certo per l’azione del Föhn. La
mummificazione naturale correlata all’ambiente secco, caldo e ventilato è un processo che
richiede, per un soggetto adulto, non meno di 6-12 mesi e che non arresta l’intervento della
fauna cadaverica [grassetto e sottolinearura, G.L.C.].
In ogni caso anche volendo immaginare condizioni ambientali ostative allo sviluppo di ditteri
necrofagi, l’assenza di parassiti quali coleotteri, acari, atropodi, non sarebbe giustificata in un caso
di mummificazione “ambientale”. Ritengo pertanto che l’ipotesi di una mummificazione artificiale
precoce che abbia subito arrestato ogni processo trasformativo sia l’unica che possa giustificare il
mancato rilievo dei suddetti parassiti»