22 Novembre 2024
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3 thoughts on “Vincenzo Calcara e la docta ignorantia

  1. Il mio assistito Vincenzo Calcara mi incarica di svolgere alcune precisazioni in ordine all’articolo de quo.
    Segnatamente il Calcara mi chiede di evidenziare come egli non ha mai rilasciato dichiarazioni sul Caravaggio della cui sorte certamente non sa nulla, bensì ha sempre rimarcato di avere a suo tempo parlato agli inquirenti del signor Gianfranco Becchina, noto mercante d’arte, il quale, a dire del Calcara, era vicino ai Messina Denaro e referente di cosa nostra per l’arte.
    Il Calcara con riferimento all’opera del Caravaggio non ha mai affermato con certezza la sorte toccata alla stessa, ma dietro precise domande in tal senso ha sempre esternato semplici sue impressioni e sensazioni sulla scorta del ruolo – a dire dello stesso mio assistito – rivestito dal Becchina e dei collegamenti di quest’ultimo con alti ambienti di cosa nostra.
    In relazione, poi, alle argomentazioni apparse sul libro della giornalista Mazza, Calcara mi chiede di riferire che le medesime sono frutto esclusivamente della fantasia della giornalista-scrittrice, quale corollario delle dichiarazioni alla stessa rilasciate da Calcara sempre relative al personaggio Becchina.
    Nessuna riconduzione delle dichiarazioni di Vincenzo Calcara sul ruolo di Becchina, alla pregevole opera del Caravaggio, può e deve essere attribuita al mio cliente.
    Tanto Vincenzo Calcara, mio tramite, si vede costretto a precisare.
    avv. Antonio Consentino

  2. Gent.mo Avv. Consentino
    come da Sua cortese richiesta, ho pubblicato le precisazioni che il Suo assistito Le ha riferito di voler pubblicate.
    Come certamente Ella ben sa, nell’articolo de “Il Giornale”, a firma della giornalista Chiara Giannini, il Suo cliente fa più volte riferimento all’opera del Caravaggio, così come appare chiaro fin dal titolo del succitato articolo: “Così i Messina Denaro rubarono il Caravaggio”.
    L’occhiello del pezzo, riporta testualmente: Roma – «Il quadro del Caravaggio? Chiedetelo a Giovanni Franco Becchina dove è»: Vincenzo Calcara, pentito di mafia ed ex braccio destro di Francesco Messina Denaro (padre del latitante Matteo) non ha alcun dubbio riguardo alle sorti della «Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi», la pala trafugata dall’oratorio di San Lorenzo, a Palermo, il 18 ottobre 1969.
    Andando oltre nella lettura, troviamo altri riferimenti alla tela del Caravaggio: “All’epoca, ma già da anni prima, la casa di Messina Denaro era frequentata «da tombaroli e mercanti d’arte». E anche intorno a Riina, di cui il boss di Castelvetrano era il braccio destro, ruotavano strani personaggi. «Tra questi prosegue c’era Becchina. Sono stato il primo a fare quel nome ai magistrati. Lui era il referente di Cosa Nostra per l’arte. Sapeva come commerciare con l’estero. Per questo in molti gli commissionavano i furti. E non si sono impossessati solo del Caravaggio, ma anche di moltissime altre opere d’arte trafugate dalla Mafia».”
    Appare incredibile come il Calcara possa negare l’evidenza dei fatti, nonostante la narrazione degli stessi non possa suscitare altro, in chi legge, se non ilarità.
    A prescindere infatti dalle considerazioni della Dott. Sabella, della giornalista Mazza e, per ultimo, del pentito Francesco Marino Mannoia, che già da sole meritano particolare attenzione, non meno importante è il riferimento a Salvatore Riina, il quale all’epoca dei fatti non era certamente al vertice di “cosa nostra”, aspetto questo di non poca importanza, che dimostra, ancora una volta, se mai ve ne fosse bisogno, come il Suo assistito faccia una confusione tale da alimentare – così come hanno scritto i magistrati – il dubbio dell’appartenenza del Calcara “cosa nostra”.
    Rispetto la vicenda che vede coinvolta, suo malgrado, la giornalista Simona Mazza, desidero risponderle con una domanda: A Suo giudizio, è possibile che una giornalista riporti proprie ricostruzioni fantasiose di fatti inseriti in un libro il cui solo titolo già ce ne indica i contenuti e la loro chiara attribuzione?
    Se rispondesse a verità quanto affermato da Calcara, la “fantasiosa giornalista” (le risparmio le considerazioni da parte del Suo assistito, rispetto le quali La invito a farsi fornire le registrazioni integrali delle conversazioni con me intercorse) non andava redarguita dall’autore dei memoriali, che oltre ad aver letto il libro lo ha pure presentato in diverse circostanze?
    Inoltre, mi permetta di suggerirle di farsi consegnare TUTTE le registrazioni delle telefonate. Sono certo che rimarrà stupito da quanto avrà modo di appurare.
    Un’ultima cosa ancora, ed è veramente l’ultima, posto che il Suo assistito mi ha annunciato di aver già mosso nei miei riguardi una querela per diffamazione – rispetto la quale lo avevo già invitato ad andare avanti – anticipandomene una seconda per l’articolo de quo, La prego, nell’ipotesi in cui Calcara decidesse di retrocedere dall’azione legale, di sconsigliargli la remissione della querela, visto che posso assicurarLe fin d’ora che non sarebbe dal sottoscritto accettata.
    Qualora invece le presunte querele promosse dal Suo assistito, fossero solo frutto di fantasia, mi pregio comunicarLe che sarà mia cura rendere noto ai lettori quanto accaduto, riservandomi ogni possibile azione che riterrò opportuna, nelle apposite sedi giudiziarie e per ogni grado di giudizio, ciò anche in considerazione del linguaggio che adopera il Suo cliente per perorare le proprie cause.
    Cordialmente
    Gian J. Morici

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