Essere garantisti non significa essere babbei, dover considerare raffinati galantuomini imbroglioni che basta guardarli in faccia per capire chi sono. Le “garanzie” deve assicurarle l’ordinamento giuridico e della giustizia e debbono farle proprie quanti, per il loro ruolo pubblico, per il potere di cui sono investiti non possono affidarsi al loro “intuito” ed ai loro pregiudizi il modo di esercitarlo.
Insomma per il più rigoroso dei garantisti il mondo non è popolato solo da fior di galantuomini. E, di conseguenza ha da vedersela con una percentuale considerevole di mascalzoncelli piccoli e grandi, di gente che è meglio tenere alla larga, di personaggi dei quali non è il caso di fidarsi nemmeno se gli domandate che ora è.
Detto questo non manderei in galera Ingroia per quei centocinquantamila euro della cresta che avrebbe fatto sui conti delle sue molteplici ed un po’ imbrogliate (senza che ci sia da dubitarne) funzioni pubbliche.
Spero, anzi che rovistando nei suoi cassetti riesca a trovare i conti degli alberghi, i biglietti usati e le ricevute del benzinaio che dimostrino che non ha mica fatto la cresta (Accidenti! Però. Lo sapete? Centocinquantamila euro di spesucce non è mica tanco poco!!!). O che magari si faccia fare la copia di ricevute e fatture se proprio le ha perse.
Lo spero proprio. Tanto io con uno con la faccia e la storia di Ingroia, cresta o non cresta sui conti ed i rimborsi della Società esattoriale o della sopprimenda provincia non vorrei mai averci a che fare.
Ingroia è stato l’alfiere della scheggia impazzita dell’Antimafia e del Partito dei Magistrati siciliani.
E’ l’inventore o qualcosa di simile, del processo della Trattativa. Ha subito cercato di trarne un mirabolante profitto politico, riuscendo solo a coinvolgere nella sua clamorosa e grottesca debacle persino Di Pietro, l’ex magistrato più amato dagli Italiani. Candidato, nientemeno, alla presidenza del Consiglio in tutte le circoscrizioni, quando, scornato ed un po’ ridicolizzato, ha dovuto riprendere a fare il magistrato (si fa per dire), ha dovuto essere assegnato all’unica sede giudiziaria in cui non era stato candidato (lì c’è il Collegio Uninominale), la Valle d’Aosta. Ha considerato quel provvedimento (non la sua supponente ed onnipresente candidatura) un’offesa personale. Si è dimesso, anzi no, si è fatto dichiarare decaduto (così, per una strana disposizione di legge potrebbe rientrare in magistratura) e si è andato ad iscrivere all’Albo degli Avvocati. Ha chiuso con la magistratura scrivendo, dice lui, un libro dal titolo minaccioso: “Io so”. Ma non ha atteso che la accettassero e lo facessero giurare: si è presentato in aula a fare la parte civile, naturalmente “antimafia”, che più antimafia non si può. Lo hanno certamente messo alla porta.
Ma non è con l’incerta sorte della libera professione che Ingroia si è ripromesso di rifarsi dal capitombolo elettorale.
Amico di Crocetta e, visto che lui “sa”, si è fatto nominare presidente di Sicilia e Servizi, società a capitale regionale di esazione dei tributi. Anzi, per consentirgli di esserne presidente e di fare l’avvocato (per quanto “antimafia”…) ne hanno appositamente variato lo Statuto.
A Sicilia Servizi sono subito cominciati (c’erano sempre stati) pasticci e pasticcetti. Ma se l’era cavata.
Ma non basta. C’erano le provincie.
Le provincie siciliane abolite dallo Statuto, rivivificate, riabolite ma solo per quel che riguarda le loro funzioni, i loro compiti, le strade etc. Non per quel che riguarda la burocrazia. Ed Ingroia è stato nominato Commissario Liquidatore (cioè perpetuatore) della provincia (regionale ed abroganda) di Trapani. Ancora la stanno abrogando.
Beh, insomma, io sono garantista, ma non sono fesso. Ritrovi pure Ingroia le ricevute dei conti che si è fatto rimborsare. Ma che, debba genuflettermi davanti a quell’esempio di campione della “legalità”, di lottatore contro la mafia e la corruzione, di inventore di nuove “misure di prevenzione”, fautore di sequestri e confische a non finire contro i “politici corrotti”, scordatevelo. E’ uno dal quale per “garantirsi” è meglio stare alla larga.
Io di Ingroia la penso come voi. Garantiamoci.
Mauro Mellini