Oggi pomeriggio sotto la sede dell’Ambasciata di Polonia a Roma ha avuto luogo una manifestazione promossa dai giovani studenti ebrei e dai Figli della Shoah, alla quale ha aderito la Comunità Ebraica di Roma.
Abbiamo invitato nella nostra sede i rappresentanti dei manifestanti per parlare dei temi oggetto della loro protesta.
L’incontro con la delegazione dei manifestanti, con a capo la presidente della Comunità di Roma Ruth Dureghello, si è svolto in buona atmosfera e con volontà di dialogo per chiarire le disposizioni della nuova legge.
I rappresentanti della comunità ebraica hanno espresso le preoccupazioni e i timori della comunità legati alla legge sull’Istituto di Memoria Nazionale, approvata dal parlamento polacco e firmata dal presidente Andrzej Duda. Hanno altresì chiesto alla rappresentanza diplomatica polacca, dopo aver preso atto di quanto da loro rappresentato, di trasmettere quanto espresso alle autorità di Varsavia.
Durante l’incontro si è convenuto che i rapporti e la collaborazione tra l’Ambasciata e la Comunità Ebraica romana e italiana è sempre stata ottima. Da parte nostra abbiamo pertanto cercato di chiarire per quanto possibile i dubbi e le conseguenti paure che, a nostro parere, derivano dalla non corretta interpretazione della nuova disposizione.
Da parte nostra abbiamo sottolineato e teniamo a sottolineare che siamo sempre aperti a parlare delle incomprensioni che accompagnano la legge approvata in Polonia. Una legge concepita con il fine principale di combattere la negazione e la falsificazione della verità sull’Olocausto, ivi compreso lo sminuire la responsabilità dei veri colpevoli di questi crimini. Una legge concepita come difesa da chi attribuisce allo Stato e al popolo polacco, pubblicamente e contrariamente ai fatti, la corresponsabilità per i crimini nazisti compiuti dal Terzo Reich, inducendo in errore e ledendo le vittime-cittadini della Polonia, sia di origine ebraica che polacca.
La nostra Ambasciata ha sempre ritenuto prioritario il rapporto con la comunità ebraica italiana. E’ per noi naturale. Ebrei e polacchi hanno convissuto per secoli sulla stessa terra, è in Polonia che si trovava la più grande comunità ebraica in Europa.
Lavorare insieme su progetti comuni era e rimane per noi importante. Questi progetti riguardano sempre la memoria, la storia comune, che il nostro paese e il nostro popolo è ben lungi dal voler cancellare.
Noi, in quanto polacchi e in quanto rappresentanti del governo polacco in Italia, abbiamo dimostrato di prenderci cura della memoria sull’Olocausto, una tragedia che è parte integrale della storia della Polonia e della nazione polacca. Per decisione dei nazisti tedeschi che occupavano il nostro paese, la nostra terra è divenuta luogo di sterminio degli ebrei provenienti da tutta l’Europa. Ogni famiglia in Polonia è stata duramente toccata dalla tragedia e dai crimini commessi dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale.
Ogni anno una delegazione dell’Ambasciata rende omaggio alle vittime depositando il 27 gennaio i fiori sotto la lapide che ricorda la deportazione degli ebrei romani nel 1943.
La Polonia non vuole dimenticare. E’ la Polonia che preserva con grande sforzo l’area museale dell’ex campo di sterminio Auschwitz-Birkenau, divenuto patrimonio mondiale Unesco, luogo di visite e di viaggi della memoria dei giovani di tutto il mondo.
I polacchi non sono negazionisti, né lo vuole essere la nuova legge.
Come hanno sottolineato nelle loro dichiarazioni sia il premier Mateusz Morawiecki che il presidente Andrzej Duda, nessuno vuole negare le colpe di singoli individui che hanno commesso atti vergognosi e crimini rivolti contro gli ebrei. Ma questi comportamenti che la Polonia condanna severamente non possono essere attribuiti a una nazione intera che con gli ebrei ha condiviso le sofferenze dei crimini nazisti.
La nuova legge non limiterà la libertà di ricerca scientifica né la pubblicazione dei risultati di questi studi, non limiterà il dibattito storico, la libertà di parola o di espressione artistica: l’esclusione di queste attività è espressamente indicata nella legge (art. 55°, par. 3). La legge non impedisce in alcun modo la discussione pubblica riguardante l’Olocausto.
La legge si propone di difendere la verità storica e il buon nome della nazione dello stato polacco. Nella maniera più assoluta non protegge i criminali, indipendentemente dalla loro nazionalità.
Come hanno chiarito le massime autorità polacche, la legge non prevede pene per l’indicazione di concreti, vergognosi casi di crimini commessi da persone concrete, indipendentemente dalla loro nazionalità, ivi quella polacca.
La legge non limiterà le discussioni pubbliche su i casi di pogrom contro gli ebrei, verificati in tutta l’Europa occupata, inclusa la Polonia. A questi crimini hanno partecipato anche i polacchi. Sono stati eventi scioccanti e vergognosi. Abbiamo il dovere morale di onorare la memoria degli ebrei uccisi durante questo tipo di avvenimenti.
La Polonia era e rimane sempre a favore dello dialogo. Il presidente Duda, come da lui stesso dichiarato, nel prendere la decisione ha tenuto presente tutte le voci che si sono levate sul tema, compreso quella dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane che venerdì scorso gli aveva rivolto un appello.
Ripetiamo: la Polonia è per il dialogo e per la libertà di espressione. Ed è proprio per avere la sicurezza che la libertà sia mantenuta e garantita che il presidente Andrzej Duda ha trasmesso la legge da lui firmata alla Corte Costituzionale, come d’altronde egli stesso ha spiegato.