La fregola che sembra aver preso Grasso di assicurarsi una “conveniente” ricollocazione politico-istituzionale alla fine della legislatura non so se sia più fastidiosa o divertente, tanto è manifesta e senza pudore. Ma è anche utile, perché, per quanto di indiscutibile esagerazione, consente di analizzare il succo delle velleità (e non solo delle velleità) serpeggianti tra i magistrati rispetto alla conclusione politica delle loro carriere. Velleità che tendono a crescere verso l’alto.
Grasso, è bene sempre ricordarlo, è il magistrato che, trasmigrato in politica con intenzioni di non farvi solo una rapida esperienza, è riuscito a farsi “paracadutare” alla prima botta ad occupare la Seconda Carica dello Stato. Presidente del Senato, quando Renzi diede mano alla sua sciagurata riforma costituzionale che ridicolizzava il Senato, anziché far sentire un qualche sussurro in difesa della dignità dell’Istituzione da lui presieduta, non solo tacque, ma si dimostrò zelante esecutore dei voleri del Capetto facilitandone l’iter parlamentare.
La politica, con la p minuscola prima del senso delle Istituzioni, con una I maiuscola si manifesta in certe circostanze.
Grasso, magistrato e “uomo di Stato” (??!!) è uno che “spera”. E’ nota, ma non abbastanza meditata la sua dichiarazione di “sperare” che venga fuori che ad assassinare Falcone non sia stato solo la mafia, così da potergli tributare l’onore di essere vittima di un “assassinio di Stato”. Con la strumentale speranza, aggiunse, che venisse fuori qualche pentito che rendesse meno ipotetico quella speranza con “opportune rivelazioni”.
Così aduso a sperare qualifiche di “assassinio di Stato” per gli altri, non c’è da meravigliarsi che speri per sé ulteriori incredibili collocazioni nell’empireo istituzionale del nostro Paese.
Ma non sarebbe stata una “promozione” la carica di Governatore della Sicilia, successore di Crocetta e, pertanto, nella condizione di non figurare male al paragone, dato che a Crocetta difficilmente potrebbe essere negata la qualifica di “peggior Presidente della Regione Siciliana”. Carica a lui offerta dal P.D.
Ma nella visione politica di Grasso non è il primato o, comunque una qualche valutazione qualitativa che conta. Apoteosi mediatiche possono sempre attenersi facilmente, sapendo come fare per procurarsele.
Ma Grasso non è uomo da concepire e praticare il “meglio un uovo oggi che una gallina domani”. Le circostanze e la stoltezza degli altri gli hanno insegnato che è meglio correre dietro alla gallina. E, poi andare a fare l’erede di Crocetta non sarebbe che andarsi a cercare l’uovo marcio e manco facilmente afferrabile. Che, se la cosiddetta Sinistra avesse speranze plausibili di riconquistare la Regione, Crocetta non avrebbe certamente e facilmente mostrato di gradire quel successore.
Giorni fa Grasso si lasciò sfuggire qualcosa delle sue facili “speranze” relative, nientemeno, ad una sua “promozione” al Quirinale. Ecco, dunque la gallina cui corre dietro il magistrato-politico meglio piazzato d’Italia. Una gallina che, Costituzione e buona salute di Mattarella in combinazione tra loro, rendono ancora lontana nel tempo in cui poterla acchiappare, oltre che, come sempre è stato nella storia della Repubblica, piuttosto sfuggente ed aleatoria.
Mi sorge il dubbio (a pensar male…diceva Andreotti, spesso ci si indovina, anche se si fa peccato) che qualcuno, non difficile ad ipotizzare, gli abbia fatto balenare quella “collocazione”, per assicurarsene il silenzio connivente (e non solo) quando Grasso lasciò fare Boschi e Renzi che tentavano di sfasciargli la poltrona su cui è così autorevolmente e comodamente seduto. Se così è, bisogna dire che, oltre che assai speranzoso, Grasso è anche un po’ ingenuo.
Va a vedere dove si nasconde l’ingenuità.
Mauro Mellini