Sinossi:
Giorgio Ricci si è appena lasciato con Silvia, la donna con la quale aveva una relazione da diversi anni. All’amarezza di un rapporto terminato dopo anni, si aggiunge un’accusa, ingiusta.
La vicenda è ambientata a Collearso, piccola cittadina siciliana di provincia.
Sangue, paure, sesso, giornalismo, spionaggio, sentimenti, cinismo, fragilità e adrenalina, sono gli ingredienti della vita di un uomo apparentemente normale, come potrebbe esserlo il vostro vicino di casa.
Rapporti umani, politica, corruzione, fallimenti economici, ma anche strani personaggi legati alla malavita locale, oltre soggetti come Jo, un americano legato al mondo dei servizi segreti americani, per un noir mediterraneo, nel quale è difficile distinguere il confine tra realtà e fantasia nelle storie di terrorismo, mafia, malapolitica, spionaggio, vissute in buona parte in una cittadina di provincia dal nome Collearso.
1717 – Un uomo qualunque
Viaggio di nozze. Il ricordo di Ria
…Giulia era mora, magra, non molto alta. Ma quando si adirava, era capace di reagire come se fosse stata un pugile che poteva contare su tutta la propria forza per buttar giù l’avversario.
Era dai tempi di Ria, l’olandese che quando lui aveva 19 anni suo padre ebbe la malaugurata idea di ospitare in casa, che Claudio gli aveva affibbiato quel nomignolo, “sex machine”.
*****
Ria aveva 40 anni e si era invaghita di lui. Quanti casini. Giorgio ricordava ancora quando telefonò il suo compagno e lei, dopo avergli chiuso seccata un paio di volte il telefono in faccia, gli disse in maniera spietata: “Ma insomma, lo vuoi capire o no, che sto scopando con Giorgio?”.
Per alcuni anni avevano continuato a vedersi. Andava lui a Firenze per lavoro. Talvolta scappava lei a Roma e s’incontravano a metà strada.
Un giorno a Firenze avevano incontrato il padre di Ria. Era insieme alla sua compagna venticinquenne. I loro sguardi si erano incrociati ed erano scoppiati a ridere. Giorgio, appena ventenne, insieme a Ria che aveva già superato i quaranta. Lei, venticinque anni appena, con il papà di Ria.
Seppure era un bell’uomo e dall’aspetto giovanile, era ormai vicino alla settantina. Ria e suo padre, non capendo la loro risata, o forse proprio perché l’avevano capita, ebbero quasi un gesto di stizza.
Rapidamente si salutarono e proseguirono ognuno per la propria strada. Nella mente di Giorgio si affollavano i ricordi. Il pianto di Ria in macchina, mentre con la borsa sulle gambe, nella quale cercava il fazzoletto per asciugare le lacrime, gli urlò:
– “Tu la guardavi…”
Ria, con la gonna sopra il ginocchio, che quando guidava alzava fin quasi a lasciar vedere gli slip, spesso di colore rosa. Ria, sempre desiderosa di far sesso.
A volte non arrivavano neppure a casa o in albergo, che d’improvviso, quasi colta da un impulso irrefrenabile, sterzava per infilarsi in una piazzola di sosta o in una traversa poco illuminata. Pochi secondi bastavano per ritrovarsi seminudi e già ansimanti di desiderio, come se il mondo fosse tutto lì…
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