Mentre Di Matteo cerca di digerire la botta della mancata “trasferta” dove già sta ed è stato da anni, andando in pellegrinaggio per manifestazioni di solidarietà e di protesta, Antonio Ingroia, ex Procuratore Aggiunto di Palermo e suo Mentore, ex candidato Presidente del Consiglio, Avvocato frettoloso nell’assumere incarichi antimafia, dirigente di un ente regionale e Commissario Liquidatore della Provincia di Trapani di fiducia del Presidente Crocetta, progetta l’estensione delle leggi antimafia e l’abolizione di fastidiosi intralci delle prove dei crimini di corruzione (e simili). E, soprattutto, mette a punto nuove strategie politiche “un ampio schieramento democratico… A cominciare dal Movimento 5 Stelle, perché…esca dal proprio isolamento dorato e improduttivo…e cominci un percorso nuovo…Un’alleanza trasversale in grado di restituire finalmente democrazia e giustizia ai cittadini e di cambiare gli equilibri politici e parlamentari futuri…”.
Tutto questo a partire da una iniziativa specifica “bisogna estendere ai colletti bianchi indiziati dei reati più gravi la legge voluta da La Torre per i mafiosi” (misure di prevenzione e sequestri per gli “indiziati” di essere tali). E’ il senso della proposta di legge La Torre Bis che abbiamo scritto con gli altri giuristi (?!???) e Franco La Torre, figlio di Pio: in presenza di gravi indizi di corruzione partono gli accertamenti finanziari e patrimoniali…si sequestrano i beni dell’indiziato corrotto…chi non riesce a dimostrare la provenienza lecita delle ricchezze subisce la confisca…”.
Insomma: la certezza di ogni diritto patrimoniale, già venuta meno con le misure antimafia (contro i “presunti” o gli “indiziati”) che già hanno demolito pilastri essenziali del diritto e dell’economia (facendo, tra l’altro venir meno ogni normale accesso al credito in regioni come la Sicilia, che ne è rimasta rovinata…). Verrebbe ulteriormente devastata con l’ “allargamento” delle misure patrimoniali (cioè espropri, magari, “cautelari”) ad altre categorie di “gravemente indiziati” (esplicitamente, quindi, non necessariamente colpevoli!!!) per di più non di un reato che deve (o dovrebbe) consistere in una “condizione”, in una prevaricazione violenta e stabile nel tessuto economico-sociale, come è, pur nella sua pericolosa genericità il reato di associazione mafiosa, ma di reati di per sé “episodici”, “istantanei” anche quando siano gravissimi e che non necessariamente consistono nell’acquisizione di condizioni di continuità e di sopraffazione. Insomma il “giurista” Ingroia e gli altri “giuristi” autori di cotanta proposta sembra si propongano di dimostrare tutta la potenzialità eversiva della legislazione antimafia, passando, in realtà, dalla potenzialità all’attualità della eversione giuridico-economico-sociale.
Da questa “scheggia impazzita” del Partito dei Magistrati, da Ingroia, da Di Matteo, dal pittoresco contorno del Guru di Antimafia 2000, delle Agende Rosse e delle “Scorte Civiche” e dal contorno affaristico della gestione dei beni sequestrati, dalle teorizzazioni con le quali si sono costruite mostruosità come il processo per il tentativo dello Stato di sottostare al ricatto della mafia, si sviluppa la degenerazione del diritto e della giustizia che è insita nella “giustizia di lotta” e nell’”antimafia devozionale”.
Ma bisogna aggiungere che le velleità degli Ingroia e del collezionista di “cittadinanze onorarie” Di Matteo, nascono da tutta una serie di distorsioni piccole e grandi: dalla “trasferta immobile” ai latrocinii della “gestione” dei beni sequestrati, ma, soprattutto nasce una sorta di “anarchismo reazionario” non facilmente decifrabile. E progetti poetici assurdi ma pericolosi. E tutto ciò è determinato soprattutto dalla incredibile mancanza di una reazione purchessia della classe politica, dei ceti professionali, degli imprenditori (che non sono tutti “monnezzari” ed affiliati alla nuova mafia dell’antimafia).
E’, in fondo, questa inerzia di fronte allo scempio, la vera sciagura.
Mauro Mellini