Che Berlusconi voglia che si voti con il sistema proporzionale è comprensibile, una volta che sembra normale che la legge elettorale ciascuno debba cercare di farsela aggiustare alla vigilia del voto secondo la propria convenienza del momento.
A favore della proporzionale c’è, in realtà, solo un argomento indiscutibile: che il peggio è venuto dopo la sua abolizione, dopo che aveva funzionato per più di quarant’anni.
Ma Berlusconi non vuole che gli elettori possano scegliere i candidati sulle liste a confronto da far eleggere. A scegliere tra i candidati quelli da eleggere dovrebbero essere (come lo sono stati in questi ultimi anni) i partiti che presentano le liste, stabilendo la “graduatoria”.
Attribuiti “proporzionalmente” (rispetto alle altre) tre seggi ad una lista devono essere eletti il primo, il secondo, il terzo dei candidati nell’ordine in cui sono presentati nella lista stessa. Un sistema che esclude automaticamente gli ultimi e, stabilisce preventivamente chi deve essere eletto se la lista raggiungerà uno o più quozienti.
Che con tali sistemi si possa parlare di eletti e rappresentanti dal Popolo e del Popolo è un’evidente menzogna.
Sostenere, come ha sostenuto Berlusconi l’altro ieri, che questo sia il modo migliore per assicurare la rappresentanza popolare, più che una menzogna è una sfida arrogante alla ragionevolezza.
La storia degli anni successivi all’abolizione del sistema proporzionale (con l’abolizione pure delle preferenze) vale pure qualcosa. Il livello qualitativo dei Parlamentari è scaduto enormemente. La loro autorevolezza è scaduta ancora di più. Benché nominati dal partito o da chi ne faceva le veci, la tendenza a “trasmigrare”, a cambiar casacca ha toccato record impressionanti.
Berlusconi ripetendo la tesi fatta valere con quel mostro di sistema elettorale che è l’Italicum (ci si perdoni l’involontario insulto alla Nazione Italiana) afferma che per assicurare la genuinità della rappresentanza popolare, invece che alle preferenze si deve ricorrere a collegi assai piccoli “dove i candidati possono essere meglio conosciuti”. Così, dovendo votare un testadicazzo lo si può fare in piena coscienza!!
La solita solfa dell’interferenza del voto mafioso che sarebbe particolarmente pesante nel giuoco delle preferenze è un’altra bufala.
Anzitutto la mancanza del voto di preferenza rende meno evidente la responsabilità personale (ché personale è la responsabilità penale) di pasticci con gruppi malavitosi. Ci sarebbe poi da aggiungere che oggi il fenomeno di una mafia (e di una camorra) che disponga di una vasta clientela elettorale è assai diminuito e probabilmente sono certi eletti che sostengono e “scelgono” i mafiosi e non viceversa.
Ma la storia del voto di preferenza “mafioso” è in sé assurda e pericolosa. Se si deve abolire il voto di preferenza perché consente condizionamenti mafiosi, si dovrà arrivare ad abolire del tutto le elezioni perché i condizionamenti possono estendersi anche alla scelta tra le liste.
D’altra parte, se i “padroni delle liste” ritengono di poter garantire una scelta dei candidati da eleggere migliore di quella che farebbero gli elettori, potrebbero anche presentare agli elettori stessi liste di galantuomini dei quali non sia da temere che si avvalgano dell’aiuto della mafia per guadagnarsi le preferenze.
Intanto Berlusconi, mentre così platealmente diffida della capacità degli elettori che scelgano le liste da lui redatte, di scegliere anche i migliori candidati delle liste, sembra, poi voler fare di tutto per farci intendere che lui con Renzi finirà con intendersela.
Così, impediti di esprimere le preferenze tra i suoi candidati, dovremmo votare liste “a scatola chiusa” sia per quel che riguarda i parlamentari, sia per quanto riguarda il pericolo di trovarsi ad aver votato per i tirapiedi del Capataz che il 4 dicembre abbiamo così nettamente e sonoramente mandato a quel paese.
Berlusconi ritiene dunque che gli Italiani siano così decisamente autolesionisti?
Mauro Mellini