Non è vero che, dopo la vittoria dei Cinquestelle l’Amministrazione Capitolina sia paralizzata. Le cose importanti le fa. Non faccio riferimento al rifiuto di candidare Roma quale sede delle Olimpiadi del 2024.
A dire no, tutti sono buoni (anche se purtroppo non sempre vada così). Parlo dei fatti positivi, espressione di grandi propositi e di un forte pensiero. Gesti che restano nella storia.
Una notizia strabiliante è passata pressoché inosservata in mezzo al gran casino di quelle dei passi avanti e passi indietro nella formazione della Giunta.
Il Consiglio Comunale di Roma ha concesso la cittadinanza onoraria dell’Urbe ad Antonino Di Matteo, Sostituto Procuratore a Palermo, nome simbolo del processo penale allo Stato imputato di aver tentato di trattare con la Mafia, “condannato a morte”, come risulta da frasi sfuggite in presenza di guardie carcerarie, al noto chiacchierone Totò Riina, per “essere andato troppo oltre”, non nella trattativa, ma nell’intuirla e pubblicizzarla.
Ce ne dà notizia “Antimafia 2000” definito da Ingroia, organo ufficioso della Procura di Palermo.
Di Matteo ha un primato di cittadinanze onorarie; credo almeno un centinaio.
Il conferimento è avvenuto all’unanimità del Consiglio. Su proposta, credo, dei Cinquestelle (che di tali conferimenti si sono fatti promotori ovunque) che ha trovato d’accordo i Consiglieri di Destra e di Sinistra, di Centrodestra e di Centrosinistra. In disaccordo su tutto, ma uniti evidentemente, nelle cose importanti.
Anni fa feci una ricerca sull’espressione “Oche del Campidoglio”, costrettovi dal fatto che ero stato querelato da Cordova il famoso Procuratore di Palermo e poi di Napoli, per aver definito “Palmipedi” i magistrati di quella Procura Calabrese che avevano arrestato i sostenitori del Colonnello Pappalardo, per aver tentato la scalata al Campidoglio (ottenendo lo 0,6% dei voti) con l’aiuto di una certa Massoneria deviata o deviabile. Me la cavai egregiamente con una bella assoluzione ottenuta dall’indimenticabile Agostino Viviani che mi aveva voluto difendere. Appresi così che con l’espressione di “Oche del Campidoglio” si erano anche chiamati scherzosamente i Consiglieri Comunali di Roma.
Che devono aver voluto assumere non scherzosamente tale titolo e qualità se all’unanimità hanno ritenuto di conferire la cittadinanza a Di Matteo, ritenendo così di scongiurare la scalata di qualche orda mafiosa previa trattativa con lo Stato.
Quel che sorprende e commuove è quella unanimità in così importante decisione.
E poi qualcuno ci vorrebbe imporre il suo ruolo di salvatore dalla degenerazione del grillismo.
Mauro Mellini