L’ISIS è la cartina al tornasole di un certo tipo di giornalismo. Un giornalismo di personaggetti sempre pronti a garantire, presentare e decantare le virtù di altri come loro, appartenenti a una cerchia di auto referenziati. Figure poliedriche che passano con grande disinvoltura dallo scrivere un articolo, al moderare un dibattito, all’intervenire in un qualsiasi programma televisivo, allo scrivere un libro.
Riconoscerli non è difficile. Sempre presenti in tv o sulla stampa, pronti a parlar di tutto ciò che non sanno che se dovessero parlare di ciò che sanno starebbero muti come pesci. Come pesci di branco son seguiti da altri loro simili, pronti ad aprire e chiudere bocca solo per vacuo elogio del loro mentore.
Altra caratteristica della specie, quella evitare accuratamente ogni incontro dove aleggi un minimo di conoscenza dell’argomento del quale il nostro personaggio vanta grande competenza.
Il rischio per lui sarebbe infatti quello di morire immediatamente. Ovviamente fisicamente, che della morte cerebrale né ha contezza lui stesso fin da quando ancora era in stato embrionale.
Dopo il compendio di autentiche castronerie in merito al pubblicare o non pubblicare le immagini dei terroristi islamici, è arrivato il turno di chi ci spiega il terrorismo in Francia.
Dallo “stupidario mediatico” di chi vorrebbe rendere anonimi i terroristi, come se a far proseliti fossero i loro nomi e i loro volti e non le loro azioni e la ridondanza che spesso viene data alle stesse, siam passati così all’analisi sulle morti per terrorismo in Europa, a far data dal 1995, paragonandole al numero dei decessi in un sol giorno nella città di New York.
Che poi le prime siano per causa violenta, mentre le altre siano per cause naturali, al nostro guru importa meno di un fico secco. E perché non far di conto con quelle causate dalla fame nel mondo? E sì che in quel caso il numero delle morti per terrorismo sarebbe stato veramente irrisorio, finendo con il consegnare al nostro uomo un successo inaspettato.
Già, se poi pensiamo che per lui ISIS e peste sembrano differenziarsi sol perché all’epoca delle pestilenze in Europa non c’era la Tv, ci siam fatti un’idea abbastanza chiara. Scrive e parla, forse solo per stimolar le corde vocali, e quando riesce ad elaborare un articolo o un intervento, lo stesso sembra privo di senso e atto solo ad esser recepito dal branco dei pescetti che gli guazzano nel mare magno d’ignoranti opinionisti.
Dulcis in fundo, le ragioni per le quali giorni fa due terroristi hanno sgozzato il parroco di una chiesa di Saint-Etienne-du Rouvray, vicino a Rouen in Normandia.
Eh sì, perché voi non lo sapete ancora ma a Parigi, dove vivo, per ogni cittadino lo stato francese ha messo guardia tre robusti, addestratissimi e armatissimi bodyguard.
O almeno così sembrerebbe di capire leggendo la motivazione che il nostro giornalista dà in merito alla scelta dei terroristi di colpire a Saint-Etienne-du Rouvray, in Normandia: “ perché è accresciuto il livello di sorveglianza e di sicurezza nella capitale e attorno agli obiettivi più sensibili”.
Ovviamente l’esser del luogo o l’essere noto ai servizi antiterrorismo e in libertà vigilata con braccialetto elettronico, sono soltanto fattori secondari.
Ovvio, a Parigi, due uomini armati coltello, in presenza di cotanto livello di sorveglianza e di sicurezza, non avrebbero avuto neppure il tempo di varcar la soglia di casa prima di essere bloccati.
Detto o scritto questo, mentre i suoi fans si compiacciono per la trovata del loro guru, lui può sparire per un paio di giorni – almeno lo si spera – in attesa della prossima ghiotta occasione per poter intervenire nuovamente.
Attenti o voi abitanti di Moncenisio in Val Susa (36 abitanti), che Roma e Milano son blindate…
Se non stessimo parlando di terrorismo, sarebbe stato soltanto un divertente compendio di castronerie a mezzo stampa, in grado di far sorridere persino un cane…
Gian J. Morici