Ferrara “scarica” davvero Renzi? Come spesso accade per tutte le formule ed i titoli troppo semplici dei giornali, la notizia-bomba di ieri è, allo stesso tempo, esagerata e riduttiva.
E’ esagerata nel senso che non c’è stata un’improvvisa “illuminazione” di Ferrara, uno scatto sia pur tardivo per la supponenza del suo pupillo, un soprassalto di senso di responsabilità di fronte al progetto arrogante di “Partito della Nazione”.
E’ riduttiva perché non è solo Ferrara che volta le spalle ai progetti ed alle velleità di Renzi.
Il tono arrogante con il quale l’ex boy-scout ha gestito la riunione della Direzione del P.D. non è stata una gaffe, o, almeno, non solo una gaffe, ma una manifestazione ulteriore e diversa dei limiti del soggetto. E’ stata la presa d’atto del fallimento dei mercanteggiamenti annunciati, la caduta di insane e irresponsabili profferte di ulteriori “atti di dedizione” comunque denominati.
C’era un programma di “allargamenti” del Renzismo con nuove aggregazioni, che formule di compromesso ammannite, intanto, come contentino per la tentennante “minoranza interna” del partito, avrebbero dovuto consentire l’acquisizione di nuovi ascari.
Il muro di gomma di una minoranza P.D. incapace anche di costituire un pretesto per la realizzazione da parte del “capataz” del contrario dei suoi tentennanti propositi, ha impedito che dalla direzione uscisse qualsiasi cosa non del tutto evanescente. Ma in realtà il piano vero di Renzi, quello della “rinegoziazione” con il suo corteggio, con i suoi ascari e con gli stessi suoi “protettori”, era già fallito.
Restano le velleità, le ostinazioni, concepite ed espresse in maniera meno brillante e confusa di quella del finale dell’editoriale del Foglio di Ferrara: la “ripartenza” il “non si capisce bene che cosa, ma certo qualcosa di forte”.
In attesa che Ferrara e, magari un Renzi nuovamente capace di speranzosa rinunzia all’arroganza, dobbiamo accontentarci, per comprendere quel che resta delle velleità “espansioniste” del “Partito della Nazione”, del dettaglio del piano originario, “del progetto Confalonieri”, dettaglio che Giuliano ha, come spesso gli accade, lasciato all’allievo-successore Cerasa.
In un editoriale del 1 luglio, dal titolo forzatamente sbarazzino (che mi ricorda lo stile insopportabile di un galletto di mia conoscenza oggi passato al servizio del SI) “Un’estate al Nazareno oh oh”, Cerasa prova a snocciolare le condizioni, i “passaggi per costruire un Nazareno di non belligeranza” (ed altre…). Sono tappe rimaste nei propositi e nelle velleità di Cerasa, del suo patron e di altri che è inutile nominare.
Ma c’è uno di questi passaggi, che, relativo proprio all’evento che ha spento l’oltranzismo neonazarenista, Renziano e per il SI del Foglio, può ben indicare che cosa resti dei propositi così mal realizzati.
“Sul referendum Berlusconi difficilmente farà un passo indietro, ma è possibile che, ascoltando i consigli di Confalonieri e di Letta arrivi a capire (!!??!!) che riscrivere insieme le regole del bipolarismo oggi è il modo migliore per essere competitivi domani”.
Questo è quel che rimane del programma, diciamolo pure, intrallazzatorio, dei renzisti di carriera e di complemento: un programma di RIEDUCAZIONE di Berlusconi che, con le cure del prof. Confalonieri e del dott. Letta lo aiuti ad “arrivare a capire” che deve ritrovare l’uso della ragione e la “retta” via del Nazarenismo.
In un editoriale di Cerasa di qualche tempo fa, avemmo modo di leggere un’accorata reprimenda al Cavaliere perché in contrasto con un’ipotetica “radicata cultura nazarenista” era schierato per il NO. Oggi dalle cultura sembra si sia passati alla patologia e di conseguenza, a vaneggiamenti di terapie psichiatriche individuali o di gruppo.
In verità una cura di “riabilitazione” (!!??) per Berlusconi fu proprio quella del Nazareno. La mano pesante del Partito dei Magistrati, dopo la condanna, lo aveva ammesso all’affidamento in prova. Al Servizio Sociale? Alla cura dei vecchietti? Credo che in realtà lo si volle mandare proprio “in prova” al Nazareno, presso Renzi.
Il Nazareno, è quindi un episodio legato alla violenza ipocrita del Partito dei Magistrati. Non certo da dimenticare. Da non dimenticare per quello che fu e per impedire che quelli che allora ne profittarono ed applaudirono ripetano lo sfruttamento della violenza. E non solo contro Berlusconi.
Mauro Mellini