Gentile Sindaco Raggi,
intanto complimenti e auguri per il suo lavoro. Sono sincero: non avrei mai voluto vederla ricoprire questa carica, non per la sua persona, che non conosco e che al di là dell’evidente inesperienza non mi da’ preoccupazioni particolari, ma per il movimento che l’ha scelta e l’ha portata a diventare Sindaco di Roma.
Tuttavia la mia vita è già sufficientemente lunga e densa di avvenimenti da sapere che augurarsi il fallimento del proprio avversario non è mai un buon viatico in politica per la realizzazione dei propri sogni, e quindi anche se continuo a pensare che avrei preferito un altro al suo posto, spero che riesca a trovare il modo di giustificare la fiducia che le è stata accordata. Le devo dire sinceramente che ho tremato un po’ a sentire una delle sue prime dichiarazioni: “Sarò il Sindaco di tutti”. E’ un po’ quando un nuovo manager promette “La mia porta è sempre aperta”, e poi scopri che era aperta per cacciare via più facilmente un po’ di persone. Prendo invece la sua frase sul serio, anche perché è la prima cosa che le vorrei ricordare. Lei è stata eletta con circa il 35% dei voti degli aventi diritto, quindi una solida minoranza, che diventa sparuta se consideriamo che tra i non aventi diritto ci sono centinaia di migliaia di persone e forse milioni, che come me e lei necessitano che Roma venga governata, e bene: i pendolari, i turisti, i minorenni.
Nessuno di questi è interessato alla politica di casa nostra, ma a vivere meglio questa città e in questa città, e questo ora dipende anche da lei. La minoranza estrema che l’ha selezionata, e quella più ampia che l’ha eletta non sono la totalità delle anime che girano in questa città, ed è il principale motivo per cui io non avrei mai voluto che andasse al potere l’esponente di un movimento totalitario, incapace di dialogare con chicchessia, autoreferenziale fino allo spasimo. Roma non ha bisogno di un Sindaco così, e questa sarà la prima sfida che l’attende, la capacità di mediare tra le istanze del suo movimento e quelle dei suoi cittadini. Dovrà scegliere, molto presto, e quindi spero per lei che sia in grado di scegliere bene.
Lei è romana, quindi saprà bene quali sono i problemi della nostra città: non si attardi neanche un momento a gingillarsi con attività ludico-idealistiche. Se vuole, la principale colpa di Marino è stata di occuparsi più dei Fori Imperiali che della mondezza, quando a Roma i problemi sono sempre quelli, ed è inutile girarci intorno: legalità, viabilità, pulizia, lavoro, corruzione. Il resto, qualsiasi altra cosa, è meno importante; comprese le funivie, che speriamo siano solo boutade da campagna elettorale. Poi vorrei rassicurarla: quelli da cui avrà meno problemi sono proprio quelli di sinistra come me. Un po’ perché la sconfitta fa parte della nostra cultura: in fondo l’Italia è un paese sostanzialmente democristiano e conservatore, se consideriamo che il primo governo non-DC fu di un repubblicano, che il primo premier socialista fu Craxi – che di socialista non aveva neanche le mutande – e che l’attuale premier è più democristiano di Forlani. Invece le persone di sinistra, con vera cultura politica, sanno che si possono realizzare cose importanti anche stando all’opposizione.
Piuttosto invece mi guarderei molto dal fuoco amico. Prima di tutto il suo movimento, che ha già dimostrato una certa insofferenza (eufemismo) verso chi dimostri troppa indipendenza, e che le ha fatto firmare un pezzo di carta incostituzionale che spero lei stracci quanto prima. Se lo facesse in pubblico avrebbe per quanto vale il mio incondizionato appoggio. Poi ci sono quelli che l’hanno eletta.
Caro Sindaco, lei è giovane, ma mi pare colta, e comunque può informarsi: non c’è nessun popolo voltagabbana come quello italiano, e i romani poi sono specialisti nel saltare da un carro all’altro senza soluzione di continuità. Lei pensa veramente che la sua proposta politica possa aver convinto il 40% degli elettori, che solo otto anni fa votava Alemanno e inneggiava a Berlusconi, che tre anni fa eleggeva Marino e poi faceva trionfare Renzi alle Europee, e che ora pare essersi innamorato di lei? Non si illuda, Sindaco, vedrà che a breve, molto a breve, tutti questi aficionados si scioglieranno come neve al sole, torneranno ognuno alle sue occupazioni e alla vita quotidiana dopo aver sventolato un po’ di bandiere, e lei dovrà fronteggiare tutti quelli che chiederanno un ritorno per il loro appoggio.
Scoprirà presto che gli interessi della città sono forti, e non parlo dei “poteri forti” di brigatista memoria, parlo di interessi legittimi, interessi economici, sociali, politici, culturali, interessi che lei non potrà necessariamente soddisfare in pieno, perché non ha le risorse, perché contrari al suo credo, o semplicemente perché non avrà tempo e modo di occuparsene. Molti di questi l’hanno appoggiata e attendono un ritorno, mentre quelli che l’hanno osteggiata cercheranno di farla cadere, oppure di salire sul suo carro occupandone la prima fila. Ci sarà da ridere, nell’osservare il riposizionamento delle falangi, attività che occuperà freneticamente una certa parte del corpo elettorale per i primi mesi, e che sarà uno dei banchi di prova della solidità della sua amministrazione. Poi ci siamo noi. Quelli come me intendo, e le assicuro che siamo molti. Quelli che hanno idee diverse dalle sue, ma che non amano la rivoluzione. Quelli che credono che la democrazia sia una conquista faticosa, che abbiamo in pochi e da poco tempo, nella storia dell’umanità. Quelli che pensano veramente che ogni voto sia legittimo, e che sia augurano che lei lo tenga ben presente ogni giorno del suo mandato. Quelli pronti a ricredersi se lei farà un buon lavoro, ma pronti a combatterla se dovesse confermare i cattivi presagi che la circondano. Per adesso, il giudizio è sospeso, ma anche la campagna elettorale.
Ancora una volta, auguri e buon lavoro.