Me lo chiedono diversi amici: e, adesso, al ballottaggio, per chi voti?
Sono elettore a Roma. La mia risposta: “Io non voto PER nessuno”. “Voto contro”.
Contro il partito unico, contro il partito della Nazione. Quello che è di Sinistra, ma guarda a Destra, cioè è strabico e vuole esserlo perché se no non è “della Nazione”. Che al primo turno, secondo i suoi fans più chiacchieroni, è andato maluccio perché non si è mostrato abbastanza di Destra essendo di Sinistra, mentre secondo altri essendo oramai assodato che di Sinistra non è, e non è riuscito a farlo credere.
Certo se ha corso praticamente da solo, senza avversari, non è colpa sua e nemmeno suo merito, anche se correre da solo è una vocazione. Gli altri hanno fatto di tutto per cercare di non esserci. Ci sono riusciti quasi tutti. Si è “salvato” appena qualcuno che, in buona sostanza si è presentato come assente, per dimostrare di non esserci.
Dunque, voterò CONTRO. Ma, per farlo dovrò pure votare per qualcuno. Votando a Roma mi toccherà a votare la Raggi.
Non dico che lo farò turandomi il naso, non ho la prosopopea di Montanelli, al quale, poi non è che la D.C. desse tanto la nausea. Voterò rispettando la persona ed augurandomi di non dover avere troppi rimorsi. In fondo non potrà fare molto peggio di altri che con pedigree e blasoni considerati più “presentabili”, tanto per usare il termine sciagurato della bella Rosy Bindi, ne hanno fatte di cotte e di crude
Il fatto è che, Raggi o non Raggi, dove metterò il segno con la matita non mi interessa granché. Importante è non metterlo sull’uomo di Renzi nemmeno per sbaglio… E l’unico risultato di questa ulteriore tornata può essere solo la conferma e, se possibile, l’aumento dell’insuccesso di Renzi.
Votare “contro”, in astratto, può essere una baggianata, degna delle beghe paesane o di storie di Guelfi e Ghibellini. Ma, quando qualcuno viene fuori a proporsi come “Partito della Nazione” e quando gli altri giuocano a sbranarsi ed a contendersi qualche granello del becchime, allora VOTARE CONTRO non solo è lecito: è un imperativo morale più che politico.
E poi sono così vecchio che ho persino un assai vago ricordo, risalente ad una mia età della quale normalmente ricordi non si conservano, delle ultime elezioni (cosiddette) concesse dal Partito della Nazione di allora (il P.N.F.). Un enorme “coso” disegnato su un edificio del mio paese d’origine, che qualcuno mi disse essere un SI. Ed un gruppo di giovinastri brutti e nerastri che, al comando di uno con un pennacchio, gridavano come ossessi, SI, SI…
Ma questa è, al più ed al meglio, letteratura. Al termine della mia vita mi ritrovo, con quel SI imposto ed il NO nascosto. Volete che rinunzi ad esercitare il dovere di dire, di scrivere NO?
Anche se per farlo dovessi votare dieci Raggi, non vi rinunzierei. Ecco il mio NO.
Poi ci rivedremo ad ottobre.
Mauro Mellini