
Dovrebbe essere questo il titolo di tutte le prime pagine dei giornali di oggi, a seguito delle recenti stragi di Bruxelles e dell’operazione di polizia condotta ieri a Parigi, che ha sventato un imminente attentato nella capitale francese.
Dopo l’arresto, avvenuto il 18 marzo, di Salah Abdeslam, il terrorista responsabile degli attacchi di Parigi del 13 novembre 2015, abbiamo assistito alla debacle non dell’intelligence, che quella l’avevamo già vista, quanto dell’intelligenza e forse della stessa giustizia che dovrebbe essere regolamentata da leggi da osservare.
A distanza di qualche ora dall’arresto del terrorista, il suo avvocato, Sven Mary, comunicava all’universo mondo che il macellaio di Parigi stava collaborando con le Forze dell’Ordine. Bene, anzi, male… Un conto è che un criminale collabori con la giustizia, un altro è comunicare ai suoi complici che di lì a breve saranno arrestati.
Anche l’ultimo dei nostri investigatori, quello sul quale non scommetteresti neppure un centesimo, non farebbe mai l’errore madornale di farsi sfuggire la notizia del pentimento di un latitante di mafia appena arrestato. E se lo facesse, verrebbe immediatamente incriminato…
In Belgio le cose sono andate diversamente, tanto diversamente da dar voce al terrorista che tramite il proprio avvocato ha fatto sapere che dopo i fatti di Parigi aveva organizzato un’altra cellula pronta a sferrare altri attacchi, non mancando di aggiungere che ci sarebbero stati nuovi attentati.
Il risultato non si è fatto attendere. Qualche giorno fa, i “compagni di merende” del boia, hanno mietuto altre vite umane nel cuore della capitale belga. Due attentati, uno all’aeroporto e l’altro nella metropolitana, ai quali se ne sarebbe dovuto aggiungere un terzo a una centrale nucleare, senza contare il fatto che la quantità di esplosivi utilizzati doveva essere superiore e che parte della squadra, coloro i quali avrebbero dovuto massacrare le persone a colpi di kalashnikov, non è entrata in azione.
Immediata la sfilata televisiva di politici, ex d’intelligence (sulla cui intelligenza qualche dubbio lo nutro) e pseudo esperti, giornalisti e quanto altro può offrire la variopinta fauna umana di chi scambia un’indagine sul terrorismo per un talk show.
La conclusione di questi brillanti cervelli è stata quella che gli attentati erano stati organizzati nell’arco di 24h in risposta alle attività di polizia che avevano condotto all’arresto del tagliagole dello Stato Islamico.
Infatti, è notorio che per trovare kamikaze disposti a farsi esplodere, è sufficiente fare un’inserzione sul giornale “AAA Cercasi kamikaze”, per ottenere nell’arco di un paio di ore un buon numero di pretendenti all’impiego, le armi e gli esplosivi.
Nessuno, quantomeno tra i pavoni che facevano la ruota sulle emittenti francesi e belghe, che gli venisse in mente che gli attentati fossero già stati pianificati e che a seguito dell’arresto di Salah Abdeslam, per il timore di essere bloccati prima, i terroristi avessero potuto decidere di anticiparne i tempi.
E se questo sarebbe già grave, visto che l’azione sarebbe stata anticipata grazie alle rivelazioni dell’avvocato del terrorista in merito alla collaborazione dello stesso, ancor più grave sarebbe collegare le stragi a un imput, un messaggio, neppure tanto subliminale, come quello lanciato da Salah: avevo creato una nuova cellula e avevamo pianificato nuove stragi… ci saranno altri attentati…
Ma la libertà di stampa, si sa, è sacra. Perché dunque non dare ampi spazi a quello che ha da dire un terrorista? La Francia ha proclamato lo stato di emergenza. La stampa può essere controllata, censurata e quanto altro… Sì, ma quando? Quando riporta le imbecillità di qualche ministro? Non quando si fa portavoce di un terrorista?
E se questi sono stati i risultati in Belgio, non potevano mancare, e purtroppo quasi certamente non mancheranno, quelli in Francia.

Infatti, il prode Salah Abdeslam, divenuto ormai un personaggio pubblico al quale non è possibile toglier la voce, dopo aver fatto sapere che non aveva nessuna voglia d’essere estradato in Francia, ieri, improvvisamente, ha comunicato (ovviamente a mezzo stampa, politici e idioti di vario genere) che avrebbe accettato l’estradizione in Francia. Anzi, che la stessa dovrebbe avvenire “il più presto possibile”.
Ieri sera a Parigi, altra operazione di polizia. Altra cellula, altro progetto per un imminente attentato. E se Salah Abdeslam più che un “terrorista pentito” fosse un terrorista e nient’altro, che sta utilizzando i media per dare la stura a nuove stragi?
E senza anche arrivare a ipotizzare tanto, rispettare il segreto istruttorio per il buon fine delle indagini?
Evidentemente le sterili e inutili passerelle sulla stampa, valgono più di centinaia di vite umane…
A giustificare, se mai giustificazione può esistere, l’operato di ministri, giornalisti e avvocati, Albert Einstein con la sua teoria sull’infinito: “Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo ho ancora dei dubbi.”
Gian J. Morici