Pare, dunque, che Roma sia invasa da una marea di topi. Tre o quattro topi per ogni abitante.
Come al solito, delle cose spiacevoli ce se ne accorge all’improvviso. Come se fossero arrivate tutte assieme. Di colpo, si sono dovute chiudere addirittura delle biglietterie per il sangue ed i liquami dei topi invasori.
Invasioni di topi memorabili si sono avute nella storia d’Europa e, forse, di altri continenti.
Leggende sono sorte sul modo di combatterli, ma tutt’altro che legendarie sono le epidemie che hanno diffuso.
A Roma i topi non sono mai mancati.
E’ nota (anche se non abbastanza) la storia di Ernesto Nathan, che, eletto Sindaco, andando a spulciare i bilanci trovò una consistente voce “trippa pe’ gatti”. Strillò: “che è questo?” Gli risposero gli impiegati capitolini: “Sor Sindaco è la trippa pe’ li gatti che dovemo tenè qui in Campidojo, si no li topi ce se magneno tutto l’archivio”.
Giudiziosamente Nathan rispose nel suo anglo-romanesco: “Se li gatti magnano trippa non magnano topi! Niente trippa pe’ gatti”.
“Qua nun c’è trippa pe’ gatti” divenne una bellissima espressione del sonante dialetto romanesco per negare di voler sottostare a taglieggiamenti, sfruttamenti, imbrogli e ruberie.
La crescita esponenziale dei ratti della Capitale è dunque la prova (ammesso che ve ne fosse bisogno) che, invece, c’è tanta trippa pe’ gatti, così che i gatti non si curano “de magnà li topi”.
La sovrabbondanza della “trippa pe’ gatti” ed il sopravvenire di Sindaci privi del buon senso (e della pignoleria) del grande Ernesto Nathan, tra i tanti guai, non solo per il bilancio capitolino, deve essere la causa dell’invasione dei topi di cui all’improvviso ci si è accorti.
Non so se nei programmi altisonanti dei vari candidati per le prossimi elezioni ce ne sarà qualcuno che vorrà includere la “derattizzazione della Capitale d’Italia”. Oramai i programmi amministrativi o politici debbono “volare alto”, usare un linguaggio complicato, invocare esempi di città e paesi stranieri. La semplicità di Nathan che, munito di matite colorate spulciava i bilanci cancellando voci per spese inverosimili, non è più di moda. Tutti sanno che in Campidoglio c’è (ce n’è tanta) trippa pe’ gatti. Nessuno considera degno di un programma di “vasto respiro” bazzecole per cancellare certe voci di bilancio, preoccuparsi se “li gatti magneno li topi”, invece di abbuffarsi con la troppa trippa disponibile.
Così “li gatti”, quelli che dovrebbero “magnà li topi” vengono meno a questo compito per eccesso di sazietà, trastullandosi, magari, facendo le “primarie”. Così malgrado la sovrabbondanza di gatti, mici, micioni d’ogni razza, colore, dimensioni, i topi “ballano”. E, soprattutto “rosicano”.
E si moltiplicano costringendo i botteghini, e non solo i botteghini, a chiudere.
“Se rosicheno” l’archivio, le delibere, gli atti, i regolamenti. E quel che è peggio che “ce se rosicheno vivi” pure a noi.
Mauro Mellini