Nessuna regione per il Front National al secondo turno delle elezioni regionali con un ribaltone rispetto al primo turno. La sinistra conserva 5 regioni e 7 sono a destra. Anche l’Ile de France, la regione della capitale è passata a destra con Valérie Pécresse che ha battuto Claude Bartolone, Presidente dell’Assemblée Nationale.
Un sospiro di sollievo è d’obbligo di fronte al pericolo di Marine Le Pen ma non può durare. Il governo di Manuel Valls non ha rispettato le promesse, la Francia è in crisi e se la popolazione ha respinto la tentazione dell’estremismo i politici non devono e non possono gridare vittoria, socialisti o repubblicani che siano.
Lo stesso Xavier Bertrand eletto nel Nord-Pas-de-Calais ha avuto la modestia di ringraziare i votanti socialisti che hanno preferito il candidato dei Républicains a Marine Le Pen con soli 10 punti percentuali. Non dimentichiamo che in diverse regioni è stato ordinato ai candidati del PS di ritirarsi per lasciare ai Républicains il ruolo di bloccare il FN.
L’unico resistente e vittorioso è stato l’ex PS Jean-Pierre Masseret che si era rifiutato di ritirarsi e che ha dovuto ripresentarsi come “divers gauche” perché ripudiato dalla leadership del partito. Ebbene, ha avuto ragione, perché ha comunque ottenuto circa 21 seggi nella regione mantenendo i risultati del primo turno, poco meno del 16%. La sinistra sarà quindi rappresentata nella regione del Grand Est.
Masseret ha dichiarato: “E’ una vittoria della democrazia. Avevo due obiettivi: battere il Front National ma anche avere una rappresentanza della sinistra nel futuro emiciclo”.
Che si sia di sinistra o di destra non si può non apprezzare la saggezza di questo politico che ha sostenuto sino all’ultimo la pluralità delle scelte. Una pluralità che non è stata concessa agli elettori del Nord-Pss-de-Calais o in Provence-Côte-d’Azur privati dei candidati PS. Un nonsense democratico.
Passata questa patetica elezione, che non deve essere sottovalutata considerato il peso dei consigli regionali in Francia, sarebbe ora di smetterla con le sterili querelles politiche e di mettersi seriamente al lavoro per risanare un paese la cui popolazione è schiacciata dal peso della disoccupazione, dell’amministrazione che contribuisce alle ingiustizie sociali. La Francia, che conta la seconda rete diplomatica mondiale dietro gli USA, rete che le ha permesso di portare a termine con successo la COP21, non può dimenticare la popolazione e negare la voragine che si sta creando tra i francesi ed i vertici governativi.
Molti giornali stanno scrivendo “KO per il Fronte Nazionale” solo perché la cartina francese non mostra il colore Bleu Marine, ma i rappresentanti dell’estrema destra francese hanno vinto molti seggi e finché una potenza come la Francia conta tanta, troppa gente che dorme per strada, la via del populismo resta aperta.
Lo Stato d’emergenza non è solo quello dell’antiterrorismo ma soprattutto quello dell’emergenza sociale.
Se i politici capiranno la lezione ed ascolteranno il popolo invece di occuparsi solo dei propri interessi lanciandosi reciproci anatemi, forse si riuscirà a fare sbarramento alle false promesse del FN.
Una nuova classe politica deve obbligatoriamente nascere da questa lezione, purché abbia la modestia di capirla.
Luisa Pace