C’è un precedente per ciò che riguarda il ruolo cui è oramai ridotto Marino, Mezzosindaco di Roma Capitale e Giubilare.
E’ il ruolo della nullità, quella del “Senatore” di Roma, un patrizio romano insediato in Campidoglio a far niente, tanto per evocare, col pomposo (e del tutto deformato) nome della vuota carica la maestà antica di Roma e delle sue magistrature. Sotto il Papa, ogni potere era nelle mani del Clero, non certo di questo altisonante babbeo:
Dice: “ E che ufficio tiè questo signore?
Io la finii allora: ha du’ mestieri
Lava le mano ar Papa e sta all’odore”
“stare all’odore” si diceva del cameriere che doveva “assistere” il suo nobile signore intento a fare i propri bisogni.
Marino, ridotto oramai a “stare all’odore” di altrettante fetide attività a lui sottratte col pretesto del Giubileo, ha pensato bene di andare a “lavà le mano ar Papa” addirittura a Filadelfia, indossando la sua sciarpa tricolore (che, in coerenza col provvedimento del Governo Renzi dovrebbe essere ridotta alla metà, e di un colore verde e mezzo bianco…). Ma il Santo Padre le mani le ha usate per mollargli un potente, benché metaforico ceffone.
“Quello? Nessuno lo ha invitato…Chiaro?”.
Ed è pure venuto fuori che, a vederselo davanti, Sua Santità si è proprio incazzato.
Un giullare per il Giubileo: a questo è ridotto Marino, trascinando nel ridicolo la Città Eterna che se lo tiene a mezzo servizio. Almeno finché dura, appunto, il Giubileo.
Giubileo e giullare hanno la stessa radice: giubilare, cioè esprimere gioia, essere allegri. Ma qui c’è poco da essere allegri (lo sarà Papa Francesco, se gli è passata l’incazzatura per quell’impudente intruso). Tutto sommato sarebbe il caso di usare, per Marino, invece di “giullare”, che era uno che, almeno, faceva ridere, la parola “zimbello”, più adatta ad esprimere un divertimento maligno di chi se ne serve.
Marino è lo “zimbello” dell’imprudenza giuridico-istituzionale di Renzi, Alfano e di questo Governo della disinvoltura costituzionale.
L’applicazione “parziale” della legge sullo scioglimento delle Amministrazioni locali “infiltrate” dalla mafia, disposto per Roma però con la sola riduzione “a mezzo servizio” di Sindaco e Giunta (esclusi dai settori dove si ruba di più) per un’infiltrazione solo “balneare” della mafia nella Circoscrizione di Ostia, è il portato di una scienza giuridico-giullaresca per il divertimento degli studenti di giurisprudenza di tutto il Mondo.
Ma Ignazio Marino ci ha messo del suo.
Se il Giubileo è stato il pretesto per “dimezzare” e, al contempo, per non cacciarlo, lui si è messo la sciarpa tricolore ed è corso a Filadelfia ai piedi del Successore di Pietro per una sorta di “anticipo” della romanità del Giubileo. Si è presto i pesci in faccia del Romano Pontefice, dopo averne presi dal Governo, dal leader del suo partito (monocratico), Renzi.
In un manifesto della campagna elettorale da cui Marino è uscito Sindaco si leggeva, dopo alcuni slogan sulle sue ottime intenzioni: “Questa non è politica, è Roma”.
Un condensato di idiozia “antipolitica” diretto a far concorrenza ai Grillini.
Di fronte alla pervicace imprudenza di Marino preso a pedate giubilarmente da tutti ed inchiavardato alla sua poltrona, cinto dalla fascia tricolore, dovremmo dire oggi: “Questa è una buffonata non è Roma”. Ma, intanto, se lo tengono lì a fare il bamboccio, su quella poltrona. Purché non si voti. Questo è un Paese democratico.
Mauro Mellini – www.giustiziagiusta.info