Con la notizia della diffusione di pesanti minacce ed atti intimidatori a danno di servitori dello Stato e ad amministratori locali come il procuratore capo di Agrigento Renato Di Natale e il sindaco di Favara Rosario Manganella, riparte il dibattito nel nostro territorio sulla necessità, chiara e concreta, di garantire protezione assoluta a chi rappresenta e difende i cittadini.
Un esercizio tristemente periodico cui purtroppo sembra ci si stia abituando. Ad ogni atto intimidatorio è come se si affievolisca un po’ quella luce, quel fuoco, che dovrebbe ardere in noi, che dovrebbe spingerci a dire “no”. Di chi la colpa? Di tutti. Della “routine” verso una terra che ci si sta rassegnando a vedere così, sempre e comunque ostaggio del giogo mafioso. Una rassegnazione che, oggi più che mai, consente alle organizzazioni di completare il tentativo, spesso tutt’altro che vano, di incunearsi nelle istituzioni per attirare a sé parti dello Stato. Così, come è tragicamente già accaduto in passato, se c’è chi rischia la propria incolumità e si tenta di zittirlo attraverso la violenza, la minaccia, la ritorsione, c’è una parte di res pubblica che, come un parassita, vive e si ciba del corpo della nostra nazione. Ecco, lottare, davvero, per ripulire l’aria che respiriamo da quell’insopportabile puzzo che è la schiavitù mafiosa è l’unico “regalo” che possiamo fare a chi oggi lavora e lotta per il futuro di tutti noi.
Mariagrazia Brandara, presidente Consorzio Legalità e Sviluppo Agrigento