Una bella iniziativa quella tenutasi venerdì 9 gennaio 2015 a Cianciana, dove presso la biblioteca comunale “Paolo Borsellino” è stato presentato il libro “Vittime di mafia” , scritto dal poliziotto scrittore Fabio Fabiano e da Gian Joseph Morici, editore della testata “La valle dei Templi”.
Una manifestazione molto partecipata, i cui interventi sono stati moderati dal direttore della biblioteca Mario Ottavio Caramazza, alla quale hanno preso parte, nel corso di due diversi incontri, rappresentanti delle istituzioni, esponenti del mondo culturale e della società civile e studenti delle scuole medie e superiori del territorio.
Ad aprire i lavori, il sindaco di Cianciana, Santo Alfano, il quale dopo aver ringraziato i presenti per essere intervenuti, ha chiesto che venisse osservato un minuto di silenzio in memoria della strage di Parigi ad opera di terroristi islamici.
Il direttore della biblioteca, Mario Ottavio Caramazza, ha quindi presentato al pubblico gli autori del libro che hanno spiegato le ragioni che li hanno spinti a raccontare le storie a volte meno conosciute di vittime innocenti di mafia e delle loro famiglie.
Interventi veloci, diretti, per illustrare un libro che segna la differenza tra la presunta antimafia parolaia e inconcludente di tanti giornalisti e scrittori che sempre più spesso scrivono di mafiosi e pentiti che, seppur utile strumento investigativo questi ultimi, non possono e non devono assurgere al ruolo di eroi, e l’antimafia di chi narrando e storie di chi ha subito le conseguenze di questo cancro chiamato “mafia”, ha deciso da che parte stare rendendo merito ai tanti piccoli eroi quotidiani che hanno pagato con la vita la loro onestà, che si sono trovati per caso ad essere uccisi o che si sono battuti affinchè la Giustizia prevalesse sui soprusi, sull’arroganza e sulla bestialità di chi della violenza ha fatto ragion di vita versando sangue innocente.
Un libro che contiene pezzi di vite spezzate e di vite spese alla ricerca di Giustizia, che rappresenta il punto di arrivo di un lungo percorso, caratterizzato dalla ricerca di un motivo di orgoglio nell’essere siciliani e dall’amore per questa nostra terra.
Orgoglio che nasce quando si ha la consapevolezza di ritrovarsi dalla parte giusta e l’onore di potersi sedere accanto a persone con la schiena dritta, come i rappresentati delle istituzioni presenti tra i relatori e in sala e con i familiari delle vittime di mafia che veri protagonisti del libro con la loro presenza hanno testimoniato la loro volontà perchè questo libro sia un punto di partenza per continuare a costruire percorsi per la Legalità e la Giustizia, sensibilizzando i più giovani affinchè la Sicilia possa sperare in un futuro migliore rispetto ad un passato dominato da una forza sociale criminale che ha provocato solo dolore, lutti e povertà, economica, morale e culturale.
Nel corso della manifestazione sono intervenuti diversi familiari di vittime di mafia che con il dolore della loro testimonianza hanno suscitato momenti di intensa commozione.
Dopo l’intervento del direttore della biblioteca, Caramazza, il quale ha brillantemente moderato gli interventi e ricordato i nomi delle vittime delle quali si parla nel libro, ha preso la parola Giovanni Perna, fondatore e amministratore della pagina Facebook “Dedicato alle vittime delle mafie”, il quale ha ricordato come la mafia per continuare ad esistere ha necessità che la gente dimentichi gli orrori dei quali è stata artefice.
Toccante l’intervento di Giovanni Paparcuri, autista del Giudice Chinnici, che ha raccontato i momenti antecedenti alla strage, quando oltre al Giudice Chinnici persero la vita i Carabinieri della scorta Maresciallo Mario Trapassi, l’ Appuntato Salvatore Bartolotta, il portiere dello stabile, Stefano Li Sacchi e lui, seppur gravemente ferito, rimase miracolosamente in vita.
Il “miracolo” di essere rimasto in vita che si è ben presto trasformato in un senso di colpa che non lo ha più abbandonato. Il dolore per quelle vite spezzate, per gli undici orfani e le quattro vedove, si legge nel volto segnato di un uomo che scampato alla morte ha continuato dopo l’attentato a combattere la mafia collaborando con i Giudici Falcone e Borsellino per informatizzare il maxiprocesso
A tratti Paparcuri è costretto ad interrompere il sui intervento. Troppo dolore nonostante a causa del trauma subito abbia dimenticato i momenti successivi all’attentato. Il groppo alla gola strozza le sue parole, mentre gli occhi lucidi tradiscono un’emozione incontrollabile. La stessa emozione che avvolge la sala, gli studenti, i professori, le autorità e gli altri relatori presenti. Ferite che si riaprono e che colpiscono la sala come un doloroso pugno allo stomaco.
È stato poi il turno di Giuseppe Ciminnisi, figlio di Michele, ucciso dalla bestialità di killer che obbedendo all’ordine di compiere una strage pur di ammazzare un boss, non si fecero scrupolo di versare il sangue innocente di chi si trovava all’interno di un bar dopo un giorno di lavoro.
Cimminnisi ha ringraziato gli autori del libro per aver ricordato il padre e le tante vittime innocenti che, a differenza sua, ancora attendono di ottenere giustizia. Ciminnisi infatti, grazie al suo coraggio e alla sua caparbietà, è riuscito a vedere processati e condannati i mandanti della strage nel corso della quale morì suo padre: Totò Riina e Bernardo Provenzano!
Terminati questi interventi è stato proiettato il cortometraggio sulla strage di Porto Empedocle girato da Fabiano e Morici, nel corso della quale morirono due innocenti: Antonio Morreale e Filippo Gebbia. Presente tra gli intervenuti, la sorella di Filippo, Leonarda, la quale ha ricordato la figura del fratello.
Daniele Guastella ha cantato la canzone “Eroi”, registrata in Messico in onore e ricordo delle vittime di mafia.
A seguire l’intervento di Francesco Vento, figlio di un’altra vittima innocente, il quale nel corso della manifestazione ha rivissuto il suo calvario di bambino che all’età di undici anni viene accompagnato a scuola dal padre che rivedrà solo dentro una bara.
Determinante alfine di scuotere i giovani presenti in sala, l’ntervento conclusivo del Giudice Alessandra Vella, che ha sottolineato la disumanità e illogicità del fenomeno mafioso, ricordando come proprio la strage di Porto Empedocle la indusse, ancora bambina, a riflettere su quanto orrore si celasse dietro la parola “mafia”, influenzando poi la sua scelta da adulta di diventare un magistrato.
Il Giudice Vella, che ha ringraziato gli autori del libro e i presenti per il loro impegno in favore della legalità, definendo “nobile” l’operato di Giovanni Perna che quotidianamente dalla sua pagina Facebook ricorda numerose vittime innocenti, ha invitato in particolare i tanti giovani presenti in sala a dedicare qualche minuto al giorno all’informazione per capire “cosa succede intorno a noi”, auspicando che il libro di Fabiano e Morici venga letto anche nelle scuole.
“Vittime di mafia” – come scrive Antonio Evangelista nella prefazione del libro – prima ancora che libro e documento è un testamento rivolto soprattutto alle generazioni future, i cui lasciti principali sono una dignità, un coraggio e un’onestà che ti fa venire la pelle d’oca e gli occhi lucidi, che fa salire un groppo alla gola, mentre i pensieri e le parole si affollano nella mente.
La giornata di Cianciana è stata tutto questo. L’occasione di un incontro tra gli autori del libro, familiari di vittime di mafia, istituzioni consapevoli del proprio importante ruolo e un pubblico di adulti e studenti sensibili ai temi della Legalità e Giustizia che possono e devono rappresentare il punto di ripartenza sul quale costruire le basi del futuro della nostra isola.
“Vittime di mafia”, edito dalla Monetti Ragusa Editori, si trova nelle le librerie online al seguente codice isbn :9788899008208 o direttamente alla MReditori all’indirizzo mail: commerciale@mreditori it