Come tutti sappiamo a Roma è stata scoperta una grande associazione mafiosa che con la commistione di burocrati e politici di destra e di sinistra, lucrava non solo nei settori criminali tradizionali ma anche sugli emigrati e sui rifugiati.
Uno degli arrestati in carcere si chiama Luca Odevaine un potentissimo burocrate che, scopriamo oggi, si era cambiato il cognome perché in gioventù aveva subito una condanna a due anni per droga.
Le accuse per Odevaine sono pesantissime. Associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e altri reati.
Premesso che le indagini devono fare il loro corso e che ognuno è innocente fino alla conclusione del giudizio quanto emerge dalla richiesta di arresto è talmente osceno che nessuno può rimanere in silenzio e far finta di niente. Occupare come Odevaine posti di rilievo nella pubblica amministrazione per indirizzare flussi d’immigrati verso strutture mafiose e percepire per questo uno “stipendio” di 5000 euro in cambio del “servizio” è inqualificabile, non esiste un termine per definirne la gravità.
La stampa e le televisioni ci dicono che Odevaine è un ex dirigente di Legambiente…non è proprio così, non è un ex ma un uomo di primo piano di Legambiente fino a ieri in piena attività.
Questa differenza è sostanziale non solo per la correttezza dell’informazione ma anche per una questione di moralità, infatti:
- Odevaine è il Presidente della Fondazione Immigra/azione i cui soci sono Legambiente e la cooperativa sociale Abitus, Il vicepresidente della fondazione è Francesco Ferrante già direttore generale dell’associazione .
- Odevaine è uno dei cento promotori di Green Italia sodalizio politico vicinissimo a Legambiente.
Mi chiedo anche, perché nessuno dice quale era nel passato il ruolo di Odenaive nell’associazione ambientalista. Ve lo dico Io, dal 2003 al 2008 era nel collegio dei Garanti a giudicare gli iscritti e gli altri dirigenti!
Lo so bene perché porta la sua firma, una lettera del 2007 ove si respingevano le accuse di affarismo e eccessiva politicizzazione di Legambiente fatte con un ricorso ai Garanti dai 63 iscritti del circolo di Carovigno di cui ero Presidente.
Per quella lettera tutto il Circolo si dimise per protesta come accaduto in seguito a tanti altri circoli in Italia. Ora che so chi mi ha giudicato sento un grande disagio.
Tutti possono sbagliare e tutti possono incorrere in incidenti di percorso in ogni contesto anche in Legambiente ma quando accade le cose si affrontano o dando subito “solidarietà” o “dissociandosi” il silenzio assoluto come quello di Legambiente sulla vicenda è un atteggiamento non degno di una grande associazione ambientalista.
Poiché cominciano a essere troppe le grosse inchieste giudiziarie che vedono coinvolti dirigenti nazionali di legambiente, come il caso “ Cerroni – Malagrotta” sulla gestione dei rifiuti a Roma o quello del Parco nazionale delle Cinque Terre, credo sarebbe opportuno che il presidente Cogliati Dezza rassegni le proprie dimissioni per consentire un momento di profonda riflessione.
Elio Lanzillotti