
Con Hollande messo alle strette dagli alleati che non gli perdonano il tentativo di giocarsi a carta del nucleare con l’Iran – in barba ad ogni accordo – e di aver continuato a portare avanti l’affaire Mistral (la fornitura alla Russia di navi portaelicotteri) fino alla decisione di sospendere la consegna rinviandola a novembre, la Francia è costretta a fare i conti con i problemi che nascerebbero qualora Parigi tradisse l’alleato americano o con quelli economici, commerciali e interni, nel caso in cui decidesse di non rispettare gli impegni contrattuali con Mosca.
Tra i problemi interni anche quelli con Marine Le Pen, presidente del Fronte Nazionale, che dopo i risultati elettorali conseguiti dalla destra francese non perde occasione per attaccare un avversario politico che ormai – grazie anche a sé stesso e agli uomini dei quali si circonda – è in caduta libera con un consenso politico ai minimi storici.
Il Cremlino e la destra francese
Da quando è in atto lo scontro tra Kiev e Mosca i servizi russi hanno intensificato gli sforzi per individuare i “prossimi amici” in Europa. Venute meno le alleanze del dopoguerra con i partiti di sinistra europei e dopo la disfatta dell’Unione Sovietica, il Cremlino ha visto accrescere la necessità di garantirsi collaborazioni e alleanze in un’Europa il cui ago politico tende sempre più a destra. I servizi di intelligence russi, SVR e GRU, hanno così iniziato a cercare collaborazioni anche nei partiti più di estrema destra, come nel caso dell’Ungheria. Rapporti e collaborazioni che Mosca ha trovato – prima ancora che in Francia – in Italia, paese con il quale ha da tempo avviato rapporti commerciali in particolare nel settore dell’energia, in parte penalizzati poi dalla guerra in Libia e dalle rivolte arabe che hanno rimesso in gioco tutti gli accordi e i contratti internazionali. La Francia, come nell’immediato dopoguerra, insieme all’Italia è il paese che più di tutti solletica le mire di Putin.
Ed in questo contesto non poteva che nascere quel filo di simpatia che lega i vertici del Fronte Nazionale a Mosca. Lo stesso capo del partito, Marine Le Pen, che ha accusato l’Unione europea di essere la causa della guerra in Ucraina (strano visto i nazifascisti secondo molti sarebbero i fedeli a Kiev…), ammette di avere un debole per Vladimir Putin: “Io ho una certa ammirazione per l’uomo. Egli propone un modello economico patriottico, radicalmente diverso da quello che gli americani stanno imponendo a noi” – ha di recente dichiarato la Le Pen. I primi a temere l’attività dell’intelligence russa sono gli analisti del controspionaggio francese che guardano con sospetto al Fronte Nazionale che appare troppo vicino ed accogliente nei confronti del Cremlino.
Perplessità e timori che trovano riscontro nell’attività dell’emittente televisiva fondata da ex quadri del Fronte Nazionale, sfacciatamente pro-Mosca, che ospita di sovente Sergey Naryshkin, il presidente della Duma oggetto di sanzioni al quale dovrebbe essere impedito di viaggiare in Europa. Nonostante le sanzioni pare che Naryshkin si sia recato a Parigi dove avrebbe incontrato politici francesi e imprenditori che hanno rapporti commerciali con la Russia. Esattamente come sarebbe avvenuto in Italia con altri esponenti russi che hanno incontrato politici e imprenditori italiani cercando di trovare una sponda amica sulla quale potere contare in questo momento di grande difficoltà per Mosca. In entrambi i paesi i russi possono godere del favore di diversi media legati ai partiti della destra.
Un fatto che allarma non poco i servizi francesi che di recente hanno monitorato il rapido aumento e l’ “aggressività” del SVR e del GRU russo nel paese . Secondo fonti di intelligence i russi stanno investendo molto sui partiti di destra in Francia. Nel mirino degli analisti oltre i partiti ci sono anche le organizzazioni che fanno da paravento a ruoli ben più importanti che non quelli statutari. Giochi ben conosciuti dagli ex sovietici fin da quando a Parigi tennero a battesimo le organizzazioni sindacali e in Italia tentarono di legare a Mosca alcune delle più importanti industrie a livello nazionale. Un progetto fallito a seguito del piano americano di aiuti economico-finanziari per l’Europa, noto come “Piano Marshall”, che portò i grandi industriali a chiudere le porte al Cremlino e aprirle alla Casa Bianca.
Alcune associazioni o organizzazioni francesi, come la Dialog Association (Associazione Dialogo franco-Russa), presieduta da Thierry Mariani, ex ministro dei trasporti francese, e Vladimir Yakunin, un ex ufficiale del KGB, confermano i timori dei servizi in merito ai rapporti esistenti tra la destra francese e il Cremlino. Tant’è, che quest’estate a Mosca si è recato in visita Philippe de Villiers, politico di destra che è stato accolto calorosamente da Putin.
Un’accoglienza non diversa da quella che fino a poco tempo fa era riservata a Silvio Berlusconi quando si recava a far visita al suo amico – così lo definiva – Vladimir Putin. Cosa si siano detti con esattezza de Villiers e Putin non è dato a sapere. Voci dal mondo delle intelligence riferiscono che abbiano parlato di energia, forniture militari e di un parco a tema che il francese vorrebbe costruire in Crimea. Nulla di nuovo rispetto l’Italia neppure su questo fronte, visto che, salvo i parchi, gli argomenti di conversazione ed affari tra mister Putin e mister Berlusconi erano gli stessi: Gazprom, Enel, Eni e Finmeccanica. E tutti sappiamo come andò a finire…
Nel caso del francese de Villiers, nonostante lo stesso non abbia un ruolo di premier, a preoccupare le intelligence sono gli sbocchi della carriera del fratello Pierre (Stato Maggiore francese) e la crescita del Fronte Nazionale nei sondaggi d’opinione che potrebbe portare Marine Le Pen a essere il prossimo presidente della repubblica francese.
Nonostante la presenza di agenti del Cremlino a Parigi sia nota a tutti, così come la loro influenza su alcuni apparati politici e di partito, in Francia, come avveniva e continua ad accadere in Italia, si parla poco e sottovoce…
gjm