Nel corso di un attacco suicida condotto contro la base del “Movimento islamico degli uomini liberi del Levante” (Harakat Ahrar al-Sham) è stato ucciso il leader Hassan Abboud. Con lui sarebbero morte almeno altre venti persone, tra le quali Abu Yazan al-Shami, Abu Talha al-Ghab, Abu AbdulMalek (capo della Sharia del Consiglio del Fronte islamico), Abu Ayman al-Hamwi, Abu Ayman Ram Hamdan, Abu Saria al-Shami, Muhibuldin al-Shami, Abu Yusuf Bennesh, Talal Al-Ahmad Tammam, Abu Azzuber Al-Hamwi, Abu Hamza Al-Raqqa.
Ahrar al-Sham, gruppo riconducibile alle forze ribelli impegnate contro il regime di Assad, ma in contrapposizione allo Stato Islamico, avrebbe subito l’attacco nel corso di un vertice tenutosi al villaggio di Ram Hamdan. Le forze appartenenti all’alleanza del Fronte Islamico, secondo notizie di intelligence ancora da confermare, avrebbero indetto un summit per pianificare le azioni di risposta. Secondo le stesse fonti dietro l’attentato ci sarebbe Jabhat al-Nusra. Rif Hama, comandante di Jabhat al-Nusra, ha negato ogni responsabilità dichiarando che Hassan Abboud è stato ucciso durante gli scontri con le forze di Assad.
L’ISIS, dal canto suo, ha celebrato l’uccisione del leader di Ahrar Alsham con lo slogan: “E’ morto il Cane dell’apostasia Hassan Aboud”. Mentre si rincorrono le voci in merito alle responsabilità dell’attentato, da più parti si sollevano dubbi che lo stesso sia stato provocato da un’autobomba. Gli stessi membri di Ahrar al-Sham fanno infatti notare come i corpi delle vittime siano ben distesi l’uno vicino all’altro e come non presentino le gravi menomazioni che l’esplosione di una bomba avrebbe dovuto causare.