Ricevo e, con piacere, pubblico la nota a firma di Giuseppe Ciminnisi. L’incontro di ieri tra il presidente Crocetta e una delegazione di testimoni di giustizia ha suscitato forti reazioni negative (non nei riguardi dei testimoni di giustizia) tra i familiari di vittime innocenti di mafia che dal 2012 accusano il presidente della Sicilia di ignorare le loro istanze e di aver fatto orecchie da mercante ad ogni richiesta di incontro. La nota di Ciminnisi, figlio di vittima innocente di mafia, seppur particolarmente polemica ci sembra un giusto bilanciamento alle “sviste” di Crocetta che dell’antimafia ha fatto il proprio cavallo di battaglia elettorale, incontrando, prima di essere incoronato Governatore della Sicilia, i familiari delle vittime di mafia che successivamente ha snobbato rifiutando ogni possibilità d’incontro.
La frase “Anche io sono testimone di giustizia e mi preme ringraziare tutti quelli che si impegnano a difendere i collaboratori di giustizia”, riportata dal sito 24live.it, in occasione della visita del Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta alla Fiera del Consumo Critico “Ariaperta” di Barcellona, suscita non poche perplessità in chi di vicende di mafia e antimafia ha una benché minima conoscenza.
A tal proposito voglio ricordare come qualche anno addietro un “Testimone di Giustizia” volle evidenziarmi come ben diversa fosse la sua veste rispetto quelli che volgarmente vengono definiti “pentiti”. Una differenza sostanziale visto che il “Testimone di Giustizia”, a differenza della seconda categoria, è un onesto cittadino che non ha un passato criminale del quale pentirsi.
La dichiarazione di Crocetta, nel fare quasi un tutt’uno indistinto tra le due categorie, lascia presupporre nella migliore delle ipotesi l’insipienza da parte dello stesso in una materia che ben dovrebbe conoscere vista l’aura della quale si ammanta.
In merito all’affermazione secondo la quale egli stesso sarebbe un testimone di giustizia, ben farebbe il presidente a precisare se in un prossimo futuro lui o suoi familiari potrebbero avvalersi di quei benefici previsti dalla legge che il suo governo regionale ha appena varato.
gjm
Crocetta: Anche io sono testimone di giustizia
Mentre la Sicilia viaggia sulla monorotaia di borbonica memoria, il presidente Crocetta, con un guizzo d’inventiva, sembra orientato ad un ammodernamento che ricorda il quartiere speciale di Shinjuku a Tokyo, in Giappone. Purtroppo, anziché tentare di copiarne il sistema ferrato che vede Shinjuku come la sede del nodo ferroviario più trafficato al mondo con diverse linee sulle quali transitano in media 3,6 milioni di persone ogni giorno, l’emblema dell’antimafia siciliana sembra aver inaugurato una linea politica che tanto ricorda i “binari morti” sui quali far confluire i vagoni destinati al rimessaggio o alla demolizione.
È questo il caso dei familiari di vittime innocenti di mafia che ancora una volta devono prendere atto di come il potere, ovviamente quello politico, operi delle discriminazioni le cui ragioni, per misteriosi motivi, restano quasi sempre sconosciute.
Ieri il presidente Crocetta ha incontrato una delegazione di testimoni di giustizia, che hanno manifestato soddisfazione per la legge approvata dal Parlamento siciliano, sottolinenando che “Per alcuni di essi questa legge rappresenta l’unico strumento che può consentire un rientro di testimoni in difficoltà che hanno dovuto lasciare Sicilia”. Nulla quaestio in merito alla scelta di approvare una legge che riconosca dei benefici a quanti, a rischio della propria vita, ostacolano o hanno ostacolato il percorso criminale di organizzazioni che hanno rubato il futuro dei nostri figli e versato sangue innocente lungo le strade di questa nostra terra. Queste persone meritano tutto il nostro rispetto, la nostra stima e la nostra solidarietà. Chi invece dovrebbe dare spiegazioni a quanti hanno già pagato con la vita di un proprio congiunto questo coraggio, o il semplice fatto di aver avuto un familiare nel posto sbagliato al momento sbagliato, è proprio il presidente Crocetta che da anni si sottrae ad ogni richiesta di incontro con i familiari di vittime innocenti di mafia.
Già nel 2012 scrissi al presidente Crocetta, a mio nome e in rappresentanza di tantissimi familiari delle vittime innocenti di mafia, sollecitando un suo intervento affinché si arrivasse all’equiparazione delle vittime di mafia a quelle del terrorismo mafioso, mettendo fine a quelle differenze che hanno creato vittime di serie A e vittime di serie B. Una discriminazione che esiste anche all’interno degli stessi familiari delle vittime, alla quale Crocetta, nel gennaio 2013, aveva dichiarato di voler porre fine con una legge che, quantomeno a livello regionale, riconoscesse come tali tutte quelle dal ’46 in poi. Bei propositi – o parole – rimasti soltanto tali…
Lettere con richieste d’incontro o appelli, sono rimaste lettere morte alle quali Crocetta non ha mai risposto. Dopo vari appuntamenti fissati per un incontro con la delegazione delle vittime di mafia non abbiamo più avuto notizie da parte del presidente. Evidentemente, impegni ben più importanti gli impedivano di trovare un po’ di tempo da dedicarci.
Tempo che invece trovò il 24 novembre 2013 a Barcellona, quando nel corso dell’incontro-dibattito dal titolo “I Testimoni di Giustizia”, moderato da Tano Grasso, esordì dicendo: “Anche io sono testimone di giustizia e mi preme ringraziare tutti quelli che si impegnano a difendere i collaboratori di giustizia!”
Senza entrare nel merito della differenza che passa tra un “testimone di giustizia” e un “collaboratore di giustizia” (qualcuno lo spieghi al presidente…), non mi resta che prendere atto di come Crocetta – per sua fortuna – non sia un familiare di vittima innocente di mafia…
Giuseppe Ciminnisi
Figlio di Michele Ciminnisi vittima innocente di mafia.