I finanzieri del Comando Provinciale di Roma hanno tratto in arresto 3 membri della famiglia C., il padre E. ed i fratelli A. e R., noti imprenditori operanti nel settore edile in ambito nazionale e internazionale anche attraverso rilevanti commesse pubbliche.
Le complesse indagini per reati di bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale avviate dal 2008, sono state eseguite dal Nucleo Polizia Tributaria Roma della Guardia di Finanza e coordinate dal Procuratore Aggiunto Dott. Nello ROSSI e dal Sostituto Procuratore Dott. Stefano FAVA della Procura capitolina. L’attività investigativa ha fatto emergere ingenti distrazioni patrimoniali per un totale di circa 15 milioni di euro in danno dei creditori di una società, fallita nel 2011, operante nel settore delle costruzioni.
Gli indagati, secondo la ricostruzione investigativa, hanno scientemente portato al fallimento 4 società del gruppo e per dissimulare le proprie responsabilità ostacolando la riconducibilità della effettiva gestione delle imprese, avevano predisposto assetti proprietari ed amministrativi di comodo con l’interposizione di soggetti compiacenti quali “prestanome”.
Le indagini sono state svolte anche mediante l’approfondita analisi di numerosi conti correnti bancari e la perquisizione delle sedi societarie, tutte concentrate presso il medesimo indirizzo, vera e propria sala di regia del gruppo di imprese. Gli investigatori si sono concentrati sulla disinvolta e spregiudicata gestione delle società disvelando l’intento, non riuscito grazie alla tempestività delle indagini, di creare una bad company da trasferire in Brasile cui attribuire tutti i debiti accumulati nel tempo, attraverso la fusione per incorporazione di ulteriori 5 società tra l’altro gravate da ingenti debiti tributari accertati anche attraverso verifiche fiscali condotte sia dalla Guardia di Finanza che dall’Agenzia delle Entrate.
Nel corso delle attività sono stati individuati numerosi prelevamenti dai conti correnti bancari intestati alla società fallita, per un importo pari a 3 milioni di euro. Successivamente, parte del denaro distratto, è stato trasferito in Brasile nella disponibilità di C. A. per acquisti personali avvenuti, però, con le risorse finanziarie della società fallita.
E’ stato scoperto, inoltre, che crediti d’importo rilevante sono stati ceduti al C. A. sebbene non fossero stati contabilizzati nel bilancio societario e, infine, tra le condotte distrattive è stata accertata anche la cessione infragruppo di un’imbarcazione, la cui proprietà è stata trasferita da una società all’altra del gruppo societario della famiglia C., senza il pagamento del prezzo di 450.000 euro e senza valide ragioni economiche, al solo fine, dunque, di distrarre il bene di lusso dalla massa fallimentare e dalle giuste pretese dei creditori della fallita.
Ad uno degli arrestati, ovvero a C. A., viene contestata anche una truffa aggravata per il conseguimento di finanziamenti pubblici per un ammontare di più di 400.000 euro, ottenuti grazie a fatture false, falsi contratti, false dichiarazioni liberatorie e attraverso la predisposizione di una relazione tecnica che attestava falsamente la realizzazione del 50% di un progetto finanziato con denaro pubblico, nonostante lo stesso C. abbia tentato di far ricadere le responsabilità di tali condotte su un proprio dipendente appositamente nominato amministratore della società che aveva ottenuto il finanziamento.
Contestualmente all’odierna misura cautelare, è stato disposto il sequestro di un immobile sito in Brasile acquistato proprio con il denaro sottratto ai legittimi creditori, tra cui il fisco, della società fallita.